Lezzi (M5S) : “Accordi contrattuali, l’Italia dovrebbe rivoltare lo stato”

BARI - Il Consiglio Europeo del 19 e 20 dicembre si accinge a discutere molti temi economici e propositi generici che molto spesso diventano vaghe dichiarazioni d’ intenti che alla fine vengono tradotte in provvedimenti e che, nel disinteresse generale, procedono a soddisfare il ruolino di marcia a trazione tedesca.

Tra i temi in discussione si avvierà l’istruttoria su quelli che saranno i capisaldi del nuovo meccanismo che regolerà gli “accordi contrattuali” (contractual arrangements), meccanismo alla base delle intese bilaterali vincolanti tra l’Unione europea e i singoli paesi membri. La musica è sempre la stessa, gli incentivi si daranno solo a quei paesi che saranno in grado di fare le riforme strutturali.

Per il nostro Paese si tratta di rivoltare lo Stato, fare in pochissimo tempo quello che non si è stati in grado di fare negli ultimi 20 anni e, cioè: riformare la pubblica amministrazione, semplificare il quadro normativo, ridurre la durata dei processi civili, gestire con diligenza i fondi europei, cambiare il mercato del lavoro e, ancora, rivedere i processi di formazione professionale e d’istruzione, diminuire il carico fiscale su imprese e lavoratori, perseguire in modo più concreto ed efficiente il contrasto all’ evasione fiscale e aprirsi al mercato dei servizi.

 E’ “evidente” che sono tutte “cose” alla “portata” del Governo Letta che, sostenuto da una “solida e coesa maggioranza”, un giorno sì e l’altro pure, ha difficoltà a mantenere il numero legale al Senato e a mettere nelle condizioni le commissioni parlamentari di lavorare con cognizione di causa.

 Tali accordi potrebbero tradursi in prestiti erogati attraverso il meccanismo del MES o direttamente dalla BEI, contratti a tassi più bassi rispetto a quelli di mercato, e finalizzati a finanziare le riforme. Tutto bello, se non fosse per il fatto che gli “accordi contrattuali”, proposti dalla Germania, prevedono che dallo scambio tra riforme, definite essenziali, ed aiuti, siano esclusi i paesi sotto programma di assistenza e quelli in procedura per disavanzo eccessivo. Nella sostanza, chi non rispetta il Six Pack, il Two Pack e tutto l’ armamentario previsto dal Fiscal Compact, è messo con le spalle al muro. I paesi che hanno bisogno d’aiuto, dall’Europa a trazione tedesca, riceveranno un NIET e le “riforme” se le dovranno finanziare con lacrime e sangue a differenza di quei paesi, sempre più “virtuosi”, che si finanzieranno le riforme con i soldi di chi è condannato a fare la fame.

 Le differenze tra i paesi in Europa sono destinate ad aumentare. Solo Letta e gli “economisti” che curano gli editoriali dei “grandi” giornali sono entusiasti di questo meccanismo che si sta delineando. Letta, senza neanche molta convinzione, sostiene che durante il semestre Europeo sarà suo compito “lottare per dare alla zona euro una capacità finanziaria per incentivare i paesi a compiere l’ultimo miglio delle riforme”.

Qualcuno dovrebbe ricordare a Letta che sul piano delle riforme l’Italia deve ancora iniziare a percorrere il primo miglio, che il suo Governo è diviso su tutto e che continua, imperterrito, a percorrere la strada dell’aumento della spesa corrente, delle tasse, del debito pubblico e, soprattutto, che la presidenza di turno del Consiglio Europeo non conferisce alcun potere politico ma, altro non è, che una mera segreteria tecnica che annuncia l’ordine del giorno e che si muove sulla base di un’agenda già preconfezionata a Bruxelles. Barbara Lezzi Portavoce M5S Senato

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