BARI - Si apre venerdì 8 novembre alle ore 8.30, presso Villa Romanazzi Carducci a Bari l’evento scientifico “Meet Fertility”, organizzato dal Dottor Pasquale Totaro e dalla Dottoressa Yoon Sung Cho della Casa di Cura “Santa Maria” di Bari. Obiettivo dell’evento è fare il punto della situazione sui risultati raggiunti in Italia dagli specialisti della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) nel trattamento dell’infertilità.
L’infertilità di coppia è un fenomeno in costante aumento che in Italia colpisce circa il 15% delle coppie in età fertile1; tra le principali cause connesse a tale incremento, si evidenzia lo scatto in avanti dell’età anagrafica delle donne che iniziano a cercare una gravidanza. Infatti, secondo i dati dell’ultima Relazione del Ministero della Salute al Parlamento, continua ad aumentare l’età media della donne italiane che si sottopongono alle tecniche di PMA, raggiungendo i i 36,52 anni nel 2011, così come è aumentato il numero dei cicli di trattamenti effettuati su pazienti con età superiore ai 40 anni, che si attesta al 30.5%2.
Inoltre, è stata individuata per la prima volta l’età media dei pazienti maschi che accedono alle tecniche di procreazione assistita, pari a 39,9 anni2. Al contrario di quel che si pensava in passato, infatti, l’infertilità non è solo un problema femminile: nel 35,4% dei casi la causa è esclusivamente maschile, mentre nel 15% è da attribuirsi ad entrambi i partner; per un altro 35,5% dipende dalla donna e nel 13,2% è sine causa1.
“In caso di infertilità risulta necessario sottoporre entrambi i partner ad accertamenti diagnostici – afferma il Dottor Pasquale Totaro, Responsabile del Centro PMA dell’Ospedale Privato Accreditato “Santa Maria” di Bari – ed indagare a 360° sulle possibili cause, ricorrendo alle tecniche di PMA solo quando sia accertata l’impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione, seguendo i principi della gradualità e della minore invasività come afferma l’art. 4 della legge 40 del 19 febbraio 2004”.
Al centro dei lavori, la personalizzazione dei trattamenti per l’infertilità: oggi, infatti, è possibile attuare una strategia terapeutica su misura per ogni paziente, tenendo conto di tutte le caratteristiche del singolo; l’obiettivo è quello di limitare le complicanze correlate al trattamento e ottimizzare i dati relativi alle gravidanze e ai nati vivi.
Negli ultimi anni, inoltre, grazie al miglioramento delle tecniche di PMA, sono state notevolmente implementate l’efficienza dell’impianto embrionale e l’efficacia dei cicli di procreazione assistita; ciò permette protocolli di stimolazioni ormonali più lievi e, quindi, una riduzione ulteriore delle complicanze, come le gravidanze multiple o la sindrome da iperstimolazione. In Italia, i dati sulle gravidanze trigemine (1,4%) si attestano su quelli di media europea, mentre è sensibilmente più basso il dato relativo alla iperstimolazione ovarica (0,34%)2.
Fonti:
1. Istituto Superiore di Sanità – Registro Nazionale di PMA
2. Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 40/2004 contentente norme in materia di PMA – Giugno 2013
L’infertilità di coppia è un fenomeno in costante aumento che in Italia colpisce circa il 15% delle coppie in età fertile1; tra le principali cause connesse a tale incremento, si evidenzia lo scatto in avanti dell’età anagrafica delle donne che iniziano a cercare una gravidanza. Infatti, secondo i dati dell’ultima Relazione del Ministero della Salute al Parlamento, continua ad aumentare l’età media della donne italiane che si sottopongono alle tecniche di PMA, raggiungendo i i 36,52 anni nel 2011, così come è aumentato il numero dei cicli di trattamenti effettuati su pazienti con età superiore ai 40 anni, che si attesta al 30.5%2.
Inoltre, è stata individuata per la prima volta l’età media dei pazienti maschi che accedono alle tecniche di procreazione assistita, pari a 39,9 anni2. Al contrario di quel che si pensava in passato, infatti, l’infertilità non è solo un problema femminile: nel 35,4% dei casi la causa è esclusivamente maschile, mentre nel 15% è da attribuirsi ad entrambi i partner; per un altro 35,5% dipende dalla donna e nel 13,2% è sine causa1.
“In caso di infertilità risulta necessario sottoporre entrambi i partner ad accertamenti diagnostici – afferma il Dottor Pasquale Totaro, Responsabile del Centro PMA dell’Ospedale Privato Accreditato “Santa Maria” di Bari – ed indagare a 360° sulle possibili cause, ricorrendo alle tecniche di PMA solo quando sia accertata l’impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione, seguendo i principi della gradualità e della minore invasività come afferma l’art. 4 della legge 40 del 19 febbraio 2004”.
Al centro dei lavori, la personalizzazione dei trattamenti per l’infertilità: oggi, infatti, è possibile attuare una strategia terapeutica su misura per ogni paziente, tenendo conto di tutte le caratteristiche del singolo; l’obiettivo è quello di limitare le complicanze correlate al trattamento e ottimizzare i dati relativi alle gravidanze e ai nati vivi.
Negli ultimi anni, inoltre, grazie al miglioramento delle tecniche di PMA, sono state notevolmente implementate l’efficienza dell’impianto embrionale e l’efficacia dei cicli di procreazione assistita; ciò permette protocolli di stimolazioni ormonali più lievi e, quindi, una riduzione ulteriore delle complicanze, come le gravidanze multiple o la sindrome da iperstimolazione. In Italia, i dati sulle gravidanze trigemine (1,4%) si attestano su quelli di media europea, mentre è sensibilmente più basso il dato relativo alla iperstimolazione ovarica (0,34%)2.
Fonti:
1. Istituto Superiore di Sanità – Registro Nazionale di PMA
2. Relazione del Ministro della Salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge 40/2004 contentente norme in materia di PMA – Giugno 2013