BARI - Questa mattina il sindaco Michele Emiliano ha effettuato una visita presso il CARA di Palese per conoscere le condizioni di vita degli ospiti - al momento 1493 - e le condizioni di lavoro degli operatori della cooperativa Auxilium, e ha potuto constatare l’ottima qualità del modello di gestione della struttura che contempera il pieno rispetto dei diritti e delle culture dei richiedenti asilo con l’applicazione della normativa italiana sull’immigrazione.
In particolare i servizi sanitari, educativi e di sostegno personale vengono erogati garantendo standard elevati di qualità grazie anche ai protocolli operativi siglati con la ASL BA che, per esempio, permette uno screening puntuale ed esteso a tutti gli ospiti per alcune patologie particolarmente diffuse nei paesi d’origine, come accade per la TBC.
“In un impianto giuridico complessivo relativo alle politiche di immigrazione certo non privo di difetti - dichiara il sindaco Emiliano - capace di generare paradossi umanamente insostenibili, il modello di gestione del CARA di Bari mi è parso improntato alla cooperazione e all’integrazione dei pur necessari strumenti di sicurezza e di controllo con gli interventi socio-sanitari e di accoglienza, generando un’attenzione vera ai bisogni delle persone che, spinte dalla disperazione e in fuga dalla miseria e dalla guerra, arrivano nel nostro paese alla ricerca di una vita migliore esattamente come accadeva ai nostri nonni solo qualche decennio fa. Sebbene la maggior parte di queste donne e di questi uomini arrivi in Italia - ha proseguito il sindaco - non è in Italia che vorrebbe restare ma sogna di aggiungere Paesi come la Germania e la Svezia dove, nonostante la crisi, esiste ancora la possibilità concreta di trovare un’occupazione, e con essa, un futuro. Bari e la Puglia sono da sempre, per ragioni materiali e culturali, terra di accoglienza vera, che ha dovuto misurarsi nel tempo con emergenze e sconvolgimenti storici come è accaduto di recente con la Primavera Araba e i conflitti che continuano a flagellare il Medio Oriente. Ma non basta gestire in maniera encomiabile singole strutture per fronteggiare i movimenti epocali che segnano il nostro tempo: è necessario investire risorse nello sviluppo delle politiche di seconda accoglienza che non possono, al pari delle politiche sull’immigrazione più in generale, restare un problema esclusivamente italiano. Bari e la Puglia lo fanno da anni: è ora che anche l’Europa faccia la sua parte”.
In particolare i servizi sanitari, educativi e di sostegno personale vengono erogati garantendo standard elevati di qualità grazie anche ai protocolli operativi siglati con la ASL BA che, per esempio, permette uno screening puntuale ed esteso a tutti gli ospiti per alcune patologie particolarmente diffuse nei paesi d’origine, come accade per la TBC.
“In un impianto giuridico complessivo relativo alle politiche di immigrazione certo non privo di difetti - dichiara il sindaco Emiliano - capace di generare paradossi umanamente insostenibili, il modello di gestione del CARA di Bari mi è parso improntato alla cooperazione e all’integrazione dei pur necessari strumenti di sicurezza e di controllo con gli interventi socio-sanitari e di accoglienza, generando un’attenzione vera ai bisogni delle persone che, spinte dalla disperazione e in fuga dalla miseria e dalla guerra, arrivano nel nostro paese alla ricerca di una vita migliore esattamente come accadeva ai nostri nonni solo qualche decennio fa. Sebbene la maggior parte di queste donne e di questi uomini arrivi in Italia - ha proseguito il sindaco - non è in Italia che vorrebbe restare ma sogna di aggiungere Paesi come la Germania e la Svezia dove, nonostante la crisi, esiste ancora la possibilità concreta di trovare un’occupazione, e con essa, un futuro. Bari e la Puglia sono da sempre, per ragioni materiali e culturali, terra di accoglienza vera, che ha dovuto misurarsi nel tempo con emergenze e sconvolgimenti storici come è accaduto di recente con la Primavera Araba e i conflitti che continuano a flagellare il Medio Oriente. Ma non basta gestire in maniera encomiabile singole strutture per fronteggiare i movimenti epocali che segnano il nostro tempo: è necessario investire risorse nello sviluppo delle politiche di seconda accoglienza che non possono, al pari delle politiche sull’immigrazione più in generale, restare un problema esclusivamente italiano. Bari e la Puglia lo fanno da anni: è ora che anche l’Europa faccia la sua parte”.