Alice Mondia (intervista), 'Plaster' il terzo disco di un'artista indipendente per scelta

di Alex Nardelli - Alice Mondia, giovanissima cantante, autrice dell’Ep 'Plaster' si racconta al Giornale di Puglia, parlandoci della sua passione per la musica, presente fin da piccola nella sua vita, avendo anche un nonno che suonava la chitarra e il pianoforte. Lei dopo una delusione giovanile con un progetto musicale non andato molto bene, ha scelto di dedicarsi alla carriera di artista indipendente.

Ora è al terzo disco, l’ep “Plaster”, un album metà in italiano e metà in inglese con sonorità soul e con un tocco di rock e pop, ultimato ai Pinewood Studios di Londra e realizzato assieme a Matt Howe, tecnico del suono tra l’altro di Elton John e Michael Jackson.



D: Come nasce la tua passione per la musica?

R: Devo dire che c’è sempre stata, nel senso che io fin da bambina ho ascoltato tantissima musica, in casa mia si ascoltava tantissima musica, i miei genitori, mio nonno suonava la chitarra e il pianoforte, quindi ha sempre fatto parte della mia vita. Poi crescendo ho anche cominciato anche ad interessarmi agli artisti, alla musica e quindi diciamo che in realtà non è che c’è stato un momento preciso. Addirittura mia mamma mi raccontava che quando ero appena nata, metteva su quasi tutto il giorno un po’ di musica come sottofondo. Quindi è proprio sempre stata nelle mie orecchie insomma.

D: Come si svolge la tua carriera artistica?

R: Io ho cominciato a diciott’anni con un primo demo che mi ha portato subito ad avere un contratto discografico con una delle più grosse case di distribuzione svizzere. Purtroppo questo progetto non è andato così bene, però mi ha fatto capire e mi ha fatto scegliere la strada dell’artista indipendente, e con le mie fatiche, con le mie delusioni, con qualche vittoria, diciamo che sono arrivata oggi a pubblicare un terzo album. Devo dire che è stato un lavoro lungo, ma ho anche avuto degli ottimi riscontri, e questo mi porta a continuare così.

D: Che cos’è la musica per te?

R: E’la colonna sonora della vita di ogni persona, è quella cosa che non solo con le parole ma anche con l’anima ti accompagna in ogni momento della tua vita, della tua giornata, insomma di tutti i momenti difficili o belli della tua vita.

D: Alice, il 6 dicembre sorso, hai pubblicato l’Ep “Plaster”, una raccolta di sei brani in inglese e in italiano. Parlaci un po’ di questo tuo disco.

R: E’un album metà in inglese, metà in italiano. Diciamo che è diverso da tutti gli altri pubblicati perché ho azzardato a trattare degli argomenti un po’ più sensibili come la violenza sulle donne. Ho scritto una canzone di riflessione molto intima, una cosa che non avrei mai fatto tempo fa. Aprirmi così verso il pubblico, verso le persone, perché io sono una persona abbastanza chiusa. Tutti i proventi sono andati alla Fondazione Don Bosco, e diciamo che per me non è soltanto un album, per me sono stati dei grandi passi avanti in tanti ambiti.

D: Com’è stato per te ultimare il tuo progetto nei celebri Pinewoods Studios di Londra, con la collaborazione del fonico Matt Howe, già tecnico del suono di Elton John e Mickael Jackson?

R: E’stata una cosa incredibile perché non me lo aspettavo. Nei Pinewoods Studios c’era questo piccolo studiolo dove si fanno le colonne sonore dei film. Abbiamo lavorato li dentro e c’erano gli studios dove si girano i film del calibro di Pirati dei Caraibi. Diciamo che è stata veramente una bellissima esperienza, poi lavorare con Matt Howe, che è veramente incredibile. Ha una esperienza ma allo stesso tempo è una persona molto semplice, cercava di spiegare comunque quello che faceva era veramente interessante.

D: Come mai hai deciso di ispirarti al gesso per dare il titolo al tuo nuovo progetto discografico?

R: Mi piaceva il gesso perché plaster è il gesso usato dagli scultori, dagli artisti, per fare o i provini, o delle forme dove poi verranno fusi altri materiali come bronzo. Mi piaceva l’idea di pensare che con la musica si possono fare i provini per creare poi, non dico un’opera d’arte ma qualcosa che abbia un’anima, qualcosa che sia più di semplici note insomma. Mi piaceva fare questo paragone in due ambiti artistici, e inoltre trovo che il gesto mi piaceva, era qualcosa di molto scenografico.

D: Quali sono i tuoi progetti futuri?

R: Vorrei non dico vivere di musica, ma dedicarmi alla musica almeno per quasi tutta la mia vita. E mi piacerebbe girare di più in Europa con concerti o quant’altro. Non vedo l’ora, sto lavorando per questo.

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