SAN SEVERO (FG) - Un calvario durato oltre due anni per un pensionato sanseverese finito nella rete di tre usurai sanseveresi, che ha trovato la libertà solo grazie all’intervento dei Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Severo. I militari hanno arrestato tre sanseveresi di 49 anni, 32 anni e 28 anni che dovranno rispondere dei reati di usura ed estorsione continuata in concorso ai danni di un pensionato sanseverese. Tutto è cominciato nell’ottobre 2011, quando la vittima, a seguito di difficoltà economiche, si è rivolto all’intermediario del gruppo chiedendo in prestito la somma di 1000 euro.
Il contante gli è stato donato a patto che a distanza di un mese dal giorno del prestito la vittima corrispondesse alla controparte l’intero capitale prestato più 400 euro di interessi. Qualora la vittima non fosse stata in grado di restituire quanto richiesto, avrebbe dovuto pagare allo scadere esatto di ogni mese 400 euro di interessi, finché non fosse nelle condizioni di restituire, in un’unica soluzione, l’intero capitale inizialmente prestato. Per la vittima è iniziato il calvario fino a dover ricorrere alla Caritas per le esigenze primarie.
Alla prima somma di 1000 euro, infatti, seguivano altri due prestiti, rispettivamente di 2000 e 1000 euro e i patti erano sempre gli stessi: per ogni 1000 euro, 400 euro sarebbero stati di interessi mensili da pagare fino alla restituzione dell’intero capitale prestato. Da novembre 2011 sino a luglio 2013 mensilmente il pensionato elargiva alla banda 1.600 euro di interessi, scaglionati in tre diversi pagamenti di 400, 800 ed ancora 400 euro, da effettuare nei giorni del mese nei quali erano avvenuti i tre prestiti iniziali. Agli incontri per le dazioni di denaro normalmente erano presenti tutti e tre.
Nell’ottobre del 2011 la vittima era da poco in pensione e confidava nel fatto che, avendo trovato un nuovo lavoro che integrasse la pensione ed essendo a breve destinatario del TFR, avrebbe potuto dopo poco tempo saldare tutti i suoi debiti. Ma nel corso del travagliato rapporto di finanziamento avuto con i suoi aguzzini, durato più di 2 anni, la vittima ha perso il lavoro e non ha ricevuto il TFR. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri a fronte dei 4000 euro di prestito iniziali l’uomo, mediante queste rate mensili, avrebbe elargito complessivamente 33.500 euro, con un tasso d’interesse di oltre il 320%, percentuale che appare esorbitante anche per dei tassi usurari, essendo in grado di trasformare debiti di piccola entità come quello della vittima in cifre spropositate e impossibili da sostenere. I tre sanseveresi avevano concesso alla vittima solo qualche mese di pausa nei pagamenti: quest’ultima infatti ad agosto aveva detto loro di non essere più in grado di pagare le rate mensili chiedendo di interrompere momentaneamente le donazioni.
La vittima da quel momento veniva spesso accompagnata al Bancomat dai suoi usurai, che si sinceravano della mancanza di fondi sul conto del pensionato obbligandolo a mostrare loro il relativo estratto conto. Di recente, inoltre, il pensionato era costretto a recarsi alla locale Caritas in quanto non riusciva più a far fronte autonomamente alle primarie esigenze di vita come bere e mangiare. I tre sanseveresi tornavano alla carica a dicembre 2013 rimodulando le rate mensili dai 1600 euro iniziali a 1000 euro, con l’imposizione che le differenze sarebbero state saldate una volta ottenuto il TFR.
Gli ultimi due pagamenti avvenivano a dicembre 2013 e gennaio 2014: la vittima, poi, esasperata, decideva di rivolgersi ai Carabinieri. I militari, dopo aver riscontrato i fatti denunciati, decidevano di sorprendere gli usurai in flagranza, approntando un servizio di pedinamento al termine del quale riuscivano a sorprendere i tre subito dopo aver ritirato la rata mensile del prestito usuraio. Subito dopo la dazione del denaro due mezzi militari piombavano davanti e dietro la vettura dei malviventi cosi da rendere impossibile qualsiasi fuga. I tre venivano trovati in possesso non solo del danaro consegnato dalla vittima (500 euro) ma anche di ulteriori 2.158 euro in contanti, sottoposti a sequestro in quanto probabile frutto di ulteriori riscossioni usuraie. I tre, sulla base delle risultanze emerse, venivano quindi dichiarati in stato di arresto e condotti presso il carcere di Foggia.
Il contante gli è stato donato a patto che a distanza di un mese dal giorno del prestito la vittima corrispondesse alla controparte l’intero capitale prestato più 400 euro di interessi. Qualora la vittima non fosse stata in grado di restituire quanto richiesto, avrebbe dovuto pagare allo scadere esatto di ogni mese 400 euro di interessi, finché non fosse nelle condizioni di restituire, in un’unica soluzione, l’intero capitale inizialmente prestato. Per la vittima è iniziato il calvario fino a dover ricorrere alla Caritas per le esigenze primarie.
Alla prima somma di 1000 euro, infatti, seguivano altri due prestiti, rispettivamente di 2000 e 1000 euro e i patti erano sempre gli stessi: per ogni 1000 euro, 400 euro sarebbero stati di interessi mensili da pagare fino alla restituzione dell’intero capitale prestato. Da novembre 2011 sino a luglio 2013 mensilmente il pensionato elargiva alla banda 1.600 euro di interessi, scaglionati in tre diversi pagamenti di 400, 800 ed ancora 400 euro, da effettuare nei giorni del mese nei quali erano avvenuti i tre prestiti iniziali. Agli incontri per le dazioni di denaro normalmente erano presenti tutti e tre.
Nell’ottobre del 2011 la vittima era da poco in pensione e confidava nel fatto che, avendo trovato un nuovo lavoro che integrasse la pensione ed essendo a breve destinatario del TFR, avrebbe potuto dopo poco tempo saldare tutti i suoi debiti. Ma nel corso del travagliato rapporto di finanziamento avuto con i suoi aguzzini, durato più di 2 anni, la vittima ha perso il lavoro e non ha ricevuto il TFR. Secondo la ricostruzione dei Carabinieri a fronte dei 4000 euro di prestito iniziali l’uomo, mediante queste rate mensili, avrebbe elargito complessivamente 33.500 euro, con un tasso d’interesse di oltre il 320%, percentuale che appare esorbitante anche per dei tassi usurari, essendo in grado di trasformare debiti di piccola entità come quello della vittima in cifre spropositate e impossibili da sostenere. I tre sanseveresi avevano concesso alla vittima solo qualche mese di pausa nei pagamenti: quest’ultima infatti ad agosto aveva detto loro di non essere più in grado di pagare le rate mensili chiedendo di interrompere momentaneamente le donazioni.
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