Stefàno twitta al ministro Bray : “Strappiamo l'abbazia di San Nicola di Casole alla distruzione assoluta”

BARI - Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta al ministro dei Beni Culturali Massimo Bray

"Caro Massimo,
il Salento ha l’onore di poter annoverare tra i suoi cittadini il ministro dei Beni Culturali, conoscitore, attento estimatore ed autentico innamorato del patrimonio culturale ed artistico del nostro Paese.

Sono persuaso, insomma, che questa sia una di quelle occasioni storiche che sarebbe un peccato sciupare. Per queste ragioni, sottopongo alla tua attenzione l'esigenza di un intero territorio e chiedo: esiste una concreta possibilità di  strappare l'antica abbazia di Casole al degrado cui sembra essere stata inesorabilmente destinata?

 E' superfluo che aggiunga ulteriori definizioni sullo straordinario complesso monastico considerato il simbolo della cristianità nel Medioevo, lì ad un tiro di schioppo dalla mia amata Otranto. Un luogo sfortunato, non c’è che dire, quel sito che in origine fu normanno, distrutto già una prima volta nel 1480 dai Turchi che assediarono quella che poi divenne la Città dei Martiri, prima di essere abbattuto dall’oblio del tempo. E dell’ignoranza.
Una delle testimonianze più suggestive del medioevo pugliese, una delle più antiche testimonianze della civiltà salentina, il luogo dove numerosi manoscritti furono copiati nel Medioevo, sede di una prestigiosissima biblioteca, considerata fra le più fornite e preziose di tutto l’Occidente ed andata perduta nel corso di una storia impietosa nei confronti di un patrimonio culturale che oggi si trova disseminato fra le diverse biblioteche d’Europa, snodo della tradizione greco-basiliana venuta a contatto con le politiche militari dei normanni, una “piccola Cluny” in terra di Puglia, grazie soprattutto alla produzione letteraria e codicologica, luogo immaginifico che nel corso del XII e XIII secolo ospitò un circolo poetico e fu culla di una grande fioritura artistica e letteraria. Questo e ancora tanto altro...

Ma mi fermo qui, senza aggiungere altro, se non la desolazione collettiva per lo stato di abbandono in cui versano i ruderi inglobati nella masseria privata, in cui greggi di pecore sono libere di pascolare. Inoltre, nessun effetto benefico sortì quella “finta” vendita on -line che pure sembrò, nel lontano 2005, aver risvegliato le coscienze (e le istituzioni locali) .

Il mio è un appello al fine umanista, che so avere certamente a cuore la situazione di Casole, con l’augurio che si possa superare questo impasse per salvare un prezioso documento architettonico, storico e artistico della storia dell’uomo. O ciò che di esso è sopravvissuto al tempo, alla storia, alle distruzioni. E anche all’ignoranza.

Un caro saluto".

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