dal nostro inviato Francesco Greco.
ROMA - Ha vinto il cinema del reale. Il realismo è infatti il denominatore comune dei film premiati all'ottava edizione del Festival Internazionale del Cinema che prosegue oggi con le proiezioni di tutti i film vincitori. Lo sguardo aperto senza remore sulle asprezze della modernità , le sue assurdità , le interfacce a ogni angolo del pianeta dove gli uomini, i popoli, la natura sono aggrediti dalla malvagità e l'avidità di pochi.
Nel solco di Venezia 70 (Leone d'oro a "Sacro Gra"), ecco il Marc'Aurelio d'oro "Tir", il secondo lavoro del documentarista friulano Alberto Fasulo. Un documentario dilatato a film magnificamente interpretato dal croato Branko Zavrsan. Identico l'input sociale ed estetico: lì i marginali della Roma di periferia, qui un autista che non riesce a tornare a casa, sbattuto per tutta l'Europa alla guida del suo Tir.
L'attenzione alla realtà attraversa e impregna quasi tutte le opere premiate nelle varie sezioni. Dal premio "Doc Prospettive Italia" a "Dal profondo", di Valentina Pedicini (storia dei minatori del Sulcis) alla menzione speciale a "Fuoristrada", di Elisa Amoruso. Passando per il premio alla migliore regia per "Sebunsu Kodo" (Kiyoshi Kurosawa) alla menzione speciale per "Quot Erat Demostrandum", delicata opera sul comunismo in Romania all'epoca di Ceaucescu firmata da Andrey Gruzsniczk, incluso il cast femminile del film iraniano "Acrid" e il premio alla carriera, postumo, al grande cineasta russo Aleskej Jurevic German.
Un momento storico in cui il cinema scandaglia il presente alla ricerca di una qualche risposta, un appiglio morale, un orizzonte da osare. In cui si denunciano le realtà centrali e periferiche del pianeta, le contraddizioni del XXI secolo, in cui nuovi protagonismi si affacciano, altre sensibilità premono ansiose di vita e di dignità . E si mettono le basi per le sfide che attendono l'uomo, ormai stanco di farsi scivolare addosso la vita, di farsela impoverire da politici senza etica. L'uomo intende tornare al centro dell'Universo, con la sua ricchezza interiore, i suoi bisogni, i sogni, le speranze.
ROMA - Ha vinto il cinema del reale. Il realismo è infatti il denominatore comune dei film premiati all'ottava edizione del Festival Internazionale del Cinema che prosegue oggi con le proiezioni di tutti i film vincitori. Lo sguardo aperto senza remore sulle asprezze della modernità , le sue assurdità , le interfacce a ogni angolo del pianeta dove gli uomini, i popoli, la natura sono aggrediti dalla malvagità e l'avidità di pochi.
Nel solco di Venezia 70 (Leone d'oro a "Sacro Gra"), ecco il Marc'Aurelio d'oro "Tir", il secondo lavoro del documentarista friulano Alberto Fasulo. Un documentario dilatato a film magnificamente interpretato dal croato Branko Zavrsan. Identico l'input sociale ed estetico: lì i marginali della Roma di periferia, qui un autista che non riesce a tornare a casa, sbattuto per tutta l'Europa alla guida del suo Tir.
L'attenzione alla realtà attraversa e impregna quasi tutte le opere premiate nelle varie sezioni. Dal premio "Doc Prospettive Italia" a "Dal profondo", di Valentina Pedicini (storia dei minatori del Sulcis) alla menzione speciale a "Fuoristrada", di Elisa Amoruso. Passando per il premio alla migliore regia per "Sebunsu Kodo" (Kiyoshi Kurosawa) alla menzione speciale per "Quot Erat Demostrandum", delicata opera sul comunismo in Romania all'epoca di Ceaucescu firmata da Andrey Gruzsniczk, incluso il cast femminile del film iraniano "Acrid" e il premio alla carriera, postumo, al grande cineasta russo Aleskej Jurevic German.
Un momento storico in cui il cinema scandaglia il presente alla ricerca di una qualche risposta, un appiglio morale, un orizzonte da osare. In cui si denunciano le realtà centrali e periferiche del pianeta, le contraddizioni del XXI secolo, in cui nuovi protagonismi si affacciano, altre sensibilità premono ansiose di vita e di dignità . E si mettono le basi per le sfide che attendono l'uomo, ormai stanco di farsi scivolare addosso la vita, di farsela impoverire da politici senza etica. L'uomo intende tornare al centro dell'Universo, con la sua ricchezza interiore, i suoi bisogni, i sogni, le speranze.