IL COMMENTO / Impariamo a diffidare. Al primo posto 'fare sistema'

di Francesco Brescia – Non c’è ambito, nel nostro Paese, in cui gli italiani non riescano a scovare la maniera per dividersi.

Ci si divide per ogni cosa: la squadra del cuore, la parrocchia dove iscrivere il piccolo al catechismo, cipolla o scalogno nell’amatriciana, partiti politici (una prece), panettone o pandoro, mare o montagna, segno zodiacale, programmi in tv, musica, posto auto e via discorrendo.

Come si può notare, e si potrebbe ancora procedere, nessun ambito resta escluso dalla lotta.
Ci si divide su questioni incredibilmente minute, ma anche e soprattutto per questioni più rilevanti ma che, al contrario, dovrebbero, dopo un confronto, un percorso, una sintesi, condurre ad unirsi sinergicamente, a mostrare i muscoli assieme per valere le ragioni di un territorio anziché i fragili, poco allenati, deboli muscoli dei singoli paesotti.

Si, arriviamo al fulcro della materia: è decisamente chiaro che molti dei nostri amministratori non abbiano bene e limpido in mente che non si è più cittadini della propria città e basta.

Forse dovremmo fare addirittura un passo indietro… alcuni pensano che si è cittadini del proprio quartiere e basta.

Si entra a fatica, a volte mai, nell’ottica di cosmopolitismo, di globalizzazione, di interazione, di ‘fare sistema’. Minchia (pardon!), l’ho detto!

‘Fare sistema’. Quante volte avete ascoltato in campagna elettorale, in sterili conferenze tematiche, su un palco, in salotti televisivi quest’espressione? Diffidate.

Diffidate da chi pronuncia a pié sospinto ‘fare sistema’ perché il più delle volte non si riferisce all’operare, anzi, al cooperare con realtà analoghe, attigue, con la stessa finalità.

Il più delle volte, probabilmente, si riferirà al ‘sistema’ di schedine, lotterie e scommesse.

Se un amministratore (e non solo, vale anche per i presidenti di associazione, per i dirigenti scolastici, per i condomini) non entra nell’ottica che promuovere con una sola voce, una voce che raccordi e che sia più impetuosa ed efficace di tante vocine fastidiose, è un amministratore proiettato al consenso, non allo sviluppo, alla crescita, alla promozione di un territorio.

“Puglia Imperiale”, l’agenzia del nord barese, con esperienza decennale, non parteciperà alla BIT di Rho-Milano (13-15 febbraio 2014) in quanto, scorata (scoraggiamento comprensibilissimo) dall’atteggiamento di numerose Amministrazioni comunali che hanno deciso chi di parteciparvi con altre singole realtà, chi, ancora peggio, di non parteciparvi affatto, ha deciso di non presenziare alla campionaria internazionale sul turismo dopo 12 anni di costante attività promozionale.

Che un amministratore batta i pugni per il proprio recinto è una cosa che rientra nel suo mandato, nel suo lavoro, ma chiudere le porte ad una rete, ad un network operativo e nettamente più incisivo, appare come una scelta non solo opinabile ma deleteria.

Quando sentite, perciò, proferire ‘fare sistema’, fermate la giostra e chiedete esattamente al relatore cosa intenda veramente.

E poi, il consenso... gli amministratori dovrebbero aver da un pezzo compreso che, anche il consenso, non lo si ottiene più con gli slogan, ma con argomentazioni, idee, progetti convincenti e validi.

Altrimenti si passerà alla storia come amministratori piccoli piccoli che hanno cambiato solo un marciapiede, ma non le sorti di un territorio.

E di questo tipo di amministratori non abbiamo bisogno.

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