Nominati 22 prefetti, liberalismo all’italiana
di Antonio Negro - Come si fa a inserire elementi di liberalismo nel nostro Paese se si resta legati alla realtà quotidiana che dalla Costituzione a oggi è fatta di compromessi, mediazioni, burocrazia e, soprattutto, della doppiezza tipica di chi rifacendosi ai valori e principi del catto-comunismo pensa di poter ammodernare la società secondo i modelli europeisti più aperti?
Si pensi un attimo alla notizia di questi giorni, un po’ sottaciuta, relativa alla nomina di 22 nuovi Prefetti fatta dal Consiglio dei Ministri del 17 dicembre ultimo scorso. A meno che non sia già cominciata la campagna elettorale, questo fatto denota di per sé la debolezza del sistema politico, per prima cosa perché è avvenuto nel silenzio generale della classe dirigente e governativa, in secondo luogo perché contrasta in maniera del tutto evidente almeno con tre aspetti fondamentali del dibattito economico, politico e di assetto istituzionale che in questo momento si sta facendo in Italia.
Cominciamo col dire che in tempi di sacrifici e di spending review, avere sulla spesa corrente il doppio di Prefetti rispetto al numero di Prefetture esistenti significa sperpero di denaro pubblico, fatto unicamente allo scopo di rafforzare una casta che gestisce una determinata fetta di potere legato ancora a vecchie logiche, retaggio del periodo napoleonico.
Le Prefetture in Italia sono 103, più le due delle province autonome di Trento e Bolzano, tante quante sono le province. I Prefetti, pagati profumatamente, erano 185, quindi molti di più, già prima delle nuove nomine: che motivo c'era di infornare queste 22 nomine il 17 dicembre?
Non solo, ma se la funzione prefettizia è stata ed è legata alla provincia, perché aumentare il numero dei Prefetti proprio mentre si sta provvedendo all'abolizione delle province? Se tutto questo non ha una logica, e non ce l'ha, come fa il nostro Paese a diventare un Paese normale? Può un Ministro dell'Interno, che si dice giovane e moderno, pensare di cambiare l'Italia con i Prefetti e le Prefetture, strumenti vecchi e anacronistici; luoghi in cui si usa ancora il termine "Sua Eccellenza" con il relativo inchino quando ci si presenta?
Il Ministro Angelino Alfano fa tutto questo proprio nel momento in cui il suo vecchio capo, Silvio Berlusconi, afferma che il Paese vive in un regime e che lui vuole farlo diventare un Paese liberale. Si può mai pensare di andare verso il liberalismo rafforzando il numero dei Prefetti, e magari anche compiti e funzioni?
In talune province si assiste, quasi impotenti, alla gestione prefettizia della politica e anche quando alcune Prefetture commettono degli abusi o errori, nessuno osa contrastarle per paura di Sua Eccellenza, appunto.
C'è la convinzione diffusa che tutto ciò che fa una Prefettura debba essere preso per oro colato, anche quando talune indicazioni o prescrizioni stridono con le norme dello stato di diritto.
Solo la Lega Nord, ed è quanto dire, pone in essere una politica di contrasto con questa casta che gestisce un potere che non ha simili in nessun Paese Europeo. Del resto, basta chiedersi come fanno le società dei Paesi nordici senza le Prefetture a funzionare meglio della nostra con tante Prefetture e col doppio dei Prefetti. E' possibile sapere a cosa servono tutti questi funzionari, di vecchia e fresca nomina, col titolo di Eccellenza?
Se la burocrazia è la palla al piede del sistema Italia, per quale motivo bisognava dotarsi di 22 nuovi burocrati, si dice addirittura senza incarico, e in prossimità della riforma delle province e, quindi, anche delle Prefetture?
Per immettere elementi di liberalismo nella società italiana bisogna rifarsi ai padri nobili che per tali principi si sono battuti con il pensiero e con l'azione: uno di questi era Luigi Einaudi. Leggiamo insieme che cosa scriveva dei Prefetti: http://www.polyarchy.org/basta/documenti/einaudi.1944.html
Si pensi un attimo alla notizia di questi giorni, un po’ sottaciuta, relativa alla nomina di 22 nuovi Prefetti fatta dal Consiglio dei Ministri del 17 dicembre ultimo scorso. A meno che non sia già cominciata la campagna elettorale, questo fatto denota di per sé la debolezza del sistema politico, per prima cosa perché è avvenuto nel silenzio generale della classe dirigente e governativa, in secondo luogo perché contrasta in maniera del tutto evidente almeno con tre aspetti fondamentali del dibattito economico, politico e di assetto istituzionale che in questo momento si sta facendo in Italia.
Cominciamo col dire che in tempi di sacrifici e di spending review, avere sulla spesa corrente il doppio di Prefetti rispetto al numero di Prefetture esistenti significa sperpero di denaro pubblico, fatto unicamente allo scopo di rafforzare una casta che gestisce una determinata fetta di potere legato ancora a vecchie logiche, retaggio del periodo napoleonico.
Le Prefetture in Italia sono 103, più le due delle province autonome di Trento e Bolzano, tante quante sono le province. I Prefetti, pagati profumatamente, erano 185, quindi molti di più, già prima delle nuove nomine: che motivo c'era di infornare queste 22 nomine il 17 dicembre?
Non solo, ma se la funzione prefettizia è stata ed è legata alla provincia, perché aumentare il numero dei Prefetti proprio mentre si sta provvedendo all'abolizione delle province? Se tutto questo non ha una logica, e non ce l'ha, come fa il nostro Paese a diventare un Paese normale? Può un Ministro dell'Interno, che si dice giovane e moderno, pensare di cambiare l'Italia con i Prefetti e le Prefetture, strumenti vecchi e anacronistici; luoghi in cui si usa ancora il termine "Sua Eccellenza" con il relativo inchino quando ci si presenta?
Il Ministro Angelino Alfano fa tutto questo proprio nel momento in cui il suo vecchio capo, Silvio Berlusconi, afferma che il Paese vive in un regime e che lui vuole farlo diventare un Paese liberale. Si può mai pensare di andare verso il liberalismo rafforzando il numero dei Prefetti, e magari anche compiti e funzioni?
In talune province si assiste, quasi impotenti, alla gestione prefettizia della politica e anche quando alcune Prefetture commettono degli abusi o errori, nessuno osa contrastarle per paura di Sua Eccellenza, appunto.
C'è la convinzione diffusa che tutto ciò che fa una Prefettura debba essere preso per oro colato, anche quando talune indicazioni o prescrizioni stridono con le norme dello stato di diritto.
Solo la Lega Nord, ed è quanto dire, pone in essere una politica di contrasto con questa casta che gestisce un potere che non ha simili in nessun Paese Europeo. Del resto, basta chiedersi come fanno le società dei Paesi nordici senza le Prefetture a funzionare meglio della nostra con tante Prefetture e col doppio dei Prefetti. E' possibile sapere a cosa servono tutti questi funzionari, di vecchia e fresca nomina, col titolo di Eccellenza?
Se la burocrazia è la palla al piede del sistema Italia, per quale motivo bisognava dotarsi di 22 nuovi burocrati, si dice addirittura senza incarico, e in prossimità della riforma delle province e, quindi, anche delle Prefetture?
Per immettere elementi di liberalismo nella società italiana bisogna rifarsi ai padri nobili che per tali principi si sono battuti con il pensiero e con l'azione: uno di questi era Luigi Einaudi. Leggiamo insieme che cosa scriveva dei Prefetti: http://www.polyarchy.org/basta/documenti/einaudi.1944.html