Punta Perotti: scintille tra Di Paola e Decaro
BARI - Scintille tra Di Paole e Decaro sul caso Punta Perotti. "Per la sua non richiesta precisazione sul mio intervento inerente Punta Perotti, ringrazio l'ingegner Decaro che i 10 anni trascorsi accanto al magistrato Michele Emiliano hanno trasformato in avvocato". Lo ha riferito in una nota Mimmo Di Paola sulla questione Punta Perotti.
"Io nella mia vita professionale - ha continuato Di Paola - ha fatto solo l'ingegnere occupandomi di computer e piste, per queste ultime con risultati decisamente piu apprezzabili di quelle fatte a Bari. Vorrei ricordare al collega Decaro, oggi nei panni di avvocato, che le sentenze all’epoca vigenti non imponevano affatto l’abbattimento degli scheletri di Punta Perotti, limitandosi a confiscarli ed a trasferirli alla proprietà comunale, che poteva disporne come credeva.
La decisione di abbattere fu tutta politica ed anche troppo frettolosa ed imprudente, pendendo ancora sulla questione il giudizio della Corte Europea, che non poteva non sancire che non si può punire chi si giudica innocente".
"Averli abbattuti - ha spiegato - non ha soltanto privato al momento il Comune del loro valore, ma ha anche influito pesantemente sulla quantificazione del danno, cui vanno aggiunte le spese sopportate per la realizzazione di un parco pubblico in un’area che si è dovuto restituire ai privati.
Se tutto questo non è colpevole da parte di un Sindaco e di un’Amministrazione, che non mancarono anche di vantarsene in mondovisione, mi domando cos’altro lo sia, ha concluso l'ex manager Adp".
"Io nella mia vita professionale - ha continuato Di Paola - ha fatto solo l'ingegnere occupandomi di computer e piste, per queste ultime con risultati decisamente piu apprezzabili di quelle fatte a Bari. Vorrei ricordare al collega Decaro, oggi nei panni di avvocato, che le sentenze all’epoca vigenti non imponevano affatto l’abbattimento degli scheletri di Punta Perotti, limitandosi a confiscarli ed a trasferirli alla proprietà comunale, che poteva disporne come credeva.
La decisione di abbattere fu tutta politica ed anche troppo frettolosa ed imprudente, pendendo ancora sulla questione il giudizio della Corte Europea, che non poteva non sancire che non si può punire chi si giudica innocente".
"Averli abbattuti - ha spiegato - non ha soltanto privato al momento il Comune del loro valore, ma ha anche influito pesantemente sulla quantificazione del danno, cui vanno aggiunte le spese sopportate per la realizzazione di un parco pubblico in un’area che si è dovuto restituire ai privati.
Se tutto questo non è colpevole da parte di un Sindaco e di un’Amministrazione, che non mancarono anche di vantarsene in mondovisione, mi domando cos’altro lo sia, ha concluso l'ex manager Adp".