Elisa Fattori |
ROMA - I Grandi Russi sono riusciti a catturare le infinite sfumature dell'animo umano: le grandezze e le miserie. Così si sono consegnati all'immortalità , perché il sottosuolo dell'uomo è immutato nel tempo, a ogni latitudine e longitudine. Tolstoj e Gogol, Turgenev e Dostojevski, Pasternak e Cechov hanno osato dove pochi hanno potuto scennerizzando : i posteri sono grati per aver scandagliato l'uomo intuendone la sua fragilità e forza.
Al teatro "Le Salette" di Roma (zona Vaticano) ha riscosso un enorme successo "Le richieste di Anton", tre atti grotteschi di Cechov (il drammaturgo le scrisse a 32 anni, morì a 42) della Compagnia Madier Group, per la regia dell'italo-francese Leonardo Madier (si tratta di una riproposta: lo spettacolo era stato presentato nello scorso maggio). Nel primo, "L'orso", un ufficiale di artiglieria, latifondista, bussa alla porta di una ricca vedova che da sette mesi si è barricata in casa incapace di elaborare il lutto per chiedere un debito maturato dal defunto marito, che la tradiva regolarmente, ovviamente spendendo il denaro della moglie.
Il proprietario Smirnov è "un pappamolla", che non riesce a riscuotere dai suoi creditori ed è inseguito dalle banche. La vedova Popova non può pagare: l'amministratore è fuori sede. Di equivoco in equivoco, tra sospiri della vedova che lo giudica un rozzo e autosuggestioni dell'uomo, che vorrebbe convincersi di essere uno tosto, si giunge al colpo di scena finale...
Il secondo è un soliloquio dello stesso Madier: "Il tabacco fa male", che si improvvisa divulgatore scientifico, in realtà è un poveraccio dominato da una moglie arrogante e pacchiana, che non riesce a sposare le figlie che tiene sempre chiuse in casa, niente feste, ricevimenti, mondanità . Il terzo, "La domanda di matrimonio" è gustoso, esilarante. Il paranoico Ivan, pieno di doloretti ovunque nel corpo, sudando come un cavallo, chiede la mano di Natalia al padre. Questi tace il "particolare" alla figlia e comincia uno scontro
fra i due promessi sposi che rivendicano la proprietà di un terreno confinante, si irridono per i rispettivi cani, considerati i più belli, aprono un vaso di Pandora da cui esce di tutto sugli antenati, parenti, affini.
Francesca Stajano |
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