Lecce, incinta ad 11 anni. Futuro papà ne ha 17

LECCE - E' rimasta incinta ad 11 anni: è il caso di una ragazzina di un comune del leccese che frequenta la prima media ed è al quinto mese di gravidanza. Il papà del futuro neonato è il 'fidanzatino' della undicenne, che ha 17 anni.

La ragazzina avrebbe cercato di nascondere in tutti i modi la gravidanza, ma i genitori - e la mamma in particolare - si sarebbero insospettiti nel vedere la figlia mettere su chili e arrotondarsi sempre di più. Una visita dal ginecologo ha poi sciolto i dubbi.

La mamma della ragazzina, che l'ha partorita anche lei giovanissima a 13 anni, si è rivolta alla dirigente scolastica per cercare di far ridurre il clamore della vicenda.

Solo pochi mesi fa l' undicenne aveva fatto la prima comunione.

LA PRESIDENTE REGIONALE DEL FORUM DELLE FAMIGLIE PUGLIESI: "DOVEROSO INVOCARE EDUCAZIONE SESSUALE NELLE SCUOLE" - “Sembra quasi doveroso, in questi casi, invocare la cosiddetta educazione sessuale nelle scuole. Una recente ricerca condotta nelle scuole pugliesi dall'Università degli Studi di Bari, in collaborazione con l'USR e con l'Associazione "La Bottega dell'Orefice" (aderente al Forum delle Famiglie), ha fatto il punto della situazione sulle modalità di fare educazione sessuale nelle scuole pugliesi”.
A spiegarlo, in una nota, la dottoressa Lodovica Carli, presidente regionale del Forum delle associazioni Familiari Pugliesi.

“Prevale, spiega la dottoressa Carli, la cosiddetta prospettiva “tecnicista”, per la quale l’adulto non entra nel merito delle scelte dei ragazzi e presenta il sesso come qualcosa di piacevolmente inevitabile, ma legato a “rischi” come la gravidanza indesiderata e le malattie sessualmente trasmesse; diventano protagoniste le figure degli”esperti” (per lo più il ginecologo), che informano e insegnano ai ragazzi come proteggersi , proponendo contenuti come anatomia e fisiologia degli apparati genitali e, soprattutto, contraccezione; i genitori, per lo più, non sono coinvolti. Questa modalità spesso suscita curiosità nei ragazzi, ma non di rado non raggiunge i risultati desiderati: in effetti, gli adolescenti finiscono per ricorrere più frequentemente proprio a quella “pillola del giorno dopo” che, se può avere un’azione antinidatoria e quindi abortiva se assunta in fase periovulatoria, non protegge affatto dalle malattie sessualmente trasmesse. D’altro canto, in diverse nazioni europee che hanno adottato programmi intensivi di educazione sessuale per ridurre l’alto numero di gravidanze verificatesi tra le loro teenagers, anche a fronte di un aumento del ricorso a questo farmaco, non si è evidenziato né un calo delle gravidanze, né una riduzione degli aborti fra le ragazze con meno di 18 anni”.
“Tutto ciò, spiega ancora la dottoressa Carli, rende indispensabile una diversa prospettiva di lavoro, passando dalla pura tecnica di educazione sessuale ad un percorso di educazione dell’affettività, dei sentimenti e delle capacità relazionali che tenda a favorire l’incontro dell’adolescente con se stesso, recependo e valorizzando il suo bisogno di significato, di relazione e di progetto; che cerchi di incontrare ed accompagnare il desiderio che il ragazzo scopre dentro di sé, collegandolo alla integralità della sua persona. A tal fine, sono necessari degli autentici educatori, in grado di integrare le proprie competenze in una proposta valoriale globale di riferimento. Bigsona valorizzare la responsabilità educativa dei genitori, conclude la dottoressa Carli, che tendono invece ad autoescludersi dall’agire un proprio autentico protagonismo in questi percorsi, per presunta incapacità o sperimentata inefficacia. Punto di qualità di ogni percorso di educazione sessuale sarà quindi la co-progettazione tra scuola e famiglia, anche attraverso la valorizzazione delle associazioni familiari presenti nella scuola.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto