BARI - “Condividiamo il rammarico e la delusione espresse dal rettore Di Sciascio e ribadite dagli studenti del Politecnico di Bari rispetto alla decisione del commissario dell’Ilva Bondi di affidare al Politecnico di Torino l’attività di consulenza per la valutazione e l’aggiornamento del piano di monitoraggio ambientale, ulteriore riprova della scarsissima considerazione di cui godono il territorio tarantino e quello pugliese in casa Ilva”.
Aldo Pugliese, segretario generale della UIL di Puglia, ricorda che “il Politecnico di Bari, che peraltro ha anche sede a Taranto, è classificato ai primi posti a livello europeo per qualità didattica e di ricerca e collabora da tempo, con risultati egregi, con tante aziende di spessore e fama internazionale. Sono dati oggettivi, non certo frutto della nostra immaginazione, che dimostrano come l’università barese sia perfettamente in grado di misurarsi con il gravoso compito di monitorare gli agenti inquinanti emessi nel capoluogo ionico. Peccato che, anche stavolta, ci si sia rivolti oltre i confini regionali: Bondi ha perso un’opportunità unica per segnare una discontinuità con il passato, smentendo così quanti lo bollano come un semplice rappresentante della proprietà”.
“Proprio i Riva – prosegue Pugliese – in diciotto lunghi anni di gestione Ilva, hanno puntualmente snobbato il territorio tarantino e pugliese, facendo giungere da Milano perfino la carta igienica per lo stabilimento. Evidentemente Bondi si è subito allineato. Certo è che, dal suo insediamento ad oggi, oltre ai ritardi, da lui stesso riconosciuti, nell’applicazione dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale), si è ancora in attesa del tanto agognato piano industriale. A quando la lieta notizia?”.
“Comprendiamo – conclude il segretario regionale della UIL – che occorrono parecchi fondi per l’applicazione dell’Aia, da cui la richiesta alla magistratura di poter ottenere il miliardo e 800 milioni di euro sequestrati alla famiglia Riva. Tuttavia, le modalità di gestione e le conclamate inadempienze messe in mostra da Bondi finora non rappresentano certo una garanzia e comprendiamo la scarsa propensione della magistratura ad accontentare le richieste del commissario. Non basta possedere un curriculum chilometrico da risanatore di aziende fallite per affrontare con esito la questione Ilva, servono piuttosto fatti concreti e un’opera di collaborazione e concertazione con la magistratura e le rappresentanze del territorio di cui, allo stato attuale delle cose, non c’è alcuna traccia”.
Aldo Pugliese, segretario generale della UIL di Puglia, ricorda che “il Politecnico di Bari, che peraltro ha anche sede a Taranto, è classificato ai primi posti a livello europeo per qualità didattica e di ricerca e collabora da tempo, con risultati egregi, con tante aziende di spessore e fama internazionale. Sono dati oggettivi, non certo frutto della nostra immaginazione, che dimostrano come l’università barese sia perfettamente in grado di misurarsi con il gravoso compito di monitorare gli agenti inquinanti emessi nel capoluogo ionico. Peccato che, anche stavolta, ci si sia rivolti oltre i confini regionali: Bondi ha perso un’opportunità unica per segnare una discontinuità con il passato, smentendo così quanti lo bollano come un semplice rappresentante della proprietà”.
“Proprio i Riva – prosegue Pugliese – in diciotto lunghi anni di gestione Ilva, hanno puntualmente snobbato il territorio tarantino e pugliese, facendo giungere da Milano perfino la carta igienica per lo stabilimento. Evidentemente Bondi si è subito allineato. Certo è che, dal suo insediamento ad oggi, oltre ai ritardi, da lui stesso riconosciuti, nell’applicazione dell’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale), si è ancora in attesa del tanto agognato piano industriale. A quando la lieta notizia?”.
“Comprendiamo – conclude il segretario regionale della UIL – che occorrono parecchi fondi per l’applicazione dell’Aia, da cui la richiesta alla magistratura di poter ottenere il miliardo e 800 milioni di euro sequestrati alla famiglia Riva. Tuttavia, le modalità di gestione e le conclamate inadempienze messe in mostra da Bondi finora non rappresentano certo una garanzia e comprendiamo la scarsa propensione della magistratura ad accontentare le richieste del commissario. Non basta possedere un curriculum chilometrico da risanatore di aziende fallite per affrontare con esito la questione Ilva, servono piuttosto fatti concreti e un’opera di collaborazione e concertazione con la magistratura e le rappresentanze del territorio di cui, allo stato attuale delle cose, non c’è alcuna traccia”.