ROMA - Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dall'ex procuratore di Bari, Antonio Laudati, contro la delibera del Consiglio superiore della magistratura che a maggio scorso lo ha trasferito alla procura generale di Roma, con il ruolo di sostituto. I giudici amministrativi hanno annullato il trasferimento. Era stato lo stesso Laudati a chiedere al Csm di essere trasferito dopo l'avvio a suo carico di una pratica di trasferimento d'ufficio per incompatibilita' ambientale, poi archiviata, alla luce dell'inchiesta condotta dalla Procura di Lecce per favoreggiamento e abuso d'ufficio relativamente al presunto aiuto dato a Giampaolo Tarantini per eludere le indagini della procura barese sul presunto giro di escort portate alle feste private di Silvio Berlusconi.
Il Csm aveva aperto una procedura di 'concorso virtuale' per valutare la possibilita' di trasferire Laudati all'incarico alla procura generale presso la Corte d'Appello di Roma, pure da lui stesso indicato in subordine, rigettando la sua richiesta prioritaria di trasferimento alla Procura nazionale antimafia, dove aveva già lavorato, per la quale, a giudizio di Palazzo dei Marescialli, il 'concorso virtuale' non si poteva applicare. E' proprio questo il punto richiamato dal Tar, che contesta la delibera del Csm "nella misura in cui prevede in assoluto il divieto di concorso virtuale per l'assegnazione dell'ufficio presso la direzione nazionale antimafia, in relazione a domande di trasferimento c.d. in prevenzione, senza introdurre deroga con riguardo a magistrati che abbiano già svolto le relative funzioni".
Per il Tar "la soluzione normativa della circolare appare ingiustificatamente lesiva della legittimazione al trasferimento e del diritto del magistrato all'attribuzione dell'incarico per il quale è in possesso dei requisiti di professionalità prescritti dalla legge" e introduce "un limite al normale svolgimento della carriera che, non trovando una razionale giustificazione in relazione a esigenze sostanziali prevalenti, si risolve in un vulnus allo stato del magistrato come disciplinato a livello di normazione primaria". (Adnkronos)
Il Csm aveva aperto una procedura di 'concorso virtuale' per valutare la possibilita' di trasferire Laudati all'incarico alla procura generale presso la Corte d'Appello di Roma, pure da lui stesso indicato in subordine, rigettando la sua richiesta prioritaria di trasferimento alla Procura nazionale antimafia, dove aveva già lavorato, per la quale, a giudizio di Palazzo dei Marescialli, il 'concorso virtuale' non si poteva applicare. E' proprio questo il punto richiamato dal Tar, che contesta la delibera del Csm "nella misura in cui prevede in assoluto il divieto di concorso virtuale per l'assegnazione dell'ufficio presso la direzione nazionale antimafia, in relazione a domande di trasferimento c.d. in prevenzione, senza introdurre deroga con riguardo a magistrati che abbiano già svolto le relative funzioni".
Per il Tar "la soluzione normativa della circolare appare ingiustificatamente lesiva della legittimazione al trasferimento e del diritto del magistrato all'attribuzione dell'incarico per il quale è in possesso dei requisiti di professionalità prescritti dalla legge" e introduce "un limite al normale svolgimento della carriera che, non trovando una razionale giustificazione in relazione a esigenze sostanziali prevalenti, si risolve in un vulnus allo stato del magistrato come disciplinato a livello di normazione primaria". (Adnkronos)