BARI - Il giudice civile del Tribunale di Bari Francesco Caso ha ordinato al ministero dell'Interno e alla Prefettura di Bari di eseguire, entro il termine perentorio di 90 giorni, i lavori necessari e indifferibili per garantire condizioni minime di rispetto dei diritti umani nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Bari.
Ne dà notizia l'associazione Class Action Procedimentale, per la quale questa è ''un'ulteriore tappa per la definitiva chiusura di una struttura carceraria extra ordinem''.
Ne dà notizia l'associazione Class Action Procedimentale, per la quale questa è ''un'ulteriore tappa per la definitiva chiusura di una struttura carceraria extra ordinem''.
Il sindaco di Bari Michele Emiliano esprime apprezzamento per la decisione del giudice civile del Tribunale di Bari che, accogliendo le istanze contenute nell’azione popolare promossa dall’associazione Class action procedimentale, ha ordinato l’esecuzione, entro 90 giorni, dei lavori indifferibili e necessari a garantire le condizioni minime di rispetto dei diritti umani nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Bari.
“Sin dal suo insediamento nel 2004 - dichiara il sindaco di Bari - la mia amministrazione ha espresso ufficialmente il proprio dissenso circa la realizzazione di centri destinati alla detenzione di soggetti che non hanno commesso reati nel nostro territorio, ma che vi giungono in fuga da persecuzioni o alla ricerca di un’esistenza libera e dignitosa. La sentenza odierna ristabilisce l’inviolabilità dei diritti umani e obbliga il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Bari a porre rimedio ad una situazione strutturale indegna di un Paese civile”.
“Questa sentenza dunque - prosegue Emiliano - fissa un punto di non ritorno: i CIE così come sono stati concepiti non garantiscono il rispetto e la tutela dei diritti umani. Ora attendiamo di capire come lo Stato deciderà di muoversi, ma il termine perentorio di 90 giorni fissato dal giudice Caso non lascia spazio ad alternative”.