di Alfredo De Giuseppe (imprenditore-scrittore-regista) - Mi fa un po’ specie seguire in queste settimane l’agenda politica, giornalistica e giudiziaria riguardante i rifiuti speciali, l’interramento di ogni tipo di materiale nel Salento.
Non mi sorprende questo interesse mediatico (sempre tardivo, sempre seguendo l’onda emotiva e mai la logica del buon senso), magari mi disgusta la finta sorpresa di chi ha sempre saputo, taciuto e sottovalutato.
Nel 1983, dicasi trent’anni fa, con un gruppo di amici, presentammo alle elezioni comunali una formazione titolata “Lista Verde per Tricase”: a parte un’aria salvificamente ironica tipica dei vent’anni, portammo all’attenzione di tutta la popolazione le verità sulla gestione dei rifiuti e in generale sulla distruzione del nostro territorio.
Prendemmo 149 voti, compreso quelli dei venti candidati e dei loro parenti. Sostanzialmente trent’anni fa nei nostri Comuni sembrava non importare niente a nessuno dei temi ambientali, della difesa del nostro territorio, eppure per politici, giudici, giornalisti e funzionari di vario genere e grado, le cose erano già lì, esposte, dirette, visibili a tutti coloro che avessero voluto vedere.
La verità è molto semplice: dalla metà degli anni ’60 fino alla fine degli anni ’90, in coincidenza con il boom economico e demografico, ogni buca era buona per nascondere spazzatura. Ogni giardino aveva la sua discarica diretta mentre gli ospedali smaltivano senza costi i residui, le fabbriche di scarpe buttavano colle, tomaie e scarti vari nelle cave poste nel triangolo Alessano, Tiggiano, Tricase, in una zona che per lunghi anni è volutamente apparsa come di nessuno.
Già trent’anni fa gridavamo allo scandalo di depuratori che andavano a inquinare irrimediabilmente il nostro mare, le parti più belle della nostra costiera. Nel bel mezzo della moda turistica salentina, della pizzica e della movida, quali soluzioni sono state avanzate?
Nessuna. In agricoltura si usavano già da tempo dei pesticidi micidiali, buttati in quantità enormi nelle nostre belle campagne da persone che non sapevano neanche leggere le istruzioni. Pensate, dove c’era una discarica di rifiuti speciali oggi c’è un uliveto trattato continuamente con i peggiori diserbanti, e il cui olio viene usato in cucina come buono e naturale.
Le malattie che ci hanno aggredito in questi anni sono il vero frutto naturale di tali pratiche agricole. Il nostro sottosuolo, che per millenni aveva dato linfa vitale, acqua, minerali e profumi, oggi è il nemico da osservare con la massima cautela…
Immaginate un po’ cosa abbiamo fatto in così poco tempo.
L’inquinamento è stato complessivo, ha riguardato il sottosuolo, la terra, l’aria, le acque, ma soprattutto le nostre menti. L’ambiente nel quale ci muoviamo, viviamo e godiamo è stato continuamente violentato, con responsabilità diffuse ma imputabili innanzitutto a leader politici che hanno sempre irriso le questioni ambientali.
I contadini hanno inzuppato di veleni la loro terra pur di produrre poche cicorie in più, gli imprenditori hanno trovato produttivo avvelenare i loro stessi siti, le casalinghe hanno trovato molto moderno lavare i panni con enormi quantità di detersivi, ma la cultura di fondo, la violenza di massa, è stata inoculata da una politica cieca, ignorante e famelica. Il potere comporta necessariamente l’abuso del nostro ambiente?
Intanto, il pianeta terra, l’unica cosa certa che avevamo in dono dai nostri antenati, sta per ribellarsi, sta ribollendo di rabbia e di veleno, sta sviluppando gli anticorpi contro un virus pericoloso chiamato uomo.
Ma i concetti non sono coniugabili solo al passato: ancora oggi si progettano cose allucinanti, cose inutili per l’uomo e disastrose per l’ambiente, per il nostro piccolo fazzoletto di terra, con l’adesione delle moltitudini.
A esempio la battaglia per stoppare la nuova SS 275 dopo Montesano non è un’avversione superficiale ad una nuova strada, ma il tentativo di dare inizio a una cultura ambientale, a una visione etica, a valorizzare davvero la nostra storia, la nostra flora, la nostra vita.
Chi è invece favorevole? Tutti i sindaci del Basso Salento, tutti i consiglieri della Regione Puglia (presidente incluso), tutti i deputati e tutte le lobby annesse.
L’amministrazione di Gagliano del Capo in questi mesi vuole incaprettare il “Ciolo” con un’enorme rete metallica, utile solo al finanziamento di un milione di €, ma quanti cittadini si sono davvero preoccupati?
Si continuano a costruire delle case popolari che sono la vergogna dei nostri paesi, progettate in periferia, in mezzo alla campagna, per dare ancora di più l’idea del ghetto, dell’abbandono, della differenza sociale. Chi se ne occupa?
A Tricase un albero secolare, simbolo della città , patrimonio di tutti (benché ricada nella proprietà di uno) è stato imbavagliato e deturpato con un’orribile rete metallica, con il solito rimbalzo di responsabilità fra decine di Enti, ma, certo, nell’indifferenza generale.
Alla domanda chi inquina dovremmo rispondere: l’ignoranza di tutti noi, il nostro disprezzo verso la Terra.
Non mi sorprende questo interesse mediatico (sempre tardivo, sempre seguendo l’onda emotiva e mai la logica del buon senso), magari mi disgusta la finta sorpresa di chi ha sempre saputo, taciuto e sottovalutato.
Nel 1983, dicasi trent’anni fa, con un gruppo di amici, presentammo alle elezioni comunali una formazione titolata “Lista Verde per Tricase”: a parte un’aria salvificamente ironica tipica dei vent’anni, portammo all’attenzione di tutta la popolazione le verità sulla gestione dei rifiuti e in generale sulla distruzione del nostro territorio.
Prendemmo 149 voti, compreso quelli dei venti candidati e dei loro parenti. Sostanzialmente trent’anni fa nei nostri Comuni sembrava non importare niente a nessuno dei temi ambientali, della difesa del nostro territorio, eppure per politici, giudici, giornalisti e funzionari di vario genere e grado, le cose erano già lì, esposte, dirette, visibili a tutti coloro che avessero voluto vedere.
La verità è molto semplice: dalla metà degli anni ’60 fino alla fine degli anni ’90, in coincidenza con il boom economico e demografico, ogni buca era buona per nascondere spazzatura. Ogni giardino aveva la sua discarica diretta mentre gli ospedali smaltivano senza costi i residui, le fabbriche di scarpe buttavano colle, tomaie e scarti vari nelle cave poste nel triangolo Alessano, Tiggiano, Tricase, in una zona che per lunghi anni è volutamente apparsa come di nessuno.
Già trent’anni fa gridavamo allo scandalo di depuratori che andavano a inquinare irrimediabilmente il nostro mare, le parti più belle della nostra costiera. Nel bel mezzo della moda turistica salentina, della pizzica e della movida, quali soluzioni sono state avanzate?
Nessuna. In agricoltura si usavano già da tempo dei pesticidi micidiali, buttati in quantità enormi nelle nostre belle campagne da persone che non sapevano neanche leggere le istruzioni. Pensate, dove c’era una discarica di rifiuti speciali oggi c’è un uliveto trattato continuamente con i peggiori diserbanti, e il cui olio viene usato in cucina come buono e naturale.
Le malattie che ci hanno aggredito in questi anni sono il vero frutto naturale di tali pratiche agricole. Il nostro sottosuolo, che per millenni aveva dato linfa vitale, acqua, minerali e profumi, oggi è il nemico da osservare con la massima cautela…
Immaginate un po’ cosa abbiamo fatto in così poco tempo.
L’inquinamento è stato complessivo, ha riguardato il sottosuolo, la terra, l’aria, le acque, ma soprattutto le nostre menti. L’ambiente nel quale ci muoviamo, viviamo e godiamo è stato continuamente violentato, con responsabilità diffuse ma imputabili innanzitutto a leader politici che hanno sempre irriso le questioni ambientali.
I contadini hanno inzuppato di veleni la loro terra pur di produrre poche cicorie in più, gli imprenditori hanno trovato produttivo avvelenare i loro stessi siti, le casalinghe hanno trovato molto moderno lavare i panni con enormi quantità di detersivi, ma la cultura di fondo, la violenza di massa, è stata inoculata da una politica cieca, ignorante e famelica. Il potere comporta necessariamente l’abuso del nostro ambiente?
Intanto, il pianeta terra, l’unica cosa certa che avevamo in dono dai nostri antenati, sta per ribellarsi, sta ribollendo di rabbia e di veleno, sta sviluppando gli anticorpi contro un virus pericoloso chiamato uomo.
Ma i concetti non sono coniugabili solo al passato: ancora oggi si progettano cose allucinanti, cose inutili per l’uomo e disastrose per l’ambiente, per il nostro piccolo fazzoletto di terra, con l’adesione delle moltitudini.
A esempio la battaglia per stoppare la nuova SS 275 dopo Montesano non è un’avversione superficiale ad una nuova strada, ma il tentativo di dare inizio a una cultura ambientale, a una visione etica, a valorizzare davvero la nostra storia, la nostra flora, la nostra vita.
Chi è invece favorevole? Tutti i sindaci del Basso Salento, tutti i consiglieri della Regione Puglia (presidente incluso), tutti i deputati e tutte le lobby annesse.
L’amministrazione di Gagliano del Capo in questi mesi vuole incaprettare il “Ciolo” con un’enorme rete metallica, utile solo al finanziamento di un milione di €, ma quanti cittadini si sono davvero preoccupati?
Si continuano a costruire delle case popolari che sono la vergogna dei nostri paesi, progettate in periferia, in mezzo alla campagna, per dare ancora di più l’idea del ghetto, dell’abbandono, della differenza sociale. Chi se ne occupa?
A Tricase un albero secolare, simbolo della città , patrimonio di tutti (benché ricada nella proprietà di uno) è stato imbavagliato e deturpato con un’orribile rete metallica, con il solito rimbalzo di responsabilità fra decine di Enti, ma, certo, nell’indifferenza generale.
Alla domanda chi inquina dovremmo rispondere: l’ignoranza di tutti noi, il nostro disprezzo verso la Terra.