LECCE - Sabato 25 gennaio, ore 18.00, il Museo della Stampa di Lecce ospita “SE UCCIDI UNA DONNA UCCIDI ANCHE ME”, convegno sul femminicidio e violenza sulle donne, a cura del Grifone Arte Contemporanea.
Il femminicidio è stato riconosciuto in Italia come un crimine di Stato. Stando ai risultati di questo studio sul triste fenomeno degli omicidi e violenze nei confronti delle donne, non ci sono sensibili differenze tra classi sociali e Nord e Sud del Paese. Purtroppo i dati sono allarmanti, e per prevenire questo dilagante fenomeno bisogna intervenire su vari ambiti, in particolare nei settori della formazione e dell’informazione.
A portare la sua drammatica testimonianza, sarà presente al convegno Michele Rea, fratello di Melania, che afferma: “Sono vicende che colpiscono l’ambito familiare e diventano una tragedia non solo per la scomparsa del proprio caro, ma perché fanno mutare vorticosamente ed inaspettatamente la vita di una famiglia: persone segnate per sempre da un gesto disumano”.
Interverranno S.E. Mons. Lucio Renna - Vescovo della Diocesi di San Severo, Elsa Valeria Mignone – Magistrato, Maria Luisa Toto – Presidente Centro Antiviolenza “Renata Fonte”, Ilaria Marinaci – Giornalista “Nuovo Quotidiano di Puglia”.
“Dinanzi alla grave piaga sociale della violenza sulle donne e sul femminicidio non si può restare indifferenti – ammonisce Mons. Renna - come se nulla accadesse, o come se quello che accade può interessare solo gli altri. Il convegno su quest’argomento ha lo scopo di sensibilizzare al terribile problema che attraversa il vissuto quotidiano, non solo della nostra Italia ma di tutto il mondo. Non si può ignorare la frequenza od addirittura la progressione esponenziale per numero di atrocità che caratterizza questa piaga. Io credo – conclude il Pastore della Diocesi, molto sensibile alla tematica -che il motivo di fondo possa individuarsi nel vuoto di valori che la nostra umanità sta creando con la perversa arte di disistima degli stessi e la perfida insinuazione che questi valori o non sono affatto tali o si potrebbero negoziare e sostituire con altri che, ipotizzando una strana e pericolosa forma di libertà , avvinghiano le spire velenose della cultura di morte”.
Il femminicidio è stato riconosciuto in Italia come un crimine di Stato. Stando ai risultati di questo studio sul triste fenomeno degli omicidi e violenze nei confronti delle donne, non ci sono sensibili differenze tra classi sociali e Nord e Sud del Paese. Purtroppo i dati sono allarmanti, e per prevenire questo dilagante fenomeno bisogna intervenire su vari ambiti, in particolare nei settori della formazione e dell’informazione.
A portare la sua drammatica testimonianza, sarà presente al convegno Michele Rea, fratello di Melania, che afferma: “Sono vicende che colpiscono l’ambito familiare e diventano una tragedia non solo per la scomparsa del proprio caro, ma perché fanno mutare vorticosamente ed inaspettatamente la vita di una famiglia: persone segnate per sempre da un gesto disumano”.
Interverranno S.E. Mons. Lucio Renna - Vescovo della Diocesi di San Severo, Elsa Valeria Mignone – Magistrato, Maria Luisa Toto – Presidente Centro Antiviolenza “Renata Fonte”, Ilaria Marinaci – Giornalista “Nuovo Quotidiano di Puglia”.
“Dinanzi alla grave piaga sociale della violenza sulle donne e sul femminicidio non si può restare indifferenti – ammonisce Mons. Renna - come se nulla accadesse, o come se quello che accade può interessare solo gli altri. Il convegno su quest’argomento ha lo scopo di sensibilizzare al terribile problema che attraversa il vissuto quotidiano, non solo della nostra Italia ma di tutto il mondo. Non si può ignorare la frequenza od addirittura la progressione esponenziale per numero di atrocità che caratterizza questa piaga. Io credo – conclude il Pastore della Diocesi, molto sensibile alla tematica -che il motivo di fondo possa individuarsi nel vuoto di valori che la nostra umanità sta creando con la perversa arte di disistima degli stessi e la perfida insinuazione che questi valori o non sono affatto tali o si potrebbero negoziare e sostituire con altri che, ipotizzando una strana e pericolosa forma di libertà , avvinghiano le spire velenose della cultura di morte”.