Tempo di bilanci per la UIL di Puglia e di Bari “2013 anno nero, ma il 2014 non presenta prospettive migliori"

BARI - “L’Italia è un Paese fiaccato e smarrito, con 6 milioni di lavoratori precari e 3,2 milioni di disoccupati: in 5 anni abbiamo perso 1milione e 200mila posti di lavoro. Dal 2009 sono state chiuse 1.600.000 aziende, circa 1000 imprese al giorno, negli ultimi 10 anni è più che raddoppiato il numero degli italiani che si sono trasferiti all’estero: da 50mila a 106mila e nel 2012 l’incremento è stato del 30,1%; i pugliesi emigrati oltre confine sono stati 3978, tra gli indici più alti a livello nazionale. Nel contempo il divario Nord/Sud è cresciuto, il Pil procapite nel Mezzogiorno è il 57% di quello del Centro/Nord. E’ ora che il Paese, nelle sue istituzioni rappresentative, prenda atto che non ci sono scorciatoie per puntare alla crescita se non rimediando alle inerzie che hanno posto l’Italia su un pendio declinante. Eppure, proprio qui in Puglia, sul lavoro si continua a navigare a vista, senza strategie condivise che mirino al medio-lungo periodo”.
Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia e di Bari, è stato perentorio nel corso della consueta conferenza stampa di inizio anno: il 2013 si è chiuso con numeri in rosso, ma le prospettive per il 2014 non sono confortanti, tutt’altro.

“La recessione dell’economia italiana ed in particolare quella del Mezzogiorno provoca gravi cambiamenti della morfologia del mercato del lavoro: aumenta il peso dei disoccupati di lungo periodo, dei lavoratori poveri, del lavoratori che involontariamente sono a tempo parziale nonché del fenomeno in triste ascesa rappresentato dai giovani che non lavorano, non studiano e che non sono in formazione (i NEET). Questi ultimi, in Puglia, al 2013 sono oltre 342mila”.
“Nella nostra regione – ha continuato Pugliese – esiste il rischio che la situazione precipiti nel 2014 se non s’interviene immediatamente. Nel 2014, in Puglia, c’è il forte pericolo, qualora le nostre previsioni pessimistiche su tante aziende in crisi sparse sul territorio regionale che si barcamenano tra diverse forme di cassa integrazione dovessero rivelarsi veritiere, che il tasso di disoccupazione generale sfondi il tetto del 20%, attestandosi al 22,7% mentre il tasso giovanile, addirittura, il 50% con il picco del 55% per le giovani donne”.

Il Segretario generale della UIL regionale è critico anche nei confronti della Regione Puglia. I bilanci dell’attività 2013 non sarebbero poi così rosei.
“Il quadro dipinto – ha attaccato Pugliese - a nostro avviso non ricalca la realtà dei fatti. A cominciare dalla Sanità. Certo, i conti in ordine non possono che essere accolti positivamente, ma quello che è ancora in rosso è il rapporto della Sanità pugliese con i cittadini. I fatti sono abbastanza chiari e sotto gli occhi di tutti: ci sono organici talmente insufficienti che in molti casi non si riesce neanche ad assicurare i livelli essenziali di assistenza sanitaria. Dal punto di vista della lotta all’emergenza ambientale siamo all’anno zero: basti pensare che si sta realizzando un ospedale da 725 posti letto, il San Cataldo di Taranto, in piena campagna e senza alcun collegamento, che sarà pronto chissà in quale anno. Più che una misura di contrasto, pare tanto un’operazione di speculazione edilizia che richiama alla memoria il progetto San Raffaele”.

Chiusura sui costi della politica. “In Puglia, le persone che vivono direttamente o indirettamente di politica sono oltre 51mila, il 4,6% del totale degli occupati nella Regione, e le spese di funzionamento di Consigli e Giunte ammontano a 44,8 milioni di euro, in aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente (586mila euro in più). Inoltre sono attualmente quasi 40mila – ha spiegato Pugliese - le partecipazioni possedute da amministrazioni pubbliche, su più di 7700 organismi esterni, a livello nazionale, in crescita dell’8% rispetto allo scorso anno, la maggior parte in perdita, che comportano un onere complessivo di oltre 22 miliardi di euro, l’1,5% circa del Pil. Sono cifre che un Paese che vuole cambiare rotta, che vuole restituire protagonismo e risorse alle priorità del lavoro e della produzione non può più permettersi. Non ci si può permettere di tenere a libro paga quasi 20mila persone tra consiglieri d’amministrazione, presidenti e direttori, senza calcolare le auto di servizio, le segreterie, gli staff e quant’altro. Il caso Aeroporti di Puglia è emblematico: in cambio di una gestione piena di lacune e punti interrogativi, che non è mai riuscita a mettere a sistema gli scali aeroportuali pugliesi, minando addirittura la sopravvivenza di quelli di Foggia e di Taranto-Grottaglie, l’ex amministratore unico di AdP ha incassato, in quasi 12 anni, cifre stratosferiche, che sfondano di gran lunga il muro dei 5 milioni di euro, tutto a spese del pubblico che ha retribuito per anni un management pessimo e che avrebbe invece diritto a un minimo di trasparenza. Così come è emblematico – ha concluso il Segretario regionale del sindacato - il caso dell’Acquedotto Pugliese, laddove l’amministratore unico Gioacchino Maselli, una persona che ha ampiamente dimostrato il proprio buonsenso, le proprie capacità e le proprie competenze decide di rimettere irrevocabilmente il proprio mandato sotto il peso di avvisi di garanzia a valanga per reati ambientali non certo dipendenti dalla sua gestione”.

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