"Paradosso nello Ionio, vogliamo salvare i delfini o ucciderli?"

BARI - “La scienza studia i cetacei e la tecnologia rischia di ucciderli. È il paradosso che si verifica nello Ionio, secondo il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna.
Da una parte, a 80 km da Capo Passero, l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, immerge 14 sensori acustici a 3500 metri di profondità per tracciare il passaggio dei capodogli. L’obiettivo è suggerire rotte marittime in superficie che riducano al minimo l’inquinamento acustico  al transito dei cetacei.
In totale contraddizione, nello Ionio settentrionale, gli studi scientifici consegnati al sindaco di Taranto dall’associazione Jonian Dolphin Conservation (JDC) confermano che le tecniche di ricerca di idrocarburi e le trivellazioni per sfruttare i giacimenti sottomarini danneggiano in maniera irreversibile, anche a decine di chilometri, gli apparati uditivi dei delfini, disorientandoli e provocandone lo spiaggiamento e la morte”.

“Così, nello Ionio, da una parte si minaccia la sopravvivenza i cetacei, dall’altra si lavora per salvarli: non possiamo che dichiararci preoccupati - dichiara Introna - e confermare la nostra posizione, attenta all’ambiente terrestre e marino, rispettosa dei litorali, delle acque e della piattaforma continentale”.

Mentre è senz’altro apprezzabile l’iniziativa dell’Istituto di fisica, gli studi allarmanti dell’impatto sulla fauna marina confermano la validità del NO corale della Puglia alla politica degli idrocarburi in mare. La nostra linea è proteggere, oltre alla balneazione, anche la flora e l’ambiente sottomarino, salvaguardare l’equilibrio dell’ecosistema costiero complessivo, dai litorali alle acque nazionali ed oltre, in superficie e nelle profondità”.

Proprio per questo, aggiunge il presidente del Consiglio regionale pugliese, “spostando l’attenzione all’Adriatico meridionale e guardando all’avvio delle prospezioni marine per la TAP, che dovrebbe approdare nel Salento, ci attendiamo non semplici rassicurazioni dall’azienda interessata, ma dati concreti e scientificamente supportati che le attività non produrranno danni all’habitat marino”.

“Invitiamo inoltre gli uffici regionali e ministeriali preposti – conclude Introna – a verificare col massimo rigore che le ricerche e le successive operazioni si svolgano nel rispetto dei parametri, con l’assoluta garanzia di non interferire con la fauna marina, di non intaccare la vegetazione dei fondali e di non mettere a rischio le praterie di posidonia”.

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