(Foto: la reliquia di Benedetto XIII) |
GRAVINA IN PUGLIA (BA) - Nell'ambito della ricerca sul cardinale, arcivescovo e papa Orsini: “Viaggio nella storia tra le pietre vive della memoria”, intrapresa oltre quindici anni fa, e non ancora conclusa, perché ricca sempre di nuovi spunti e di nuove scoperte storiche ed iconografiche, è spuntato un pezzo raro, originale. Una reliquia, esattamente un osso del cranio, con ogni probabilità, conservata presso il nascente museo dei papi di Padova, diretto e curato da Ivan Marsura, il quale dichiara d’averla ricevuta in dono da un prete di Venezia, città in cui non sono mancate e non mancano testimonianze riferite all'Orsini.
Egli, tra l’altro, apparteneva alla nobiltà veneta. Oltre questo dato biografico, c’è quello più interessante che lega il giovane Pierfrancesco Orsini a Venezia. Egli, all'età di 17 anni, volle compiere, nascondendo alla madre le sue reali intenzioni, un viaggio d'istruzione, per l'Italia, facendo sosta e tappa, soprattutto a Venezia, recandosi presso il convento San Domenico di Castello, dove chiese di essere accolto come frate domenicano, vestendo le bianche lane di san Domenico. Venezia si rivela, ancora una volta città orsiniana, perchè, presso la Chiesa Santa Maria dei Gesuati si conserva nella volta un dipinto del Tiepolo che riproduce Benedetto XIII. Inoltre, sempre presso la stessa chiesa è conservata una copia della medaglia coniata per la costruzione dell'edificio sacro, avvenuta durante il pontificato del papa domenicano.
Medaglia che fu incastonata all'interno della prima pietra, benedetta dal patriarca di Venezia, Marco Gradenigo, il 17 maggio 1726. "Nel recto, la medaglia conteneva le chiavi papali con scudo al di sotto, entro il quale una corona, con stelle, era sovrapposta a due palme. Sul lato inferiore a destra, stava una torre ed a sinistra, una spada con la scritta in onore del papa domenicano Benedetto XIII, allora regnante. Sul lato sinistro della medaglia c'era lo stemma del doge Alvise Mocenigo, allora ducante, ed a destra quello del patriarca Marco Gradenigo. Al di sotto, veniva effigiato lo stemma del convento dei Gesuati. Nel verso, la scritta in latino, ricordava l'avvenimento e la dedica del nuovo tempio alla Vergine del Rosario".
Fin qui i legami tra la città lagunare il casato dell’Orsini e lo stesso erede fattosi frate figlio di san Domenico, eletto cardinale a 22 anni, arcivescovo di Manfredonia, Cesena e Benevento, successivamente sul Soglio di Pietro col nome di Benedetto XIII. Per tornare alla reliquia ritrovata, c’è da dire che essa è priva del certificato di autenticità, ma si conserva il cartiglio originale allegato al sacro reperto.
Comunque, per gli indizi a cui ho fatto riferimento, la reliquia è da ritenere veritiera e verosimile, perchè al di là della scomparsa, nel frattempo, del convento di san Domenico a Castello, pur resta la testimonianza della presenza domenicana costituita dalla chiesa dei Gesuati, dedicata alla Vergine del Rosario, icona molto cara e legata alla storia dei padri domenicani.
Per queste ultime ragioni non si può, quindi, escludere che la reliquia di papa Benedetto XIII possa essere stata portata a Venezia, in occasione del primo processo per la Beatificazione del pontefice, celebrato a Tortona il 1755, per il quale fu, certamente fatta una ricognizione dei resti mortali nella sua tomba custodita e conservata nella basilica romana di santa Maria Sopra Minerva, e, quindi, non è da escludere che in quella occasione sia stato trafugato un pezzo di corpo, una testimonianza, consistente in un osso del cranio, da conservare nel luogo dove egli aveva fatto ingresso per seguire la sua vocazione di religioso.