Scuola, "A proposito di Fund Raising..."
di Maurizio Parodi (Coordinamento Genitori Democratici).
ROMA - Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha annunciato l’intenzione di promuovere il fund raising nelle scuole pubbliche in crisi di finanziamento statale, puntando anche a ottenere l’ok dal ministero dell’Economia per defiscalizzare del tutto le donazioni alle scuole (ora è al 19 per cento). Un modello all’americana, come ha spiegato lei stessa in queste settimane: l’idea del ministro è che, non solo le aziende, ma gli ex allievi, chi ha avuto successo grazie anche ai propri studi, si volti indietro a dare un contributo perché anche le nuove generazioni possano avere le sue stesse opportunità.
“Fund raising è un'espressione non traducibile semplicemente in “raccolta fondi”. "To raise" ha il senso di: far crescere, coltivare, sorgere, ossia di sviluppare i fondi necessari a sostenere un'azione senza finalità di lucro.
Un bel dire, ma devo ammettere, prima di ogni altra considerazione, che soffro della stessa sindrome che affligge Maurizio Landini: quando si ricorre a locuzioni anglofile sento odore (talvolta mefitici effluvi) di fregatura.
L'intenzione è lodevole, ma sarei più tranquillo se prima di attingere a private, perciò “interessate”, risorse, ci si impegnasse a liberare risorse pubbliche, da destinare alla scuola pubblica (statale), eliminando spese inutili, persino dannose o scandalose, riducendo drasticamente “i costi della politica”, eliminando Province e Prefetture, evitando assurde spese militari, annullando onerose missioni di “pace” affidate ai signori della guerra, combattendo l'evasione fiscale...
In tal modo si fugherebbe il sospetto di voler trasformare la scuola in un mercato, per giunta discriminante, non essendo ammissibile la competizione tra vacche grasse (ingrassate per fini non necessariamente benefici) e vacche magrissime (poco appetibili) – facile immaginare la collocazione geografica degli “allevamenti”.
ROMA - Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha annunciato l’intenzione di promuovere il fund raising nelle scuole pubbliche in crisi di finanziamento statale, puntando anche a ottenere l’ok dal ministero dell’Economia per defiscalizzare del tutto le donazioni alle scuole (ora è al 19 per cento). Un modello all’americana, come ha spiegato lei stessa in queste settimane: l’idea del ministro è che, non solo le aziende, ma gli ex allievi, chi ha avuto successo grazie anche ai propri studi, si volti indietro a dare un contributo perché anche le nuove generazioni possano avere le sue stesse opportunità.
“Fund raising è un'espressione non traducibile semplicemente in “raccolta fondi”. "To raise" ha il senso di: far crescere, coltivare, sorgere, ossia di sviluppare i fondi necessari a sostenere un'azione senza finalità di lucro.
Un bel dire, ma devo ammettere, prima di ogni altra considerazione, che soffro della stessa sindrome che affligge Maurizio Landini: quando si ricorre a locuzioni anglofile sento odore (talvolta mefitici effluvi) di fregatura.
L'intenzione è lodevole, ma sarei più tranquillo se prima di attingere a private, perciò “interessate”, risorse, ci si impegnasse a liberare risorse pubbliche, da destinare alla scuola pubblica (statale), eliminando spese inutili, persino dannose o scandalose, riducendo drasticamente “i costi della politica”, eliminando Province e Prefetture, evitando assurde spese militari, annullando onerose missioni di “pace” affidate ai signori della guerra, combattendo l'evasione fiscale...
In tal modo si fugherebbe il sospetto di voler trasformare la scuola in un mercato, per giunta discriminante, non essendo ammissibile la competizione tra vacche grasse (ingrassate per fini non necessariamente benefici) e vacche magrissime (poco appetibili) – facile immaginare la collocazione geografica degli “allevamenti”.
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Politica