TARANTO - “Io ringrazio i partiti, le persone, i capigruppo della solidarietà politica e personale che mi hanno espresso. Penso che non si possa sopportare una operazione di sciacallaggio come quella tesa a rappresentare una telefonata, una tra le migliaia di telefonate, il cui oggetto era riagganciare i rapporti con l’ambasciatore dell’Ilva, cioè con quel Girolamo Archinà che nel corso degli anni è stato il punto di riferimento della interlocuzione esattamente su questi temi, avanzamento sul piano della ambientalizzazione e difesa dei posti di lavoro”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola in conferenza stampa al termine della riunione di tutta la maggioranza convocata questa mattina in Presidenza. Maggioranza che ha ribadito la piena fiducia e il pieno sostegno all’azione amministrativa che in questi anni la giunta Vendola ha compiuto nei confronti dell’Ilva, “con l’unico obiettivo di dare speranza alla città di Taranto”.
“La telefonata va contestualizzata – ha ribadito il Presidente Vendola - e il contesto di quei giorni era incandescente e complesso, era un contesto in cui, accanto alla battaglia per la difesa del posto dei lavoratori somministrati, non volevamo perdere l’appuntamento con l’abbattimento delle emissioni di benzo(a)pirene. Da questo punto di vista i nostri atti amministrativi sono un repertorio di documenti che non consentono dubbio alcuno sulla volontà di dare scacco matto a chiunque pensasse di continuare, con la furbizia, a gestire una centrale di inquinamento in una città come Taranto”.
Vendola ha sottolineato ancora come la confidenza telefonica con Archinà fosse legata al raggiungimento di alcuni obiettivi, in particolare quello della difesa dei posti di lavoro.
“Molti dimenticano - ha sottolineato il Presidente - che stiamo parlando di oltre 20mila famiglie che campano su Ilva e indotto. Per me difendere i posti di lavoro non è una cosa da considerare oggetto di vergogna. Io sono orgoglioso di aver difeso ogni giorno, ogni singolo posto di lavoro naturalmente cercando di porre tutte le aziende di fronte al loro dovere di ambientalizzare gli impianti”.
In conferenza stampa Vendola ha ripercorso l’azione amministrativa degli ultimi anni che ha avuto come obiettivo quello di “dare speranza alla città di Taranto”.
“Dare speranza alla città di Taranto – ha spiegato Vendola – ha significato tenere in equilibrio due questioni. La prima, mettere in agenda l’appuntamento con il diritto alla vita e alla salute lungamente negato, anche con gravi complicità e gravi silenzi, in un clima di decenni e decenni di omertà generale e quindi, contemporaneamente, cominciare a mettere limiti drastici alle grandi ciminiere e fare i conti con gli effetti dell’inquinamento industriale sulla salute dei cittadini. La seconda, garantire l’esercizio del diritto al lavoro. La nostra opinione, forse opinabile sul piano politico, non può costituire un reato o un crimine. La nostra opinione è che non si può risolvere la questione dell’inquinamento industriale con la chiusura del siderurgico. Questo abbiamo pensato nel corso degli anni, anche alla luce di altre esperienze che ci erano note come quella di Bagnoli”.
Il Presidente poi si è detto “dispiaciuto per aver maltrattato il giornalista ma era strumentale a quella captazio benevolentiae con l’interlocutore” e ha ribadito che nel corso della telefonata quello che gli interessava erano fondamentalmente due questioni, “le centinaia di lavoratori somministrati che rischiavano il posto di lavoro e la legge sul benzo(a)pirene”.
Il Presidente Vendola infine ha dato la sua piena disponibilità ad affrontare in Consiglio regionale, in qualsiasi momento, il dibattito su questo tema.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola in conferenza stampa al termine della riunione di tutta la maggioranza convocata questa mattina in Presidenza. Maggioranza che ha ribadito la piena fiducia e il pieno sostegno all’azione amministrativa che in questi anni la giunta Vendola ha compiuto nei confronti dell’Ilva, “con l’unico obiettivo di dare speranza alla città di Taranto”.
“La telefonata va contestualizzata – ha ribadito il Presidente Vendola - e il contesto di quei giorni era incandescente e complesso, era un contesto in cui, accanto alla battaglia per la difesa del posto dei lavoratori somministrati, non volevamo perdere l’appuntamento con l’abbattimento delle emissioni di benzo(a)pirene. Da questo punto di vista i nostri atti amministrativi sono un repertorio di documenti che non consentono dubbio alcuno sulla volontà di dare scacco matto a chiunque pensasse di continuare, con la furbizia, a gestire una centrale di inquinamento in una città come Taranto”.
Vendola ha sottolineato ancora come la confidenza telefonica con Archinà fosse legata al raggiungimento di alcuni obiettivi, in particolare quello della difesa dei posti di lavoro.
“Molti dimenticano - ha sottolineato il Presidente - che stiamo parlando di oltre 20mila famiglie che campano su Ilva e indotto. Per me difendere i posti di lavoro non è una cosa da considerare oggetto di vergogna. Io sono orgoglioso di aver difeso ogni giorno, ogni singolo posto di lavoro naturalmente cercando di porre tutte le aziende di fronte al loro dovere di ambientalizzare gli impianti”.
In conferenza stampa Vendola ha ripercorso l’azione amministrativa degli ultimi anni che ha avuto come obiettivo quello di “dare speranza alla città di Taranto”.
“Dare speranza alla città di Taranto – ha spiegato Vendola – ha significato tenere in equilibrio due questioni. La prima, mettere in agenda l’appuntamento con il diritto alla vita e alla salute lungamente negato, anche con gravi complicità e gravi silenzi, in un clima di decenni e decenni di omertà generale e quindi, contemporaneamente, cominciare a mettere limiti drastici alle grandi ciminiere e fare i conti con gli effetti dell’inquinamento industriale sulla salute dei cittadini. La seconda, garantire l’esercizio del diritto al lavoro. La nostra opinione, forse opinabile sul piano politico, non può costituire un reato o un crimine. La nostra opinione è che non si può risolvere la questione dell’inquinamento industriale con la chiusura del siderurgico. Questo abbiamo pensato nel corso degli anni, anche alla luce di altre esperienze che ci erano note come quella di Bagnoli”.
Il Presidente poi si è detto “dispiaciuto per aver maltrattato il giornalista ma era strumentale a quella captazio benevolentiae con l’interlocutore” e ha ribadito che nel corso della telefonata quello che gli interessava erano fondamentalmente due questioni, “le centinaia di lavoratori somministrati che rischiavano il posto di lavoro e la legge sul benzo(a)pirene”.
Il Presidente Vendola infine ha dato la sua piena disponibilità ad affrontare in Consiglio regionale, in qualsiasi momento, il dibattito su questo tema.