di Giuliano Gasparotti - Si scrive “ridateci le preferenze” ma in realtà , tra le righe delle dichiarazioni sull'Italicum, che non è un treno ma la proposta di nuova legge elettorale, si legge “abbassiamo lo sbarramento” così da far sopravvivere i tanti (troppi) partitini in cui è divisa la politica italiana. Con estrema chiarezza, infatti, Renzi ha già individuato il modo che consente ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti nel futuro Parlamento: le primarie di circoscrizione. Sbloccando, su base volontaria, i listini bloccati ed evitando di creare nuovi gruppi di nominati, i (non si sa mai fino a che punto) fedelissimi dei capi, che fuori dal Palazzo non riuscirebbero a prendere neanche un voto: deprimente spettacolo prodotto in questi anni. La proposta adesso deve attraversare la palude delle attuali Camere che, tenteranno l'assalto alla diligenza per modificarne il testo e rinviarne l'approvazione.
Nel proprio discorso di (re)insediamento il Presidente Napolitano rimproverò ai partiti proprio la mancata riforma elettorale tra le tante omissioni, irresponsabilità , tatticismi e strumentalismi concludendo “questo vostro applauso non induca a nessuna autoindulgenza”. La recente vicenda del poi ritirato decreto Salva-Roma è un chiaro esempio di come funzionano certe cose. L'accordo tra Renzi e Berlusconi prevede il doppio turno di coalizione, sbarramenti alti e primarie volontarie per la scelta dei parlamentari. Preferenze a parte i rilievi sono due: troppo bassa la soglia di accesso al premio di maggioranza perché consentirebbe col 35% di voti di avere una sovrarappresentanza del 55% dei seggi, e troppo alte sono le soglie di sbarramento (5% per i partiti in coalizione; 8% per i partiti fuori coalizione; 12% per le coalizioni). Tecnicismi a parte, se andassimo a votare domattina in Parlamento ci ritroveremmo soli 3 partiti: Pd, Forza Italia e 5 Stelle. Al di là del solito teatrino di dichiarazioni, basterebbe specificare meglio l'accordo. Come? Inserire per legge le primarie (come accade nella vigente legge toscana). Chi non vuole dare un vantaggio competitivo agli avversari, presentandosi meglio all'elettorato, faccia le primarie e dia agli elettori la facoltà di scelta dei futuri parlamentari. Specificare che il premio di maggioranza va attribuito alla coalizione vincente prevedendo una quota di seggi dello stesso premio da attribuire proporzionalmente come recupero per le sole forze che non superano lo sbarramento ma sono parte della maggioranza uscita vincente alle urne. Utilissima sarebbe una norma “antiribaltone” che preveda la decadenza degli onorevoli che eletti in una lista decidano di cambiare casacca in corso d'opera. Certamente alzando dal 35% al 40% la soglia di assegnazione del premio od abbassando le soglie di sbarramento si risolverebbero quei dubbi di costituzionalità da più parti sollevati ma con il rischio di riprodurre una Camera con gli stessi vizi di inconcludenza ed ingovernabilità che ci sono oggi.
I piccoli partiti spariranno? No, saranno però costretti a stringere degli accordi di coalizione oppure a federarsi con i partiti maggiori e potranno condurre dall'interno le proprie battaglie politiche. Se invece continueranno a guardarsi l'ombelico è bene che, senza consenso sufficiente, non abbiano rappresentanze istituzionali. “Siamo cresciuti dello 0, 7%: un grande successo”: nessuno vorrebbe più rileggere sui quotidiani frasi del genere che appartengono alla I Repubblica durante la quale tutto cambiava (a cominciare dai Governi) per non cambiare assolutamente nulla. 43 Governi in 45 anni anni non sono cosa di poco conto rispetto ai vent'anni di maggioritario durante i quali, salvo ribaltoni, i Presidenti del Consiglio sono stati Berlusconi (3,340 giorni da Premier), Prodi, D'Alema, Amato, Monti e Letta con una imperfetta ma pur importante stabilità . Una semplificazione del quadro, quindi, è indispensabile e con questa riforma i cittadini potranno scegliere il Governo, la maggioranza, il partito e con le primarie anche i propri rappresentanti. Sarà davvero la volta buona?
BIOGRAFIA - Giuliano Gasparotti, giurista, si occupa attualmente di privacy e diritti della persona per Regione Toscana dopo aver a lungo approfondito i temi dell'amministrazione digitale, società dell'informazione e della comunicazione, degli aspetti giuridici del documento elettronico, dell'organizzazione del lavoro pubblico. Dopo la Scuola di formazione politica Ulibo di Prodi, ha approfondito per il Pd i temi della creatività , dei diritti civili, della innovazione, dello sviluppo competitivo dei territori e dell’economia della conoscenza, della cultura contemporanea e della identità politica postmoderna. Ideatore e fondatore delle Officine Democratiche (che raccoglie i “meccanici” ovvero coloro che lavorano per sanare la frattura tra politica e società ) di cui è attualmente Presidente onorario è stato coordinatore fiorentino per i DS, prima, e per il PD, poi, ed è tra gli estensori delle proposte sulla laicità ed i diritti civili per il programma di candidatura di Matteo Renzi alle Primarie 2012. Candidato “rottamatore” con l'ex Premier Mario Monti, è parte del Coordinamento politico toscano ed è Responsabile nazionale Area Diritti Civili di Scelta Civica per l'Italia.
Nel proprio discorso di (re)insediamento il Presidente Napolitano rimproverò ai partiti proprio la mancata riforma elettorale tra le tante omissioni, irresponsabilità , tatticismi e strumentalismi concludendo “questo vostro applauso non induca a nessuna autoindulgenza”. La recente vicenda del poi ritirato decreto Salva-Roma è un chiaro esempio di come funzionano certe cose. L'accordo tra Renzi e Berlusconi prevede il doppio turno di coalizione, sbarramenti alti e primarie volontarie per la scelta dei parlamentari. Preferenze a parte i rilievi sono due: troppo bassa la soglia di accesso al premio di maggioranza perché consentirebbe col 35% di voti di avere una sovrarappresentanza del 55% dei seggi, e troppo alte sono le soglie di sbarramento (5% per i partiti in coalizione; 8% per i partiti fuori coalizione; 12% per le coalizioni). Tecnicismi a parte, se andassimo a votare domattina in Parlamento ci ritroveremmo soli 3 partiti: Pd, Forza Italia e 5 Stelle. Al di là del solito teatrino di dichiarazioni, basterebbe specificare meglio l'accordo. Come? Inserire per legge le primarie (come accade nella vigente legge toscana). Chi non vuole dare un vantaggio competitivo agli avversari, presentandosi meglio all'elettorato, faccia le primarie e dia agli elettori la facoltà di scelta dei futuri parlamentari. Specificare che il premio di maggioranza va attribuito alla coalizione vincente prevedendo una quota di seggi dello stesso premio da attribuire proporzionalmente come recupero per le sole forze che non superano lo sbarramento ma sono parte della maggioranza uscita vincente alle urne. Utilissima sarebbe una norma “antiribaltone” che preveda la decadenza degli onorevoli che eletti in una lista decidano di cambiare casacca in corso d'opera. Certamente alzando dal 35% al 40% la soglia di assegnazione del premio od abbassando le soglie di sbarramento si risolverebbero quei dubbi di costituzionalità da più parti sollevati ma con il rischio di riprodurre una Camera con gli stessi vizi di inconcludenza ed ingovernabilità che ci sono oggi.
I piccoli partiti spariranno? No, saranno però costretti a stringere degli accordi di coalizione oppure a federarsi con i partiti maggiori e potranno condurre dall'interno le proprie battaglie politiche. Se invece continueranno a guardarsi l'ombelico è bene che, senza consenso sufficiente, non abbiano rappresentanze istituzionali. “Siamo cresciuti dello 0, 7%: un grande successo”: nessuno vorrebbe più rileggere sui quotidiani frasi del genere che appartengono alla I Repubblica durante la quale tutto cambiava (a cominciare dai Governi) per non cambiare assolutamente nulla. 43 Governi in 45 anni anni non sono cosa di poco conto rispetto ai vent'anni di maggioritario durante i quali, salvo ribaltoni, i Presidenti del Consiglio sono stati Berlusconi (3,340 giorni da Premier), Prodi, D'Alema, Amato, Monti e Letta con una imperfetta ma pur importante stabilità . Una semplificazione del quadro, quindi, è indispensabile e con questa riforma i cittadini potranno scegliere il Governo, la maggioranza, il partito e con le primarie anche i propri rappresentanti. Sarà davvero la volta buona?
Giuliano Gasparotti |