Simit: la tbc sparirà nel 2050

MILANO - Tbc e ricomparsa in Europa dopo il collasso del sistema sanitario sovietico 25 anni fa. E’ questo uno degli obiettivi che gli infettivologi mondiali si sono posti di fronte alla patologia. E’ stato questo uno dei temi portanti del XII Congresso Nazionale SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, che si è svolto presso il Centro Congressi San Raffaele di Milano.

Prospettive positive quelle che provengono dall’infettivologia mondiale: per il 2015 gli affetti da Tbc dovrebbero scendere del 50%, con un calo sempre maggiore, quasi esponenziale, della mortalità. Dal 1995 al 2012 sono stati 56 i milioni di pazienti curati, mentre sono stati salvati 22 milioni di malati. Ed ogni anno l’incidenza cala del 2%. Per il 2035 si stima una riduzione del 95% della morte, e del 90% di incidenza. Per il 2050 le cifre sono particolarmente ottimistiche: si parla di una percentuale pari al 100%. Ma, importante, non si potrà mai parlare di fine della infezione.

I casi di tubercolosi farmacoresistente (MDR e XDR) sono legati a trattamenti antibiotici non adeguati o condotti in maniera scorretta. Si stima che le forme multiresistenti, ovvero quelle che non rispondono a più di uno dei farmaci contro la malattia, abbiano infettato ad oggi 630 mila persone nel mondo. Proprio un recente  importante studio ha dimostrato come le forme MDR (multi-drug resistent) colpiscano addirittura il 47% delle persone affette da Tbc, le quali non rispondono ai due antibiotici di base che sono lo standard terapeutico per la patologia, né ad almeno un altro dei farmaci di seconda linea che vengono usati quando i primi non funzionano.

“Il picco si è avuto in Lettonia – chiosa Giuliano Rizzardini, infettivologo dell’Ospedale Sacco di Milano - dove la tubercolosi MDR rappresenta il 62% dei casi.
Come se non bastasse, gli scienziati hanno visto un aumento dei casi di malattia ampiamente farmaco resistente (XDR, extensively drug resistent), ovvero di quelli che non reagiscono all’intera classe dei fluorochinoloni, un tipo di antibiotici orali sempre di seconda linea, e ad almeno uno di quelli iniettabili: il 6,7% dei pazienti infettati (15,2% in Corea del Sud, 11,3% in Russia) presentano forme di questo tipo, più difficili e costose da trattare nei paesi più ricchi e impossibili da curare in quelli poveri. Da solo questo problema necessiterebbe di un finanziamento di 1,3 miliardi di dollari l’anno”.

Secondo gli ultimi dati forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo sono 8,7 milioni i nuovi casi di TBC e 1,4 milioni i decessi. La mortalità è scesa di oltre il 40% a livello mondiale dal 1990 ed è in calo l'incidenza, ma persistono sfide ancora significative. Oltre il 95% delle morti si verificano nei paesi a basso e medio reddito. I gruppi più poveri e vulnerabili sono le comunità più colpite, ma questa malattia a trasmissione aerea è un rischio per tutti. Inoltre      la tubercolosi è tra le prime tre cause di morte nelle donne tra i 15 e i 44 anni, mentre tra i bambini sono stati stimati 0,5 milioni di casi e 64 mila decessi. In Europa occidentale circa il 40% dei casi pediatrici nel 2011 sono stati bambini di età inferiore ai 5 anni

“Il problema oggi non riguarda solo la Tbc. Una sfida per gli infettivologi oggi e ancor più domani è rappresentata dalle infezioni causate da germi che oramai sono resistenti agli antibiotici oggi disponibili – conclude Orlando Armignacco, Presidente Nazionale Simit - Accanto alla necessità di avere nuovi farmaci vi sarà l’urgenza di trovare nuovi schemi per combattere queste infezioni con i mezzi che abbiamo oggi a disposizione, prima fra tutti la prevenzione.

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