LECCE - Il Vice-Presidente vicario del Gruppo Consiliare PDL Saverio Congedo nel suo intervento ha detto tra l’altro che “la vicenda Vendola-ILVA- Archinà può essere comodamente letta all’insegna del detto salentino “de iabbu ne se more ma se cappa”. Non vi è dubbio che la prassi incivile della pubblicazione di intercettazioni telefoniche costituisca un grave vulnus al principio costituzionale della riservatezza della corrispondenza. Essa però non può essere avallata ed invocata o criticata e contrastata a seconda degli interessi politici di parte. Deve cioè essere riservato lo stesso giudizio e lo stesso trattamento sia quando coinvolti sono esponenti del centrodestra, sia del centrosinistra, quando l’interessato è Berlusconi o Cancellieri, sia quando lo è Vendola per il quale invece insorgono improvvisate vestali del garantismo a giorni alterni.
Non voglio immaginare quale pandemonio sarebbe scoppiato se quella telefonata invece che Vendola l’avesse fatta uno di noi, quale canea si sarebbe sollevata a comando da ogni angolo del globo, quale reazione avrebbero avuto Vendola ed i suoi attuali difensori, quali atti avrebbero chiesto a riparazione della vergogna perpetrata. Anzi, l’immagino perfettamente: sarebbero stati infintamente duri e spietati, certamente più di noi che abbiamo troppe volte il difetto di eccedere in onestà intellettuale ed abbiamo al vertice dei nostri valori il rispetto della persona umana, delle sue libertà e della sua dignità.
Né si può sottacere che da questa vicenda rigurgita la doppiezza antica dei figli del comunismo, il loro essere a seconda delle convenienze partito “di lotta” e partito “di governo”. Magari di “lotta” nelle pubbliche esternazioni e di “governo” nei rapporti con il potere.
Tutto questo ha una conclusione logica: il Presidente Vendola non può pensare di sottrarsi ai metodi da lui praticati a carico degli avversari”.
Non voglio immaginare quale pandemonio sarebbe scoppiato se quella telefonata invece che Vendola l’avesse fatta uno di noi, quale canea si sarebbe sollevata a comando da ogni angolo del globo, quale reazione avrebbero avuto Vendola ed i suoi attuali difensori, quali atti avrebbero chiesto a riparazione della vergogna perpetrata. Anzi, l’immagino perfettamente: sarebbero stati infintamente duri e spietati, certamente più di noi che abbiamo troppe volte il difetto di eccedere in onestà intellettuale ed abbiamo al vertice dei nostri valori il rispetto della persona umana, delle sue libertà e della sua dignità.
Né si può sottacere che da questa vicenda rigurgita la doppiezza antica dei figli del comunismo, il loro essere a seconda delle convenienze partito “di lotta” e partito “di governo”. Magari di “lotta” nelle pubbliche esternazioni e di “governo” nei rapporti con il potere.
Tutto questo ha una conclusione logica: il Presidente Vendola non può pensare di sottrarsi ai metodi da lui praticati a carico degli avversari”.
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