Pd: Cuperlo, stop tesseramento per non bruciare credibilita'

ROMA - "Noi abbiamo una responsabilita' enorme, non tradire l'attesa che una volta di piu' abbiamo generato nelle persone che l'8 dicembre si metteranno in fila ai gazebo.

Gia' in passato abbiamo mancato nella promessa fondamentale e non siamo riusciti a diventare quello che avevamo annunciato di voler essere. Adesso e' la prova d'appello. E io non voglio immaginare che si possa fallire". Cosi' Gianni Cuperlo in un'intervista all'Unita'. "Ho chiesto a tutti - ha aggiunto - a cominciare dagli altri candidati coi quali non ho imbastito sul punto mezza polemica, di fermarci e mettere la parola fine a un tesseramento che in alcune realta', per fortuna poche, risulta viziato da metodi a dir poco irresponsabili". "Io mi domando - ha aggiunto Cuperlo - se davvero c'e' chi pensa di poter trarre un beneficio da cio' che sta accadendo in alcuni casi. Lo dico perche' chiunque sia il referente diretto o indiretto di quelle pratiche fa male a tutti. Io ho semplicemente detto che sarebbe saggio chiudere il tesseramento alcuni giorni prima dei congressi di circolo in cui si decidera' la guida nazionale del Pd. Non e' un modo per comprimere la partecipazione, visto che le primarie resteranno aperte a tutti. E' un modo per evitare episodi che possono bruciare in una vampata la credibilita' del progetto per primo. Io non voglio polemizzare con nessuno. Dico solo che io al mio partito voglio bene. E che per questo, solo per questo, torno a chiedere di camminare uniti sul principio.

Ovunque vi siano state irregolarita', ripeto ovunque, si intervenga. Poi avremo modo di discutere su tutto, ma sulla credibilita' del Pd dobbiamo assolutamente procedere assieme". "Poi - ha concluso - sara' necessario aprire un confronto vero sulla natura del partito, sulla nostra idea di partecipazione e decisione, perche' certi segnali che arrivano in questi giorni non debbono e non possono incidere sul valore dell'atteggiamento quasi eroico di centinaia di migliaia di nostri iscritti, un patrimonio che nonostante tutto nel mito di una buona politica continua a credere". (AGI) .

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