MILANO - E' stato emesso un mandato d'arresto, nell'ambito di una inchiesta della procura di Milano, per Fabio Riva, già coinvolto nell'inchiesta della Procura di Taranto sull'Ilva. Fabio Riva al momento si troverebbe in Inghilterra.
Fabio Riva, figlio di Emilio, patron dell'Ilva di Taranto, viene contestata, da quanto si è saputo, una truffa ai danni dello Stato per centinaia di milioni di euro, per l'erogazione di contributi all'esportazione che sarebbe stata realizzata attraverso la holding Riva Fire.
Per Fabio Riva sarebbe stato emesso un mandato d'arresto, dal momento che è residente a Londra. Altre due persone, invece, sono state arrestate: un dirigente della Riva Fire e un professionista. Indagata anche la società Riva Fire.
LE ACCUSE - Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Fabio Riva, in concorso con altri, avrebbe realizzato un sistema per ricevere indebitamente erogazioni pubbliche utilizzando la legge Ossola che prevede contributi alle società italiane che esportano e che si trovano a far fronte a forti dilazioni di pagamento da parte dei clienti esteri.
I contributi, viene spiegato in ambienti giudiziari, sono erogati dalla Simest di Roma, società partecipata dalla Cassa depositi e prestiti. Secondo gli inquirenti l'Ilva di Taranto non avrebbe avuto i requisiti idonei per accedere a questo tipo di contributi poichè tratta principalmente con Stati esteri o grandi aziende che saldano o alla consegna o, al massimo, con scadenze di 30-60-90 giorni.
Per riuscire ad ottenere i contributi, è la contestazione dell'accusa, sarebbe stata costituita in Svizzera l'Ilva Sa, società che sarebbe stata interposta tra l'Ilva di Taranto e i committenti esteri così da far figurare che i pagamenti alla società italiana venivano fatti da quella svizzera la quale dilazionava i pagamenti nei tempi previsti per riuscire ad accedere ai contributi statali. Nell'inchiesta risulta indagata in base alla legge 231 anche la Riva Fire.
Fabio Riva, figlio di Emilio, patron dell'Ilva di Taranto, viene contestata, da quanto si è saputo, una truffa ai danni dello Stato per centinaia di milioni di euro, per l'erogazione di contributi all'esportazione che sarebbe stata realizzata attraverso la holding Riva Fire.
Fabio Riva, figlio del patron Emilio |
LE ACCUSE - Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Fabio Riva, in concorso con altri, avrebbe realizzato un sistema per ricevere indebitamente erogazioni pubbliche utilizzando la legge Ossola che prevede contributi alle società italiane che esportano e che si trovano a far fronte a forti dilazioni di pagamento da parte dei clienti esteri.
I contributi, viene spiegato in ambienti giudiziari, sono erogati dalla Simest di Roma, società partecipata dalla Cassa depositi e prestiti. Secondo gli inquirenti l'Ilva di Taranto non avrebbe avuto i requisiti idonei per accedere a questo tipo di contributi poichè tratta principalmente con Stati esteri o grandi aziende che saldano o alla consegna o, al massimo, con scadenze di 30-60-90 giorni.
Per riuscire ad ottenere i contributi, è la contestazione dell'accusa, sarebbe stata costituita in Svizzera l'Ilva Sa, società che sarebbe stata interposta tra l'Ilva di Taranto e i committenti esteri così da far figurare che i pagamenti alla società italiana venivano fatti da quella svizzera la quale dilazionava i pagamenti nei tempi previsti per riuscire ad accedere ai contributi statali. Nell'inchiesta risulta indagata in base alla legge 231 anche la Riva Fire.