TARANTO - “La recente approvazione del Decreto Ilva che alcuni impropriamente chiamano Salva Taranto, mentre io lo definirei Salva- Commissari Ilva, ha fatto riaprire le polemiche sull’efficacia del provvedimento.
A tal proposito mi ha molto stupita la presa di posizione dei cons. reg. del PD Mazzarano ed Amati, che asseriscono con innocente candore di non aver capito perché SEL si sia astenuta nelle votazioni al Parlamento sullo stesso.
Sono certo di far un torto alla loro intelligenza, ma glielo spiego, anche perché se fossi stato in Parlamento avrei votato contro.
L’astensione si giustifica solo per il fatto che gli emendamenti proposti dal Gruppo Sel alla Camera sulla terra dei Fuochi sono stati accolti, mentre quelli relativi al miglioramento del Decreto sull’Ilva sono stati respinti tutti dalla strana maggioranza PD- NCD.
Tar questi ultimi spiccava un Ordine del Giorno ed un emendamento di SEL al Decreto per anticipare, rispetto al 2016 previsto dal Governo Letta, l’applicazione della Valutazione del Danno Sanitario all’Ilva.
Come sanno Mazzarano ed Amati quella Legge regionale, proposta da me in Consiglio per scongiurare qualsiasi rischio inaccettabile alla popolazione tarantina rispetto alle emissioni inquinanti della grande industria, è stata sostenuta fermamente da Vendola nella trattativa con il Governo per inserirla in questo Decreto, così come fu fatto nel passato col decreto Clini.
Quella Legge fu votata all’unanimità dall’intero Consiglio compreso Amati, Mazzarano e l’allora Assessore, ora deputato, on. Pelillo.
Allora chi, come hanno scritto, è “in contraddizione con l’impegno che la Regione Puglia, guidata dal Presidente Vendola, ha proferito in questi anni con leggi regionali… per il rispetto dei limiti di legge previsti per le emissioni inquinanti” Vendola, loro o il PD?
Non vorrei dare ragione agli ambientalisti jonici, ma con questo Decreto abbiamo fatto come il gambero molti passi all’indietro e pochi in avanti.
Non è più garantita come prima la tutela della salute dei cittadini con la VDS, non c’è più un’ Autorità terza, come lo era il magistrato Esposito, che farà rispettare le prescrizioni AIA o sanzionerà l’Ilva, i tempi per le bonifiche ed il risanamento ambientale sono dilatati, si dà carta bianca a Bondi per le pericolose discariche interne all’Ilva, ecc.ecc….
Gli unici garantiti, soprattutto dall’intervento della Magistratura, mi paiono proprio Bondi e Ronchi, non certo i cittadini di Taranto.
Mi dicono che il Governo stia preparando un provvedimento per finanziare, nelle aree ad elevato rischio ambientale SIN, tra cui ovviamente Taranto, le Aziende per effettuare le bonifiche.
Se questo provvedimento si applicasse all’Ilva, come all’Eni o alle altre aziende operanti nell’area industriale tarantina, avremmo dopo il danno anche la beffa.
Soldi dello Stato, quindi di tutti noi, che invece di essere indirizzati al risanamento delle aree pubbliche arrivano in soccorso degli inquinatori.
Chi inquina è giusto che paghi.
Lo Stato pensi a risarcire i territori vessati dagli inquinatori, anche perché non saranno assolutamente sufficienti quei quattro soldi stanziati per Taranto.
Su questo e su un disegno di alternativa e di rinascita per la Città battiamoci tutti insieme a livello regionale e regionale.
Per questo, e lo dico sopratutto a Mazzarano ed Amati che indulgono in queste sterili polemiche, ritengo utile e me ne farò promotore nei confronti del Presidente Pentassuglia, convocare la Commissione Ambiente della Regione per fare il punto della situazione, invitando a relazionare il Coordinatore della Cabina di regia per Taranto, ing. Antonelli, la Giunta Regionale con Vendola e Nicastro, Bondi e Ronchi, oltre al partenariato sociale.
Di qui far scaturire azioni concrete della Regione Puglia nei confronti del Governo e dell’Ilva per sollecitare il Piano Ambientale e l’ormai mitico Piano Industriale e riuscire a scongiurare ulteriori ritardi nel risanamento ambientale e nel rilancio economico della nostra martoriata città”. A riferirlo in una nota il consigliere regionale Alfredo Cervellera (SEL).
A tal proposito mi ha molto stupita la presa di posizione dei cons. reg. del PD Mazzarano ed Amati, che asseriscono con innocente candore di non aver capito perché SEL si sia astenuta nelle votazioni al Parlamento sullo stesso.
Sono certo di far un torto alla loro intelligenza, ma glielo spiego, anche perché se fossi stato in Parlamento avrei votato contro.
L’astensione si giustifica solo per il fatto che gli emendamenti proposti dal Gruppo Sel alla Camera sulla terra dei Fuochi sono stati accolti, mentre quelli relativi al miglioramento del Decreto sull’Ilva sono stati respinti tutti dalla strana maggioranza PD- NCD.
Tar questi ultimi spiccava un Ordine del Giorno ed un emendamento di SEL al Decreto per anticipare, rispetto al 2016 previsto dal Governo Letta, l’applicazione della Valutazione del Danno Sanitario all’Ilva.
Come sanno Mazzarano ed Amati quella Legge regionale, proposta da me in Consiglio per scongiurare qualsiasi rischio inaccettabile alla popolazione tarantina rispetto alle emissioni inquinanti della grande industria, è stata sostenuta fermamente da Vendola nella trattativa con il Governo per inserirla in questo Decreto, così come fu fatto nel passato col decreto Clini.
Quella Legge fu votata all’unanimità dall’intero Consiglio compreso Amati, Mazzarano e l’allora Assessore, ora deputato, on. Pelillo.
Allora chi, come hanno scritto, è “in contraddizione con l’impegno che la Regione Puglia, guidata dal Presidente Vendola, ha proferito in questi anni con leggi regionali… per il rispetto dei limiti di legge previsti per le emissioni inquinanti” Vendola, loro o il PD?
Non vorrei dare ragione agli ambientalisti jonici, ma con questo Decreto abbiamo fatto come il gambero molti passi all’indietro e pochi in avanti.
Non è più garantita come prima la tutela della salute dei cittadini con la VDS, non c’è più un’ Autorità terza, come lo era il magistrato Esposito, che farà rispettare le prescrizioni AIA o sanzionerà l’Ilva, i tempi per le bonifiche ed il risanamento ambientale sono dilatati, si dà carta bianca a Bondi per le pericolose discariche interne all’Ilva, ecc.ecc….
Gli unici garantiti, soprattutto dall’intervento della Magistratura, mi paiono proprio Bondi e Ronchi, non certo i cittadini di Taranto.
Mi dicono che il Governo stia preparando un provvedimento per finanziare, nelle aree ad elevato rischio ambientale SIN, tra cui ovviamente Taranto, le Aziende per effettuare le bonifiche.
Se questo provvedimento si applicasse all’Ilva, come all’Eni o alle altre aziende operanti nell’area industriale tarantina, avremmo dopo il danno anche la beffa.
Soldi dello Stato, quindi di tutti noi, che invece di essere indirizzati al risanamento delle aree pubbliche arrivano in soccorso degli inquinatori.
Chi inquina è giusto che paghi.
Lo Stato pensi a risarcire i territori vessati dagli inquinatori, anche perché non saranno assolutamente sufficienti quei quattro soldi stanziati per Taranto.
Su questo e su un disegno di alternativa e di rinascita per la Città battiamoci tutti insieme a livello regionale e regionale.
Per questo, e lo dico sopratutto a Mazzarano ed Amati che indulgono in queste sterili polemiche, ritengo utile e me ne farò promotore nei confronti del Presidente Pentassuglia, convocare la Commissione Ambiente della Regione per fare il punto della situazione, invitando a relazionare il Coordinatore della Cabina di regia per Taranto, ing. Antonelli, la Giunta Regionale con Vendola e Nicastro, Bondi e Ronchi, oltre al partenariato sociale.
Di qui far scaturire azioni concrete della Regione Puglia nei confronti del Governo e dell’Ilva per sollecitare il Piano Ambientale e l’ormai mitico Piano Industriale e riuscire a scongiurare ulteriori ritardi nel risanamento ambientale e nel rilancio economico della nostra martoriata città”. A riferirlo in una nota il consigliere regionale Alfredo Cervellera (SEL).
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