La Spagna nomina la Corrida “Patrimonio culturale spagnolo” e ora vuole che lo faccia anche l'Unesco. "Secco No a questa richiesta"

BARI - “E’ sconfortante oltre che inconcepibile apprendere che in un Paese come la Spagna, afflitta al pari di tante altre nazioni, dai gravi e innumerevoli problemi legati alla crisi internazionale, abbia messo tra le sue priorità l’approvazione di una legge ad hoc per glorificare la corrida”, ha commentato Piera Rosati, presidente della Lega Nazionale per la Difesa del Cane, appena le agenzie di stampa hanno diffuso che il Senato iberico aveva approvato, a larga maggioranza (144 sì, 26 no e 54 astensioni) e in via definitiva, una norma che nomina questa “fiesta” di sangue e crudeltà “Patrimonio Culturale Spagnolo”.
L’iter di questa pagina vergognosa per la civiltà, era iniziato nel marzo del 2012 come legge di iniziativa popolare forte di 590 mila firme. Un’iniziativa sponsorizzata dai più noti toreri, da scrittori come il premio Nobel Mario Vargas Llosa, da personaggi dello show business, dai politici più influenti del partito di maggioranza, ovvero i popolari guidati dal premier in carica Mariano Rajoy e dall’ala più retrograda della cittadinanza. Ma purtroppo non è tutto. Siamo di fronte soltanto a un primo passo. Lo scopo finale della Spagna infatti è quello di ottenere dall’Unesco l’inserimento della corrida tra i patrimoni culturali immateriali dell’umanità. E, sul fronte interno, di dare una dimostrazione di forza, da parte del potere centrale, all’evoluta e autonomista Catalogna che nel 2010 ha vietato uno “spettacolo” che per il parlamento della regione non è “né arte né cultura, ma solo tortura”.

“Ogni anno nelle famigerate “plaza de toros” vengono uccisi con efferata crudeltà migliaia di poveri animali”, spiega la presidente della Lega Nazionale per la difesa del Cane, “Non solamente tori, dissanguati lentamente dalle lame dei picadores e dei banderilleros fino a che il matador - un macellaio vestito di lustrini – non li finisce con un ultima stoccata. Assieme a loro muoiono un moltitudine di cavalli, letteralmente sventrati dalle “vittime designate” ormai impazzite per il dolore. E’ una descrizione molta cruda ma che fotografa con esattezza un evento che una larga parte di Spagna si ostina a definire “arte”. A costoro non importa che gli animalisti di tutto il mondo, compresi molto loro concittadini, da anni lottino civilmente contro questa barbarie firmando appelli, petizioni, organizzando manifestazioni di pacifica protesta. Del resto non tengono nemmeno conto che il loro Paese, come stato membro dell’Unione Europea, abbia sottoscritto le Dichiarazioni contenute nel Trattato di Lisbona. Trattato che asserisce: “gli animali sono esseri senzienti “ e “l’Unione europea e i suoi Stati membri devono tenere pienamente conto delle esigenze in materia di benessere degli animali”.
“Anche se secondo un sondaggio Gallup l’82 degli spagnoli sarebbe contrario alla corrida, la legge che la sostiene ormai è un dato di fatto. Ora dunque dobbiamo impegnarci tutti affinché l’Unesco non assecondi le richiesti e le pressioni del Governo spagnolo”, conclude Piera Rosati.

La LNDC invita quindi a unirsi alla protesta internazionale firmando la petizione lanciata dagli attivisti spagnoli e diretta proprio all’Unesco:
http://www.petitions24.com/contra_la_declaracion_de_la_tauromaquia_patrimonio_unesco

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