ROMA - Il problema è balzato all'onore delle cronache attraverso le parole dell'attore Michael Douglas. E ora uno studio del gruppo di lavoro diretto da Carlo Foresta, endocrinologo all'Università degli Studi di Padova, conferma il legame tra sesso orale e rischio di tumore orfaringeo, per colpa dell'Hpv. Dopo aver dimostrato che il Papillomavirus può essere presente nel liquido seminale e alterare la fertilità, il team ha esaminato il cavo orale dei componenti di coppie con infezione a livello genitale, che riferivano questa pratica sessuale. "In queste coppie c'è un elevato rischio di infezione da Hpv del cavo orale (30% contro il 4% dei controlli), quindi un elevato rischio di tumore orofaringeo", spiega l'esperto all'Adnkronos Salute, anticipando i temi del VIII Convegno di Medicina di Lecce 'La lunga storia della longevità, la prevenzione e la salute', in programma a Lecce.
Le manifestazioni cliniche delle infezioni da Papillomavirus nel maschio finora erano considerati i condilomi, le verruche e i rari casi di tumore al pene. "In realtà il virus sembra giocare anche un importante ruolo nel ridurre la fertilità". I ricercatori del Servizio per la patologia della riproduzione umana dell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova nell'ultimo anno hanno individuato la presenza dell'Hpv a livello degli spermatozoi nel 20% di 300 pazienti infertili. Gli spermatozoi infettati dal virus perdono le capacità funzionali e quindi riducono la possibilità di fecondare l'ovocita. Gli studi eseguiti dal gruppo padovano hanno dimostrato che frequentemente, quando l'Hpv è presente nel liquido seminale, il paziente produce anticorpi contro il virus che possono 'mimare' la presenza di un'infertilità da anticorpo anti-spermatozoo.
"Questi risultati confermano la necessità - sostiene Foresta - di considerare la vaccinazione per l'Hpv anche nel giovane maschio, non solo perché è evidenziato con chiarezza il ruolo di 'trasportatori' del virus da parte degli spermatozoi nel tratto riproduttivo maschile, anche di quei tipi virali che possono indurre il tumore del collo dell'utero. Vengono chiarite anche le cause di infertilità maschile e fornite nuove risposte ai fallimenti della Procreazione medicalmente assistita (Pma): la fecondazione in vitro con spermatozoo infettato induce infatti un esito negativo della tecnica di inseminazione artificiale". (Adnkronos Salute)
Le manifestazioni cliniche delle infezioni da Papillomavirus nel maschio finora erano considerati i condilomi, le verruche e i rari casi di tumore al pene. "In realtà il virus sembra giocare anche un importante ruolo nel ridurre la fertilità". I ricercatori del Servizio per la patologia della riproduzione umana dell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova nell'ultimo anno hanno individuato la presenza dell'Hpv a livello degli spermatozoi nel 20% di 300 pazienti infertili. Gli spermatozoi infettati dal virus perdono le capacità funzionali e quindi riducono la possibilità di fecondare l'ovocita. Gli studi eseguiti dal gruppo padovano hanno dimostrato che frequentemente, quando l'Hpv è presente nel liquido seminale, il paziente produce anticorpi contro il virus che possono 'mimare' la presenza di un'infertilità da anticorpo anti-spermatozoo.
"Questi risultati confermano la necessità - sostiene Foresta - di considerare la vaccinazione per l'Hpv anche nel giovane maschio, non solo perché è evidenziato con chiarezza il ruolo di 'trasportatori' del virus da parte degli spermatozoi nel tratto riproduttivo maschile, anche di quei tipi virali che possono indurre il tumore del collo dell'utero. Vengono chiarite anche le cause di infertilità maschile e fornite nuove risposte ai fallimenti della Procreazione medicalmente assistita (Pma): la fecondazione in vitro con spermatozoo infettato induce infatti un esito negativo della tecnica di inseminazione artificiale". (Adnkronos Salute)
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