di Luca Losito - Tra gioie e amarezze, il 2013 del Barletta è corso via molto rapidamente. L'inizio d'anno nei bassi fondi della graduatoria, la lenta ma costante risalita in classifica, la storica salvezza raggiunta nel derby con un'Andria già indirizzata al fallimento, il ritrovato entusiasmo della piazza e, dulcis in fundus, le promesse disattese dai risultati deludenti di questo primo scorcio di stagione corredati dalle dimissioni del patron.
Un sunto breve ma intenso, che fotografa perfettamente l'ottovolante emotivo al quale sono stati esposti i tifosi biancorossi, traditi in questi ultimi mesi anche dal dimissionario presidente Tatò. Il n°1 del sodalizio biancorosso ha di fatti comunicato l'irrevocabile addio, usurato a sua detta dal pessimo raffronto tra investimenti, riconoscimenti e risultati, dei quali è comunque responsabile in prima persona avendo scelto lui stesso il Dg Martino, primo indiziato della crisi biancorossa a detta di tifosi e addetti ai lavori.
Ora bisogna accantonare ruggini, amarezze, rimorsi e cercare di ripartire forte. La classifica piange, ma la squadra ha l'obbligo morale di onorare fino all'ultimo il campionato. Quasi scontato, in ogni caso, un mercato all'insegna dell'”austerity”, vista la spending review annunciata a novembre da Tatò. Il Barletta, tuttavia, deve pensare anche al suo futuro: da giugno Tatò lascerà il club, dunque, bisognerà trovare qualcuno in grado di garantire continuità al club. Fondamentale, più di ogni altra cosa, sarà occupare la casella più importante. Il triste esempio della vicina Andria deve fare da monito al Barletta, anche perché in un momento economico come questo il baratro è sempre in agguato.