PUNTO E A CAPO / ''L'ora della verità per Letta: o si cambia o si va al voto''
BARI - di Giuliano Gasparotti - Il destino del Governo Letta è appeso al filo, anzi alla lettera di un contratto politico: l'elenco delle cose da fare per il 2014. Il primo a proporlo è stato l'ex Premier Mario Monti. Il sempiterno Casini ed il ministro pugliese Mauro spaccarono, un mese fa, l'unità di Scelta civica proprio in nome di un “appoggio incondizionato” a Letta, salvo ritrovarlo pochi giorni fa, il famigerato contratto, tra le richieste di Alfano appena divisosi da Berlusconi. Solo poche ore fa è Matteo Renzi a proporre un patto sul quale si giocherà la fiducia il prossimo 11 dicembre il Governo in carica. Oltre alle idee da rinfrescare, l'auspicio è che anche le teste possano cambiare coerentemente, a cominciare proprio dal delicatissimo ruolo (malgiocato) da D'Alia come Ministro della Funzione Pubblica che ha fatto esattamente l'opposto della riforma della burocrazia italiana.
Taglio dei costi della politica, lavoro ed Europa, ovvero riforma dei fondi strutturali, immigrazione e diritti civili: questa la proposta di Renzi subito bollata dai detrattori come la richiesta di elezioni anticipate per il prossimo febbraio. Di fondo c'è un principio condivisibile: la credibilità della politica dipende dalla sua capacità di cambiare. Modificare la Costituzione per fare del Senato la Camera delle Autonomie (dove siederebbero i Presidenti delle Regioni ed i Sindaci delle Aree Metropolitane) sarebbe una soluzione utile per velocizzare il funzionamento del Parlamento risparmiando su costi eccessivamente elevati (quasi 800 mln).
Introdurre, inoltre, dei meccanismi costituzionali che controllino le spese spesso impazzite delle Regioni, oltre alla cancellazione delle Province e della miriade di enti inutili, ponendo un argine costituzionale allo Stato imprenditore, sarebbe un intervento salvifico da aggiungere all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Certamente, per rilanciare la proposta Renzi, potrebbe essere chiesto da parte del futuro Segretario il taglio dello stipendio di tutti i parlamentari democrat con la conseguente donazione dei risparmi di spesa ad un fondo per togliere le tasse dal salario di produttività dei lavoratori, per esempio. Sarebbe un bel segnale di serietà accanto all'abolizione del Porcellum con la scrittura di una nuova legge elettorale, fondata su tre principi: maggioritario, collegi uninominali e primarie.
La semplificazione delle regole sul lavoro e l'introduzione della Flexsecurity proposta da anni da Pietro Ichino, a cominciare dal pubblico impiego, sarebbe una svolta di grande rilievo. L'Europa, di cui l'Italia prenderà dal luglio 2014 la presidenza, è l'altro tassello ineludibile e correttamente Renzi punta l'indice sui Fondi strutturali e sui diritti civili e di cittadinanza. Non dimentichiamoci che per l'inefficienza e l'incapacità della politica, cittadini ed imprese italiane rischiano di perdere ben 26 mld di euro dei fondi strutturali ad oggi non utilizzati. Per non parlare di riforme come la legge sulle unioni civili, quella contro l'omofobia e la realizzazione di una seria politica antidiscriminatoria che l'Italia attende da trent'anni ed ancora non sono state realizzate.
Considerando che il governo Letta non ha un Ministro per le Pari Opportunità, dopo le dimissioni di Iosefa Idem, né ha un sottosegretario dedicato, avendo accorpato le deleghe alla già pluridelegata Cecilia Guerra, sarebbe sicuramente opportuno ridisegnare la compagine dell'esecutivo. L'unico modo che consentirebbe a Letta di presentarsi a testa alta in Europa, senza giustificarsi per ritardi trentennali non più tollerabili. Ottima quindi la proposta di Matteo Renzi che anche Scelta Civica dovrebbe supportare per rilanciare l'attività di un governo che si era presentato come quello del “fare” ma che rischia di essere ricordato soltanto per i propri rinvii.
BIOGRAFIA - Giuliano Gasparotti, giurista, si occupa attualmente di privacy e diritti della persona per Regione Toscana dopo aver a lungo approfondito i temi dell'amministrazione digitale, società dell'informazione e della comunicazione, degli aspetti giuridici del documento elettronico, dell'organizzazione del lavoro pubblico. Dopo la Scuola di formazione politica Ulibo di Prodi, ha approfondito per il Pd i temi della creatività, dei diritti civili, della innovazione, dello sviluppo competitivo dei territori e dell’economia della conoscenza, della cultura contemporanea e della identità politica postmoderna. Ideatore e fondatore delle Officine Democratiche (che raccoglie i “meccanici” ovvero coloro che lavorano per sanare la frattura tra politica e società) di cui è attualmente Presidente onorario è stato coordinatore fiorentino per i DS, prima, e per il PD, poi, ed è tra gli estensori delle proposte sulla laicità ed i diritti civili per il programma di candidatura di Matteo Renzi alle Primarie 2012. Candidato “rottamatore” con l'ex Premier Mario Monti, è parte del Coordinamento politico toscano ed è Responsabile nazionale Area Diritti Civili di Scelta Civica per l'Italia.
Taglio dei costi della politica, lavoro ed Europa, ovvero riforma dei fondi strutturali, immigrazione e diritti civili: questa la proposta di Renzi subito bollata dai detrattori come la richiesta di elezioni anticipate per il prossimo febbraio. Di fondo c'è un principio condivisibile: la credibilità della politica dipende dalla sua capacità di cambiare. Modificare la Costituzione per fare del Senato la Camera delle Autonomie (dove siederebbero i Presidenti delle Regioni ed i Sindaci delle Aree Metropolitane) sarebbe una soluzione utile per velocizzare il funzionamento del Parlamento risparmiando su costi eccessivamente elevati (quasi 800 mln).
Introdurre, inoltre, dei meccanismi costituzionali che controllino le spese spesso impazzite delle Regioni, oltre alla cancellazione delle Province e della miriade di enti inutili, ponendo un argine costituzionale allo Stato imprenditore, sarebbe un intervento salvifico da aggiungere all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti. Certamente, per rilanciare la proposta Renzi, potrebbe essere chiesto da parte del futuro Segretario il taglio dello stipendio di tutti i parlamentari democrat con la conseguente donazione dei risparmi di spesa ad un fondo per togliere le tasse dal salario di produttività dei lavoratori, per esempio. Sarebbe un bel segnale di serietà accanto all'abolizione del Porcellum con la scrittura di una nuova legge elettorale, fondata su tre principi: maggioritario, collegi uninominali e primarie.
La semplificazione delle regole sul lavoro e l'introduzione della Flexsecurity proposta da anni da Pietro Ichino, a cominciare dal pubblico impiego, sarebbe una svolta di grande rilievo. L'Europa, di cui l'Italia prenderà dal luglio 2014 la presidenza, è l'altro tassello ineludibile e correttamente Renzi punta l'indice sui Fondi strutturali e sui diritti civili e di cittadinanza. Non dimentichiamoci che per l'inefficienza e l'incapacità della politica, cittadini ed imprese italiane rischiano di perdere ben 26 mld di euro dei fondi strutturali ad oggi non utilizzati. Per non parlare di riforme come la legge sulle unioni civili, quella contro l'omofobia e la realizzazione di una seria politica antidiscriminatoria che l'Italia attende da trent'anni ed ancora non sono state realizzate.
Considerando che il governo Letta non ha un Ministro per le Pari Opportunità, dopo le dimissioni di Iosefa Idem, né ha un sottosegretario dedicato, avendo accorpato le deleghe alla già pluridelegata Cecilia Guerra, sarebbe sicuramente opportuno ridisegnare la compagine dell'esecutivo. L'unico modo che consentirebbe a Letta di presentarsi a testa alta in Europa, senza giustificarsi per ritardi trentennali non più tollerabili. Ottima quindi la proposta di Matteo Renzi che anche Scelta Civica dovrebbe supportare per rilanciare l'attività di un governo che si era presentato come quello del “fare” ma che rischia di essere ricordato soltanto per i propri rinvii.