BARI – Aumentano le aperture di nuove partite Iva nelle
province di Bari e di Barletta-Andria-Trani. A rilevarlo è il Centro Studi di
Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato i dati del Dipartimento delle
Finanze. Nello studio rientrano i liberi professionisti (come avvocati, medici,
architetti), le ditte individuali, le società di persone, le società di capitali e le
altre forme giuridiche.
In particolare, nel 2013, in provincia di Bari, sono state accese 10.568
posizioni fiscali contro le 10.488 dell’anno precedente. Si registra, dunque, un
incremento di 80 partite iva, pari allo 0,8 per cento.
Una crescita maggiore si riscontra nella provincia della Bat che da 3.342
del 2012 sale a 3.437 nel 2013. La variazione, in questo caso, è di 95 posizioni
fiscali in più, pari al 2,8 per cento.
In calo, invece, l’andamento a Brindisi: meno 2,3 per cento (da 3.366 si
scende a 3.290). A Foggia la flessione si ferma sotto il 4 per cento (da 5.960
a 5.726). «Sprofondano» Taranto e Lecce, rispettivamente dell’8,1 per cento
e del 10,7. Più precisamente, Taranto passa da 4.839 a 4.447, mentre Lecce
da 8.261 a 7.378. Per un totale di 34.846 nuove partite Iva aperte nel
2013 in Puglia, contro le 36.256 dell’anno precedente. La diminuzione è di
1.410 posizioni fiscali, pari ad un tasso negativo del 3,9.
«I dati elaborati dal nostro Centro studi – commenta Francesco
Sgherza, Presidente di Confartigianato Imprese Puglia – dipingono un quadro
dai tratti estremamente contrastanti. Pur in presenza di leggeri recuperi nelle
province di Bari e Bat, l’emorragia delle partite Iva continua ad avere connotati
inquietanti nelle restanti province, specie in quelle di Lecce e di Taranto. E’
intuibile che le principali vittime di tale diminuzione siano non già le cosiddette
“partite fittizie”, per le quali la legge 92/2012 dimostrerà presto i suoi effetti di
contrasto, ma i lavoratori autonomi, i professionisti e le imprese. Ancor più
allarmante – aggiunge il Presidente – è che questa caduta verticale continui in
maniera quasi inarrestabile, nonostante l’adozione, a livello nazionale, di
regimi fiscali agevolati per particolari categorie o, a livello regionale, di
interventi volti all’incentivazione dell’auto-imprenditorialità . E’ evidente –
conclude Sgherza – che occorre adottare con estrema urgenza contromisure
più efficaci e capillari per arrestare la caduta e favorire la ripopolazione
imprenditoriale dell’intero territorio di cui il numero di partite Iva costituisce il
più precoce indice rivelatore».