Milan, l'addio di Galliani nasce dal caso Pato: Barbara ha tolto l'anima al Diavolo, ora gliela ridia

di Luca Losito - Non c'è pace per i cuori rossoneri in quella che sarà ricordata come una delle più tribolate stagioni dell'era Berlusconi. A pochi giorni dall'esaltante vittoria sul Celtic, quasi a voler aggiungere maggior clamore alla propria uscita di scena, Adriano Galliani annuncia le sue dimissioni. Un colpo duro, durissimo, in quanto l'amministratore delegato rappresenta per ogni tifoso milanista da sempre il punto di riferimento al quale aggrapparsi, persino nei momenti di maggiore sconforto.
5 Champions League, 5 Supercoppe Europee, 3 Mondiali per club, 8 Scudetti, 1 Coppa Italia, 6 Supercoppe Italiane, questi i successi che hanno portato il Milan a raggiungere il ruolo di “Club più titolato al Mondo”. 28 trofei in 28 anni, una media pazzesca, numeri che certificano il valore di una pedina fondamentale per i rossoneri. Dire addio a Galliani, vuol dire chiudere l'epoca migliore della storia societaria.

L'addio di Adriano nasce da molto lontano. Gennaio 2011: l'ad è impegnato in uno dei suoi più diabolici piani di mercato. La fragilità psicofisica di Pato lo convince a piazzarlo sul mercato, dove, c'è il generoso Psg pronto a sganciare 35 milioni. Definito questo, il buon Adriano bracca il City per Tevez: 10 milioni sul piatto, citizens convinti e l'Apache che muore dalla voglia di sbarcare a Milanello. Tutto fatto, l'ennesimo capolavoro di Adrianone è lì. Mancano solo le firme, ed è qui che spunta Lady B: è Barbara a bloccare tutto, facendo saltare un'operazione che il tempo confermerà eccellente, trattenendo il Papero di cui è innamorata a Milanello. La storia la conosciamo tutti: Pato è andato via  un anno dopo, per soli 15 milioni, e Tevez è approdato sì in Italia ma sulla sponda dei rivali juventini. Galliani, come tutti i personaggi di alto profilo, è un uomo di grande orgoglio. La ferita, aperta in quel gennaio 2011, si è pian piano dilatata fino a portarlo alle clamorose dimissioni.

Tutta la solidarietà è per lui: uomo mercato fenomenale, comunicatore ineguagliabile, dirigente capace di assemblare organici validi anche con disponibiltà economiche striminzite (dal 2006 in poi, ndr). Ora, a Barbara, spetta il compito più difficile: ricostruire. Dopo aver tolto l'anima al Diavolo, rappresentata dall'inconfondibile cravatta gialla in tribuna, deve ridargliene una nuova di zecca. La prima mossa pare interessante: Maldini (anche se siamo sicuri che il buon Paolo avrebbe potuto dare di più se affiancato all'ad rossonero). In ogni caso, non ci resta che dire un sentito grazie ad Adriano Galliani, il quale, anche nel momento dell'addio ha palesato grande signorilità. Barbara, in fatto di eleganza, e non solo, ha molto da imparare.

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