Festival nazionalpopolare, tra cinefili e star
dal nostro inviato Francesco Greco.
ROMA - La passione per il cinema è un pezzo di pizza bianca mangiato seduta sotto la foto di Anna Magnani ("Roma città aperta", Renzo Rossellini, 1945). Martha Stairway mastica in fretta e beve a piccoli sorsi da una bottiglietta: la aspetta una conferenza-stampa e una proiezione. Non vuole perdersi nulla nemmeno Simona Montemurro, 23 anni, romana, "cinefila da quando sono nata...", che adora i pasticciotti leccesi ("boni!") la Puglia fa sempre trend un pò per tutto e ormai è identificata con la creatività, la bellezza, la poesia).
Dicono che è un festival nazionalpopolare dando una semantica superficiale al termine. In realtà il popolo si riappropria della sua arte, gli autori riprendono l'autobus come consigliò Zavattini. La mattina arrivano all'Auditorium nidiate di scolaresche: si mettono in fila diligentemente. A ogni momento della giornata si fa la coda per acquistare i biglietti per le visioni. Si sa che molti di questi film non arriveranno in sala (al massimo passeranno in tv a tarda notte, purtroppo...), quindi il festival è una vetrina per gli autori e un'opportunità per gli spettatori.
Famiglie, si, ma anche cinefili e filmaker che collaborano a riviste on-line. In sala-stampa si discute molto dei film appena visti. Alle conferenze-stampa c'è sempre qualche aspirante cineasta che ammolla una sceneggiatura a produttori, registi, attori. Con lo sguardo colmo di luce per esserci riusciti, poi si rilassano mangiando un tramezzino, incalzati da una proiezione. Tutto il giorno l'Auditorio pullula di aspiranti star: stivaloni di moda, abiti aderenti come un'altra pelle, capelli al vento. Si fanno le vascate casomai qualche produttore le notasse. Accadde tanti anni fa a Silvana Mangano.
Ma ci sono anche le fans: assiepate davanti alle transenne, aspettano i divi e le dive sul red carpet. Non le scoraggia nemmeno la pioggia in questo autunno romano bizzarro: un pò piove, poi esce il sole che spacca le pietre, poi appaiono nuvole scure e fa freddo, poi passa a 23 gradi, poi... Si ritirano al coperto e poi tornano coi taccuini per l'autografo ai loro posti scostando riviste e giornali zuppi di pioggia. La sicurezza disciplina tutto questo traffico con maestri: lode all'organizzazione, gentile e premurosa, quasi austro-ungarica.
I gridolini improvvisi annunciano l'arrivo dei divi: spesso però è un falso allarme. La rock-star prestata al cinema Jared Leto ha fatto strage di ragazzine. E' comparso anche Lapo Elkann biancovestito. La Golino ha fatto molti autografi, per giovedì è attesa Scarlett Johansson. Piacciono per la timidezza con cui sfilano gli sconosciuti di piccoli film d'autore scaraventati sul red-carpet, che guardano nel vuoto privi di malizia. Qui in sala-stampa le colleghe dicono che Marco Muller ha in serbo una sorpresa. In tutte le interviste ripete che è un anno di transizione, che il suo contratto scade nel 2014.
E un'edizione strana, curiosa, spiazzante: non si individua un motivo conduttore, una password complessiva di decodificazione. E' come se fossimo tutti in attesa di qualcosa di nuovo, come nel Paese: il cinema non è forse il suo specchio più fedele? (Foto: Repubblica.it)
ROMA - La passione per il cinema è un pezzo di pizza bianca mangiato seduta sotto la foto di Anna Magnani ("Roma città aperta", Renzo Rossellini, 1945). Martha Stairway mastica in fretta e beve a piccoli sorsi da una bottiglietta: la aspetta una conferenza-stampa e una proiezione. Non vuole perdersi nulla nemmeno Simona Montemurro, 23 anni, romana, "cinefila da quando sono nata...", che adora i pasticciotti leccesi ("boni!") la Puglia fa sempre trend un pò per tutto e ormai è identificata con la creatività, la bellezza, la poesia).
Dicono che è un festival nazionalpopolare dando una semantica superficiale al termine. In realtà il popolo si riappropria della sua arte, gli autori riprendono l'autobus come consigliò Zavattini. La mattina arrivano all'Auditorium nidiate di scolaresche: si mettono in fila diligentemente. A ogni momento della giornata si fa la coda per acquistare i biglietti per le visioni. Si sa che molti di questi film non arriveranno in sala (al massimo passeranno in tv a tarda notte, purtroppo...), quindi il festival è una vetrina per gli autori e un'opportunità per gli spettatori.
Famiglie, si, ma anche cinefili e filmaker che collaborano a riviste on-line. In sala-stampa si discute molto dei film appena visti. Alle conferenze-stampa c'è sempre qualche aspirante cineasta che ammolla una sceneggiatura a produttori, registi, attori. Con lo sguardo colmo di luce per esserci riusciti, poi si rilassano mangiando un tramezzino, incalzati da una proiezione. Tutto il giorno l'Auditorio pullula di aspiranti star: stivaloni di moda, abiti aderenti come un'altra pelle, capelli al vento. Si fanno le vascate casomai qualche produttore le notasse. Accadde tanti anni fa a Silvana Mangano.
Ma ci sono anche le fans: assiepate davanti alle transenne, aspettano i divi e le dive sul red carpet. Non le scoraggia nemmeno la pioggia in questo autunno romano bizzarro: un pò piove, poi esce il sole che spacca le pietre, poi appaiono nuvole scure e fa freddo, poi passa a 23 gradi, poi... Si ritirano al coperto e poi tornano coi taccuini per l'autografo ai loro posti scostando riviste e giornali zuppi di pioggia. La sicurezza disciplina tutto questo traffico con maestri: lode all'organizzazione, gentile e premurosa, quasi austro-ungarica.
I gridolini improvvisi annunciano l'arrivo dei divi: spesso però è un falso allarme. La rock-star prestata al cinema Jared Leto ha fatto strage di ragazzine. E' comparso anche Lapo Elkann biancovestito. La Golino ha fatto molti autografi, per giovedì è attesa Scarlett Johansson. Piacciono per la timidezza con cui sfilano gli sconosciuti di piccoli film d'autore scaraventati sul red-carpet, che guardano nel vuoto privi di malizia. Qui in sala-stampa le colleghe dicono che Marco Muller ha in serbo una sorpresa. In tutte le interviste ripete che è un anno di transizione, che il suo contratto scade nel 2014.
E un'edizione strana, curiosa, spiazzante: non si individua un motivo conduttore, una password complessiva di decodificazione. E' come se fossimo tutti in attesa di qualcosa di nuovo, come nel Paese: il cinema non è forse il suo specchio più fedele? (Foto: Repubblica.it)