Il tocco lieve e grottesco del sublime Cechov

Elisa Fattori
di Francesco Greco.
ROMA - I Grandi Russi sono riusciti a catturare le infinite sfumature dell'animo umano: le grandezze e le miserie. Così si sono consegnati all'immortalità, perché il sottosuolo dell'uomo è immutato nel tempo, a ogni latitudine e longitudine. Tolstoj e Gogol, Turgenev e Dostojevski, Pasternak e Cechov hanno osato dove pochi hanno potuto scennerizzando : i posteri sono grati per aver scandagliato l'uomo intuendone la sua fragilità e forza.
   Al teatro "Le Salette" di Roma (zona Vaticano) ha riscosso un enorme successo "Le richieste di Anton", tre atti grotteschi di Cechov (il drammaturgo le scrisse a 32 anni, morì a 42) della Compagnia Madier Group, per la regia dell'italo-francese Leonardo Madier (si tratta di una riproposta: lo spettacolo era stato presentato nello scorso maggio). Nel primo, "L'orso", un ufficiale di artiglieria, latifondista, bussa alla porta di una ricca vedova che da sette mesi si è barricata in casa incapace di elaborare il lutto per chiedere un debito maturato dal defunto marito, che la tradiva regolarmente, ovviamente spendendo il denaro della moglie.
   Il proprietario Smirnov è "un pappamolla", che non riesce a riscuotere dai suoi creditori ed è inseguito dalle banche. La vedova Popova non può pagare: l'amministratore è fuori sede. Di equivoco in equivoco, tra sospiri della vedova che lo giudica un rozzo e autosuggestioni dell'uomo, che vorrebbe convincersi di essere uno tosto, si giunge al colpo di scena finale...
   Il secondo è un soliloquio dello stesso Madier: "Il tabacco fa male", che si improvvisa divulgatore scientifico, in realtà è un poveraccio dominato da una moglie arrogante e pacchiana, che non riesce a sposare le figlie che tiene sempre chiuse in casa, niente feste, ricevimenti, mondanità. Il terzo, "La domanda di matrimonio" è gustoso, esilarante. Il paranoico Ivan, pieno di doloretti ovunque nel corpo, sudando come un cavallo, chiede la mano di Natalia al padre. Questi tace il "particolare" alla figlia e comincia uno scontro
fra i due promessi sposi che rivendicano la proprietà di un terreno confinante, si irridono per i rispettivi cani, considerati i più belli, aprono un vaso di Pandora da cui esce di tutto sugli antenati, parenti, affini.
Francesca Stajano
   Quando il padre dirà a Natalia la vera ragione della visita del buon partito, questa andrà in deliquio, ma si riprenderà in tempo per urlare al padre di richiamare il postulante acciaccato e riconoscergli la proprietà della particella, che comunque il futuro marito rivendica solo "per ragioni di principio". Lieto fine assicurato, pubblico in delirio. Intensa, pregna di pathos la recitazione di Elisa Josefina Fattori (nella foto), attrice veronese laureata al Dams di Bologna, nella parte della vedova Popova: rende i chiaroscuri del personaggio, le infinite facce con assoluta padronanza dell'arte scenica: sovrappone il ruolo all'attrice in un mix di echi e contaminazioni che rende impossibile scinderli. Sublime e appassionata la Natalia di Francesca Stajano (in foto), attrice di origine pugliese che fa dell'eclettismo il suo format vincente (teatro d'autore, cinema, tv, alta moda e quant'altro): dà vita a un personaggio frizzante, ilare ma anche deciso, energico, cosciente della sua dimensione di donna, come se già Cechov annunciasse la rivoluzione femminista. E superbo Andrea Villanetti, l'aspirante marito alle prese con i tic più insospettati. La mano ferma del maestro Leonardo Madier regala una parabola sospesa in una dimensione onirica, fiabesca, fra il sottosuolo dostoevskiano e la riva del lago dei cigni... Eccezionali anche gli altri interpreti: Clarissa Bottacci, Fabio Marcari, Sergio Sasso, Domenica Mele. Sipario!

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