FRANCIA - Condannato a quattro anni di carcere e 75mila euro di multa Jean-Claude Mas, il fondatore e proprietario dell'azienda francese Pip, finita al centro di un maxi scandalo per aver venduto migliaia di protesi al seno difettose.
Il 74enne e' stato riconosciuto colpevole di frode. Tra i condannati anche quattro ex alti dirigenti dell'azienda, con pene che vanno dai tre anni a 18 mesi con la condizionale. Il processo a carico del fondatore della Pip (Poly Implant Prothese) si era aperto la scorsa primavera: Mas aveva affrontato la testimonianza di 400 donne che si erano sottoposte all'impianto di protesi mammarie contenenti silicone industriale.
Il procedimento aveva visto il coinvolgimento di 300 avvocati e 7.400 parti civili, tra cui l'Agenzia dei prodotti per la salute (Ansm) e l'organismo certificatore tedesco Tuv. Proprio quest'ultimo, il mese scorso era stato riconosciuto colpevole di negligenza dal tribunale di Tolone per non aver verificato in maniera appropriata gli impianti e condannato a pagare oltre 50 milioni di euro a 6 distributori e oltre 1.600 donne. Mas, insieme ai dirigenti, si era sempre difeso confermando di aver usato il silicone industriale ma sostenendo che gli impianti non ponevano rischi per la salute. La corte di Marsiglia non e' entrata nel merito della questione, pronunciandosi solo sull'accusa di frode nei confronti degli imputati.
Il 74enne e' stato riconosciuto colpevole di frode. Tra i condannati anche quattro ex alti dirigenti dell'azienda, con pene che vanno dai tre anni a 18 mesi con la condizionale. Il processo a carico del fondatore della Pip (Poly Implant Prothese) si era aperto la scorsa primavera: Mas aveva affrontato la testimonianza di 400 donne che si erano sottoposte all'impianto di protesi mammarie contenenti silicone industriale.
Il procedimento aveva visto il coinvolgimento di 300 avvocati e 7.400 parti civili, tra cui l'Agenzia dei prodotti per la salute (Ansm) e l'organismo certificatore tedesco Tuv. Proprio quest'ultimo, il mese scorso era stato riconosciuto colpevole di negligenza dal tribunale di Tolone per non aver verificato in maniera appropriata gli impianti e condannato a pagare oltre 50 milioni di euro a 6 distributori e oltre 1.600 donne. Mas, insieme ai dirigenti, si era sempre difeso confermando di aver usato il silicone industriale ma sostenendo che gli impianti non ponevano rischi per la salute. La corte di Marsiglia non e' entrata nel merito della questione, pronunciandosi solo sull'accusa di frode nei confronti degli imputati.
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