Natale a Parigi, bombe ai grandi magazzini
dal nostro inviato Francesco Greco.
ROMA - "Tutte le vigilie di Natale succedono tragedie": ipse dixit Stojil (delizioso cammeo di Emir Kusturica). E infatti al centro commerciale "Au Bonheur Parisienne" gli acquisti e il clima di festa è rovinato da strani incidenti, che comunque vanno avanti da 30 anni: bambini spariscono e bombe scoppiano lasciando a terra qualche morto. Gli investigatori puntano un Benjamin Malausséne, che ci lavora come "capro espiatorio", cioè è sbattuto al muro dall'ufficio-reclami quando arrivano i clienti a protestare per una lavatrice che scoppia, un letto che al primo collaudo di un ciccione cede, ecc.
Applausi del pubblico per "Au bonheur des ogres", di Nicolas Bary, commedia divertente tratta dalla saga di Daniel Pennac (fuori concorso). Il terrorismo però non c'entra niente: altri sono gli input che armano la mano omicida: non c'è bisogno di cercare troppo lontano. E Stojil, che ci ha lavorato per anni come capo della sicurezza, lo aveva intuito. Come la giornalista d'assalto ("voi frugate nella merda") che si finge cleptomane per raccogliere materiale e che vuole sua nella collezione di amanti anche il "capro espiatorio".
Il ritmo è quello della videoclip o se si preferisce della playstation. La famiglia di Benjamin è bella allargata, è il trend in Occidente: la moglie chissà dov'è, la madre è in giro per il mondo a far figli e lui si prende cura di due fratellini (uno fissato con le bombe) e due sorelle, una incinta senza marito e l'altra a fare le carte tutto il tempo e prevedere morti.
Graffiante la critica al consumismo (una forma perversa di terrorismo che ci rende aggressivi e feticisti) e al capitalismo senza etica, da finanza creativa e subprime, che caratterizza e corrompe il XXI secolo. La "mente" del terrore è dentro al centro commerciale: il padrone, Sinclair, intende cambiare attività e ha venduto le azioni. Il vecchio padre lo aveva intuito e lo aveva quasi diseredato lasciandole al personale fidato.
Sublime il cammeo finale di Isabelle Huppert nel ruolo dell'editrice che propone a Benjamin di fare il "capro" alla sua azienda per farsi attaccare al muro dagli aspiranti scrittori un sacco noiosi, sia pubblicati che inediti. Buona idea, visto che sono una falange macedone, quasi più numerosa dei registi qui al Festival...
ROMA - "Tutte le vigilie di Natale succedono tragedie": ipse dixit Stojil (delizioso cammeo di Emir Kusturica). E infatti al centro commerciale "Au Bonheur Parisienne" gli acquisti e il clima di festa è rovinato da strani incidenti, che comunque vanno avanti da 30 anni: bambini spariscono e bombe scoppiano lasciando a terra qualche morto. Gli investigatori puntano un Benjamin Malausséne, che ci lavora come "capro espiatorio", cioè è sbattuto al muro dall'ufficio-reclami quando arrivano i clienti a protestare per una lavatrice che scoppia, un letto che al primo collaudo di un ciccione cede, ecc.
Applausi del pubblico per "Au bonheur des ogres", di Nicolas Bary, commedia divertente tratta dalla saga di Daniel Pennac (fuori concorso). Il terrorismo però non c'entra niente: altri sono gli input che armano la mano omicida: non c'è bisogno di cercare troppo lontano. E Stojil, che ci ha lavorato per anni come capo della sicurezza, lo aveva intuito. Come la giornalista d'assalto ("voi frugate nella merda") che si finge cleptomane per raccogliere materiale e che vuole sua nella collezione di amanti anche il "capro espiatorio".
Il ritmo è quello della videoclip o se si preferisce della playstation. La famiglia di Benjamin è bella allargata, è il trend in Occidente: la moglie chissà dov'è, la madre è in giro per il mondo a far figli e lui si prende cura di due fratellini (uno fissato con le bombe) e due sorelle, una incinta senza marito e l'altra a fare le carte tutto il tempo e prevedere morti.
Graffiante la critica al consumismo (una forma perversa di terrorismo che ci rende aggressivi e feticisti) e al capitalismo senza etica, da finanza creativa e subprime, che caratterizza e corrompe il XXI secolo. La "mente" del terrore è dentro al centro commerciale: il padrone, Sinclair, intende cambiare attività e ha venduto le azioni. Il vecchio padre lo aveva intuito e lo aveva quasi diseredato lasciandole al personale fidato.
Sublime il cammeo finale di Isabelle Huppert nel ruolo dell'editrice che propone a Benjamin di fare il "capro" alla sua azienda per farsi attaccare al muro dagli aspiranti scrittori un sacco noiosi, sia pubblicati che inediti. Buona idea, visto che sono una falange macedone, quasi più numerosa dei registi qui al Festival...