di Roberta Calò - “Il lavoro del pittore non finisce col suo quadro: finisce negli occhi di chi lo guarda”(Rembrandt). Per vivere questa esperienza nel profondo, Noi che l’arte, associazione culturale che si prefigge, senza scopi di lucro, tra i diversi obiettivi anche la promozione di giovani artisti presenterà la mostra RITRATTI d'ARCHITETTURE “Luoghi senza tempo”, ritratti d’architetture il 5 Novembre 2013 ore 18,00 presso sala Murat Piazza del Ferrarese. All’evento, curato dal dott. Massimo Diodati, sarà inaugurato da Silvia Godelli, Assessore al Mediterraneo, Cultura e Turismo della Regione Puglia.
Le opere sono frutto del genio già noto a molti dell’artista salentina Francesca Mele. Si tratta della sua 131° mostra personale; la Mele, infatti, aveva già fatto parlare di sé all’estero (Miami, Parigi, Ney York, Atlanta) e in Italia (Roma, Venezia). Nella sua regione è stata protagonista di “Specchiarte” (Bari 1998), “Rassegna d'inverno” presso Galleria Lorè,(Altamura 2004), “La Musica guardata” presso Auditorium Diocesano la Vallisa (Bari 2006). Bari accoglie nuovamente le sue opere tra le mura di sala Murat dal 5 al 10 Novembre rispondendo alla voglia di arte di quanti già hanno ammirato le sue opere e di quanti invece avranno il piacere per la prima volta di entrare in un mondo trascendentale, quasi surreale che ci allontana e al tempo stesso ci avvicina alla realtà per questo sublime matrimonio tra empirico e onirico. A tal proposito la stessa artista spiega “Il timbro delle mie opere è fissato dall'abbraccio della pittura figurativa della tradizione classica alle stratificazioni polimateriche astratte di respiro più contemporaneo. La cifra stilistica delle mie opere è data da questo connubio. Nell'astratto delle stratificazioni polimateriche a volte affiorano soggetti casuali. Il soggetto-casuale ed il soggetto- voluto diventano comprimari della stessa scena teatrale. Il casuale, in quanto imprevisto, nell'era della riproducibilità tecnica di qualsiasi opera d'Arte mette al riparo l'unicità e l'irripetibilità dell'opera stessa”.
La pittrice, il cui talento è stato ampiamente riconosciuto (premi nazionali d'Arte Contemporanea nel 1997 e nel 1998; nel 2003 il Musée de la Grande Loge de France le conferisce Medaille d'Honneur per meriti artistici; nel 2006 l'A.I.D.M. e Sinergie le assegnano il “Premio Eunomia”, Premio Nazionale alle eccellenze femminili in campo Artistico, Culturale e Scientifico), si presenta al pubblico con la genuinità e al tempo stesso la complessità che la caratterizzano e che si respirano anche nelle sue tele.
“Com'è nata la tua passione per la pittura?”
“Dal libro della Genesi. Nonostante io creda che il talento e la passione siano innate ed inesplicabili, con altrettanta convinzione penso che emergono per puro caso o per un evento straordinario o per una banale circostanza. La mia passione per la pittura l'ho scoperta quando a cinque anni circa, innamorata delle immagini, ho trovato tra i volumi d'Arte di mio padre, “La donna ideale nella grande pittura”, sei secoli di ritratti da Jan Van Eyck a Pietro Annigoni. Una folgorazione! Così ho scoperto, ricopiandoli ossessivamente di avere anche una predisposizione al disegno. Da allora, la passione per la pittura- che a cinque anni si chiamava disegno- abbia viaggiato parallelamente all'interesse per la Storia dell'Arte e per i suoi maestri ”.
“Come nascono le tue opere?”
“Le mie opere nascono, a volte dall'ispirazione, altre volte invece sono figlie della professionalità”.
“Quale stato d'animo prevale tra tutti in queste opere?”
“Nelle mie opere affiorano gli stati d'animo del momento proprio della creazione, nessuno più di altri e comunque senza determinarne o pregiudicarne il contenuto espressivo”.
“Quale messaggio vuoi trasmettere?”
“L'artista, come il poeta, il compositore, l'architetto, collega attraverso il fare Arte l'uomo a Dio, proprio attraverso l'efficienza dell'opera - rappresentazione. L'opera d'Arte non ha la pretesa di conciliare in se umano e divino, piuttosto di rappresentarne la distanza”.
“Un pregio e un difetto delle tue opere?”
“È per questa distanza che ogni opera, contiene in se pregi e difetti.....anche le mie”.
L’arte può nascere da un bisogno, da una curiosità, da una voglia; quale che sia il suo richiamo sarebbe sempre bene risponderle. “Vorremmo che certi dipinti ci invitassero dentro il quadro per partecipare al loro modo di essere”(N.G.Dàvila), questa sarà l’occasione giusta per conoscere un nuovo e inesplorato modo di leggere e rispondere all’arte.
Le opere sono frutto del genio già noto a molti dell’artista salentina Francesca Mele. Si tratta della sua 131° mostra personale; la Mele, infatti, aveva già fatto parlare di sé all’estero (Miami, Parigi, Ney York, Atlanta) e in Italia (Roma, Venezia). Nella sua regione è stata protagonista di “Specchiarte” (Bari 1998), “Rassegna d'inverno” presso Galleria Lorè,(Altamura 2004), “La Musica guardata” presso Auditorium Diocesano la Vallisa (Bari 2006). Bari accoglie nuovamente le sue opere tra le mura di sala Murat dal 5 al 10 Novembre rispondendo alla voglia di arte di quanti già hanno ammirato le sue opere e di quanti invece avranno il piacere per la prima volta di entrare in un mondo trascendentale, quasi surreale che ci allontana e al tempo stesso ci avvicina alla realtà per questo sublime matrimonio tra empirico e onirico. A tal proposito la stessa artista spiega “Il timbro delle mie opere è fissato dall'abbraccio della pittura figurativa della tradizione classica alle stratificazioni polimateriche astratte di respiro più contemporaneo. La cifra stilistica delle mie opere è data da questo connubio. Nell'astratto delle stratificazioni polimateriche a volte affiorano soggetti casuali. Il soggetto-casuale ed il soggetto- voluto diventano comprimari della stessa scena teatrale. Il casuale, in quanto imprevisto, nell'era della riproducibilità tecnica di qualsiasi opera d'Arte mette al riparo l'unicità e l'irripetibilità dell'opera stessa”.
La pittrice, il cui talento è stato ampiamente riconosciuto (premi nazionali d'Arte Contemporanea nel 1997 e nel 1998; nel 2003 il Musée de la Grande Loge de France le conferisce Medaille d'Honneur per meriti artistici; nel 2006 l'A.I.D.M. e Sinergie le assegnano il “Premio Eunomia”, Premio Nazionale alle eccellenze femminili in campo Artistico, Culturale e Scientifico), si presenta al pubblico con la genuinità e al tempo stesso la complessità che la caratterizzano e che si respirano anche nelle sue tele.
“Com'è nata la tua passione per la pittura?”
“Dal libro della Genesi. Nonostante io creda che il talento e la passione siano innate ed inesplicabili, con altrettanta convinzione penso che emergono per puro caso o per un evento straordinario o per una banale circostanza. La mia passione per la pittura l'ho scoperta quando a cinque anni circa, innamorata delle immagini, ho trovato tra i volumi d'Arte di mio padre, “La donna ideale nella grande pittura”, sei secoli di ritratti da Jan Van Eyck a Pietro Annigoni. Una folgorazione! Così ho scoperto, ricopiandoli ossessivamente di avere anche una predisposizione al disegno. Da allora, la passione per la pittura- che a cinque anni si chiamava disegno- abbia viaggiato parallelamente all'interesse per la Storia dell'Arte e per i suoi maestri ”.
“Come nascono le tue opere?”
“Le mie opere nascono, a volte dall'ispirazione, altre volte invece sono figlie della professionalità”.
“Quale stato d'animo prevale tra tutti in queste opere?”
“Nelle mie opere affiorano gli stati d'animo del momento proprio della creazione, nessuno più di altri e comunque senza determinarne o pregiudicarne il contenuto espressivo”.
“Quale messaggio vuoi trasmettere?”
“L'artista, come il poeta, il compositore, l'architetto, collega attraverso il fare Arte l'uomo a Dio, proprio attraverso l'efficienza dell'opera - rappresentazione. L'opera d'Arte non ha la pretesa di conciliare in se umano e divino, piuttosto di rappresentarne la distanza”.
“Un pregio e un difetto delle tue opere?”
“È per questa distanza che ogni opera, contiene in se pregi e difetti.....anche le mie”.
L’arte può nascere da un bisogno, da una curiosità, da una voglia; quale che sia il suo richiamo sarebbe sempre bene risponderle. “Vorremmo che certi dipinti ci invitassero dentro il quadro per partecipare al loro modo di essere”(N.G.Dàvila), questa sarà l’occasione giusta per conoscere un nuovo e inesplorato modo di leggere e rispondere all’arte.