Francesco Greco. ROMA - John Hurt è un attore-cult in Gran Bretagna. Il suo eclettismo lo ha fatto diventare un divo internazionale. Frequenta il cinema d'autore, registi indipendenti, ma anche le major. Ha lavorato con registi di nome (Jerzy Skolimoski, Lars Von Trier, Sam Peckinpah). Ma milita anche nel teatro intellettuale, quello che ha illustri "antenati": da Laurence Olivier ad Alec Guinness.
E' un uomo molto spiritoso, condisce le interviste con il classico humour british e ha un pubblico di inglesi che lo segue e lo adora.
A Roma presenta il suo ultimo film, "Snowpiercer" (regia di Bong Joon Ho), genere fantascienza ma di denuncia sociale. Infatti, c'è un treno lanciato in una corsa folle, allegoria del nostro pianeta irrazionalmente spinto da forze oscure, politici inetti e corrotti, lobby fameliche...
Domanda: Spesso nei suoi film lei interpreta la doppiezza: il saggio virtuoso e le forze del male... Come si trova?
Risposta: "Bene, grazie! Lo prendo come un complimento al mio lavoro...".
D. Quali sono i tratti specifici della scuola di recitazione inglese?
R. "I grandi attori inglesi non apprendono dagli stage ma dalla vita quotidiana, come si recita. La vita è il nostro maestro".
D. Se lei accende la tv si stanno dando un suo film le piace rivedersi?
R. "Se si tratta di un buon film, certamente si...".
D. Ama lavorare con le major o con gli autori indie?
R. "E' sempre molto difficile scegliere. Tutto è affidato alla sensibilità , alla freschezza, all'immediatezza della storia. Lavorare comunque è faticoso con entrambi".
D. C'è però molto cinema indie nella sua carriera...
R. "Mi piacciano i film esoterici, misteriosi, magari fatti con pochi soldi".
D. In Elephant Man lei è quasi irriconoscibile, che effetto le ha fatto?
R. (ride) "Nonostante la maschera ero invece riconoscibilissimo. Non so quanti attori avrebbero accettato di trasformarsi così...".
D. E' difficile entrare nei personaggi che interpreta?
R. "E' un esercizio di immaginazione, di stile, di trovare la dimensione giusta. Non c'è un metodo preciso...".
CONTACTS:
http://www.facebook.com/johnvhurt
E' un uomo molto spiritoso, condisce le interviste con il classico humour british e ha un pubblico di inglesi che lo segue e lo adora.
A Roma presenta il suo ultimo film, "Snowpiercer" (regia di Bong Joon Ho), genere fantascienza ma di denuncia sociale. Infatti, c'è un treno lanciato in una corsa folle, allegoria del nostro pianeta irrazionalmente spinto da forze oscure, politici inetti e corrotti, lobby fameliche...
Domanda: Spesso nei suoi film lei interpreta la doppiezza: il saggio virtuoso e le forze del male... Come si trova?
Risposta: "Bene, grazie! Lo prendo come un complimento al mio lavoro...".
D. Quali sono i tratti specifici della scuola di recitazione inglese?
R. "I grandi attori inglesi non apprendono dagli stage ma dalla vita quotidiana, come si recita. La vita è il nostro maestro".
D. Se lei accende la tv si stanno dando un suo film le piace rivedersi?
R. "Se si tratta di un buon film, certamente si...".
D. Ama lavorare con le major o con gli autori indie?
R. "E' sempre molto difficile scegliere. Tutto è affidato alla sensibilità , alla freschezza, all'immediatezza della storia. Lavorare comunque è faticoso con entrambi".
D. C'è però molto cinema indie nella sua carriera...
R. "Mi piacciano i film esoterici, misteriosi, magari fatti con pochi soldi".
D. In Elephant Man lei è quasi irriconoscibile, che effetto le ha fatto?
R. (ride) "Nonostante la maschera ero invece riconoscibilissimo. Non so quanti attori avrebbero accettato di trasformarsi così...".
D. E' difficile entrare nei personaggi che interpreta?
R. "E' un esercizio di immaginazione, di stile, di trovare la dimensione giusta. Non c'è un metodo preciso...".
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