TARANTO - A quattro mesi di distanza, il Governo cerca di fare chiarezza sull’incidente della raffineria ENI di Taranto. Il Sottosegretario all’Ambiente Marco Flavio Cirillo ha, infatti, risposto all’interrogazione presentata dal parlamentare pugliese Diego De Lorenzis e controfirma da 12 deputati del MoVimento 5 Stelle. L’8 luglio scorso, in seguito ad un blackout, un quantitativo di materiale liquido si è riversato nel Mar Grande attraverso il canale A della raffineria ENI e, contestualmente, dalle torce si sono sviluppate imponenti fiammate che hanno prodotto grandi scie di fumo nero visibili a chilometri di distanza dagli impianti, rendendo l'aria della zona antistante la raffineria e del vicino quartiere Tamburi irrespirabile. Tra le richieste del deputato a 5 Stelle De Lorenzis: conoscere le cause dell’incidente, i danni accertati alla popolazione, ai lavoratori e all’ambiente nonché quali iniziative i ministri dell’ambiente, dello sviluppo economico e della salute volessero intraprendere per non permettere più il ripetersi di incidenti analoghi. Infine, il deputato salentino ha richiesto di verificare se la raffineria ENI di Taranto rispettasse l’AIA, l’Autorizzazione Integrata Ambientale.
“La risposta del sottosegretario Cirillo ci lascia basiti: le risposte sono tardive, incoerenti, contrastanti e carenti – dichiara il deputato Diego De Lorenzis (M5S) – e ci dimostra che a Taranto, con dolo o a causa di incidenti, l ’ambiente e la salute sono aspetti secondari rispetto ai profitti industriali. Dopo quattro mesi circa dall'incidente – continua De Lorenzis – veniamo a scoprire che le valutazioni sono ancora in corso, e solo al termine si procederà all'adozione delle necessarie misure di prevenzione”, Nonostante ciò, dal Ministero tengono a precisare che “sulla base delle informazioni disponibili al momento non sono previsti effetti a medio-lungo termine dell'evento in oggetto”. “Ciò ci lascia pensare che non ci sia certezza dell'informazione – prosegue il deputato M5S – Viene confermato che l'incidente è stato causato dall'arresto di una centrale termoelettrica provocando “un'improvvisa interruzione dell'alimentazione elettrica degli stabilimenti con modalità e tempi mai considerati in via previsionale”. Ovvero che è accaduto quello che mai nessuno aveva previsto e pertanto non si può escludere che riaccada nuovamente!” La risposta che arriva dal Ministero vorrebbe forse essere rassicurante, ma ciò viene fatto senza avere elementi obbiettivi e certi. Dell’ambiente e della salute delle persone, non si evince nulla e vorrei ricordare che in quei giorni diverse persone furono ricoverate in ospedale a causa DELLE emissioni tossiche e nauseabonde provenienti dalla zona industriale”.
Notizie emblematiche per una città come Taranto arrivano in merito all’AIA della raffineria ENI. I primi controlli per l’attuazione AIA sono iniziati nel 2010 e, da allora sino ad oggi, sono state riscontrate diverse “difformit à” e “incongruenze” rispetto alle condizioni dettate. “Quel che non riusciamo a comprendere – dichiara De Lorenzis – è perché il Sottosegretario Cirillo parla di “difformità” e “incongruenze” e non esplica chiaramente che si tratta di “inosservanze delle prescrizioni”, visto che in merito, è lo stesso Ministero dell’Ambiente ad aver effettuato una diffida e segnalazione all’autorità giudiziaria”. L ’AIA rilasciata allo stabilimento ENI, infatti, riporta che “si considera, in particolare, una violazione di prescrizione autorizzativa il ripetersi di rilasci incontrollati di sostanze inquinanti nell'ambiente secondo sequenze di eventi incidentali, e di conseguenti malfunzionamenti, già sperimentati in passato ed ai quali non si è posta la necessaria attenzione, in forma preventiva, con interventi strutturali e gestionali”. Nonché viene specificato che “per eventi che determinano potenzialmente il rilascio di sostanze pericolose nell'ambiente, il Gestore ha l'obbligo di comunicazione immediata scritta (per fax e nel minor tempo tecnicamente possibile) all'Autorità Competente e all'Ente di Controllo”.
“ È d'obbligo ricordare che, ai sensi dell'articolo 29-decies comma 10, in caso di inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie – denuncia Diego De Lorenzis – l'autorità competente, ove si manifestino situazioni di pericolo o di danno per la salute, ne dà comunicazione al sindaco ai fini dell'assunzione delle eventuali misure, ma non risulta che questo sia avvenuto. Risulta quasi inutile sottolineare come non sia la prima volta che eventi simili accadono, soprattutto negli ultimi anni. Questo avvenimento – conclude il deputato salentino M5S – legato alle attività industriali testimonia, ancora una volta, che per Taranto non esiste una “vocazione industriale” e che questa industrializzazione selvaggia, è figlia di una visione distorta della realtà che solo i politici impreparati e farabutti, hanno potuto accettare. A pagare è ancora la città di Taranto, alla quale spetta sempre più di diritto pretendere ed ottenere un futuro diverso da quello imposto”.
“La risposta del sottosegretario Cirillo ci lascia basiti: le risposte sono tardive, incoerenti, contrastanti e carenti – dichiara il deputato Diego De Lorenzis (M5S) – e ci dimostra che a Taranto, con dolo o a causa di incidenti, l ’ambiente e la salute sono aspetti secondari rispetto ai profitti industriali. Dopo quattro mesi circa dall'incidente – continua De Lorenzis – veniamo a scoprire che le valutazioni sono ancora in corso, e solo al termine si procederà all'adozione delle necessarie misure di prevenzione”, Nonostante ciò, dal Ministero tengono a precisare che “sulla base delle informazioni disponibili al momento non sono previsti effetti a medio-lungo termine dell'evento in oggetto”. “Ciò ci lascia pensare che non ci sia certezza dell'informazione – prosegue il deputato M5S – Viene confermato che l'incidente è stato causato dall'arresto di una centrale termoelettrica provocando “un'improvvisa interruzione dell'alimentazione elettrica degli stabilimenti con modalità e tempi mai considerati in via previsionale”. Ovvero che è accaduto quello che mai nessuno aveva previsto e pertanto non si può escludere che riaccada nuovamente!” La risposta che arriva dal Ministero vorrebbe forse essere rassicurante, ma ciò viene fatto senza avere elementi obbiettivi e certi. Dell’ambiente e della salute delle persone, non si evince nulla e vorrei ricordare che in quei giorni diverse persone furono ricoverate in ospedale a causa DELLE emissioni tossiche e nauseabonde provenienti dalla zona industriale”.
Notizie emblematiche per una città come Taranto arrivano in merito all’AIA della raffineria ENI. I primi controlli per l’attuazione AIA sono iniziati nel 2010 e, da allora sino ad oggi, sono state riscontrate diverse “difformit à” e “incongruenze” rispetto alle condizioni dettate. “Quel che non riusciamo a comprendere – dichiara De Lorenzis – è perché il Sottosegretario Cirillo parla di “difformità” e “incongruenze” e non esplica chiaramente che si tratta di “inosservanze delle prescrizioni”, visto che in merito, è lo stesso Ministero dell’Ambiente ad aver effettuato una diffida e segnalazione all’autorità giudiziaria”. L ’AIA rilasciata allo stabilimento ENI, infatti, riporta che “si considera, in particolare, una violazione di prescrizione autorizzativa il ripetersi di rilasci incontrollati di sostanze inquinanti nell'ambiente secondo sequenze di eventi incidentali, e di conseguenti malfunzionamenti, già sperimentati in passato ed ai quali non si è posta la necessaria attenzione, in forma preventiva, con interventi strutturali e gestionali”. Nonché viene specificato che “per eventi che determinano potenzialmente il rilascio di sostanze pericolose nell'ambiente, il Gestore ha l'obbligo di comunicazione immediata scritta (per fax e nel minor tempo tecnicamente possibile) all'Autorità Competente e all'Ente di Controllo”.
“ È d'obbligo ricordare che, ai sensi dell'articolo 29-decies comma 10, in caso di inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie – denuncia Diego De Lorenzis – l'autorità competente, ove si manifestino situazioni di pericolo o di danno per la salute, ne dà comunicazione al sindaco ai fini dell'assunzione delle eventuali misure, ma non risulta che questo sia avvenuto. Risulta quasi inutile sottolineare come non sia la prima volta che eventi simili accadono, soprattutto negli ultimi anni. Questo avvenimento – conclude il deputato salentino M5S – legato alle attività industriali testimonia, ancora una volta, che per Taranto non esiste una “vocazione industriale” e che questa industrializzazione selvaggia, è figlia di una visione distorta della realtà che solo i politici impreparati e farabutti, hanno potuto accettare. A pagare è ancora la città di Taranto, alla quale spetta sempre più di diritto pretendere ed ottenere un futuro diverso da quello imposto”.
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