BARI - "Contribuire a migliorare la situazione disumana delle carceri non è fuori dalle nostre possibilità d’intervento e me ne sono convinto a seguito delle frequenti visite alle carceri pugliesi, e da ultimo a quello di Taranto. Per questo e sul modello del protocollo tematico sottoscritto dal Ministero della Giustizia e dalla Regione Toscana, ho chiesto ai Presidenti di I e III Commissione di convocare un'apposita riunione, per verificare la possibilità di replicare l'iniziativa in Puglia."
Lo dichiara il consigliere regionale Fabiano Amati, rendendo noto di aver chiesto questa mattina ai Presidenti della I e III Commissione consiliare - Giovanni Brigante e Leonardo Marino - la convocazione di una apposita riunione, per esaminare la possibilità di sottoscrivere - anche per la Puglia - un protocollo tematico con il Ministero della Giustizia, sul modello di quello sottoscritto dalla Regione Toscana nei giorni scorsi.
Alla riunione delle Commissioni il consigliere Amati ha chiesto di invitare in audizione il Presidente Presidente della Giunta regionale, o suoi delegati, il Presidente dell’ANCI Puglia, i Presidenti dei Tribunali di sorveglianza dei distretti di Corte d’Appello di Bari e Lecce, il Garante regionale dei detenuti e i Dirigenti regionali comunque competenti sull'argomento.
"La sottoscrizione del protocollo - ha spiegato Amati - punta a dare un po' più di compiutezza alle prescrizioni costituzionali sulla esecuzione della pena.
Il protocollo sottoscritto dalla Toscana e che vorrei fosse replicato in Puglia, prevede programmi di promozione del lavoro di pubblica utilità prestato dalle persone detenute in favore delle comunità locali, anche con riferimento al protocollo del 2012 sottoscritto dal Ministero della Giustizia e dall'ANCI. Detti programmi potrebbero essere finanziati in compartecipazione dalla Cassa delle ammende e dalla Regione.
Sarebbe il caso di prevedere, inoltre e sempre sul modello toscano, di destinare in comunità residenziali i detenuti che possono usufruire delle misure alternative, così da generare la riduzione del sovraffollamento delle carceri e a condizione che i posti liberati dai detenuti ospitati nelle comunità residenziali non siano poi occupati da altri detenuti, magari trasferiti da altre regioni.
In definitiva - ha concluso Amati - il programma mi pare idoneo, detto riassuntivamente, a sovvertire l’idea che bastino i programmi di edilizia carceraria ad avverare le previsioni costituzionali e il senso di umanità che almeno a parole tutti professiamo".
Lo dichiara il consigliere regionale Fabiano Amati, rendendo noto di aver chiesto questa mattina ai Presidenti della I e III Commissione consiliare - Giovanni Brigante e Leonardo Marino - la convocazione di una apposita riunione, per esaminare la possibilità di sottoscrivere - anche per la Puglia - un protocollo tematico con il Ministero della Giustizia, sul modello di quello sottoscritto dalla Regione Toscana nei giorni scorsi.
Alla riunione delle Commissioni il consigliere Amati ha chiesto di invitare in audizione il Presidente Presidente della Giunta regionale, o suoi delegati, il Presidente dell’ANCI Puglia, i Presidenti dei Tribunali di sorveglianza dei distretti di Corte d’Appello di Bari e Lecce, il Garante regionale dei detenuti e i Dirigenti regionali comunque competenti sull'argomento.
"La sottoscrizione del protocollo - ha spiegato Amati - punta a dare un po' più di compiutezza alle prescrizioni costituzionali sulla esecuzione della pena.
Il protocollo sottoscritto dalla Toscana e che vorrei fosse replicato in Puglia, prevede programmi di promozione del lavoro di pubblica utilità prestato dalle persone detenute in favore delle comunità locali, anche con riferimento al protocollo del 2012 sottoscritto dal Ministero della Giustizia e dall'ANCI. Detti programmi potrebbero essere finanziati in compartecipazione dalla Cassa delle ammende e dalla Regione.
Sarebbe il caso di prevedere, inoltre e sempre sul modello toscano, di destinare in comunità residenziali i detenuti che possono usufruire delle misure alternative, così da generare la riduzione del sovraffollamento delle carceri e a condizione che i posti liberati dai detenuti ospitati nelle comunità residenziali non siano poi occupati da altri detenuti, magari trasferiti da altre regioni.
In definitiva - ha concluso Amati - il programma mi pare idoneo, detto riassuntivamente, a sovvertire l’idea che bastino i programmi di edilizia carceraria ad avverare le previsioni costituzionali e il senso di umanità che almeno a parole tutti professiamo".
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