BARI - Aeroporti di Puglia, lettera della Uil Puglia al governatore Vendola.
Gentile Presidente,
apprendiamo con piacere che, nonostante la crisi, nei primi due mesi del 2014, gli aeroporti di Bari e di Brindisi hanno registrato numeri in crescita. Così come rappresentano una nota positiva le direttive europee che lasciano spiragli molto ampi alla possibilità di ricorrere ad aiuti di Stato per gli scali aeroportuali.
A questo punto, però, la domanda nasce a dir poco spontanea e la rivolgiamo a Lei, in qualità di miglior interlocutore possibile quale unico responsabile delle aziende partecipate regionali e pertanto di Aeroporti di Puglia: come intende la Regione Puglia incentivare ulteriori miglioramenti in termini di afflusso passeggeri una volta scaduto il contratto con la società di marketing legata a Ryanair? Stendiamo un velo pietoso sulle modalità dell’accordo, che ha valutato circa 12 milioni di euro passaggi pubblicitari dalla dubbia presenza ed efficacia, tuttavia al momento della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle nuove direttive bisognerà operare una scelta nel rispetto della norma vigente, ma soprattutto della libera concorrenza da parte di altre compagnie aeree e del trasporto ferroviario, allo stato attuale delle cose minata dalla corsia preferenziale lasciata alla compagnia irlandese.
Inoltre, facciamo notare che, finora, la redistribuzione dei fondi comunitari, risorse destinate a tutto il territorio, sia stata quanto meno discriminatoria, in quanto solo gli scali di Bari e Brindisi ne hanno davvero usufruito, mentre Foggia e Grottaglie-Taranto sono stati puntualmente penalizzati e dimenticati, sebbene lo stesso Ministro per le infrastrutture avesse inserito lo scalo ionico tra quelli di rilevanza nazionale. E, la preghiamo, non si continui a battere sulla storia del cargo: troppe aziende interessate all’attività cargo in quel di Grottaglie sono state rispedite al mittente, poiché l’aeroporto tarantino – l’unico, per caratteristiche infrastrutturali, con un futuro nell’intero Mezzogiorno d’Italia - è notoriamente attrezzato e autorizzato esclusivamente per il volo passeggeri, servizio mai attivato con la scusante del cargo. Un cane che si morde la coda, mentre il territorio ionico invoca a gran voce un’opportunità per fomentare una crescita economica ferma da troppo tempo.
Nei giorni scorsi è stato lo stesso Assessore regionale ai Trasporti a ricordare come il vicepresidente della Commissione Europea e responsabile delle politiche per la concorrenza, Joaquin Almunia, abbia dichiarato che “le nuove linee guida sugli aiuti di Stato sono un ingrediente fondamentale per il successo e la competitività dell’industria aeronautica europea, purché garantiscano una concorrenza reale a prescindere dal modello di business prescelto, delle compagnie low cost, degli aeroporti regionali piuttosto che dei grandi hub”. E ancora che l’obiettivo finale è “garantire la mobilità dei cittadini, conservando parità di condizioni tra aeroporti e compagnie aeree, attraverso un uso corretto delle risorse pubbliche, purché orientate a iniziative di crescita che, allo stesso tempo, siano limitative delle distorsioni della concorrenza ed evitino sovradimensionamenti e duplicazioni delle strutture aeroportuali rispetto ai bacini d’utenza”.
Ammettiamo, senza falsa modestia, che ci pare di rileggere i nostri comunicati e le nostre lettere inviate nei mesi scorsi. Tuttavia, ottenere la ragione ci interessa poco, molto meno di qualsiasi iniziativa utile a rilanciare il territorio regionale verso una nuova fase di sviluppo economico e occupazionale. Quindi, ci e Le chiediamo se è intenzione della Regione Puglia adeguarsi a queste linee guida europee o se si voglia, lasciando sulla carta ogni buon proposito, imporre un modello regionale autonomo. E, probabilmente, destinato al fallimento, un fallimento, ovviamente, pagato dai cittadini pugliesi.
Gentile Presidente,
apprendiamo con piacere che, nonostante la crisi, nei primi due mesi del 2014, gli aeroporti di Bari e di Brindisi hanno registrato numeri in crescita. Così come rappresentano una nota positiva le direttive europee che lasciano spiragli molto ampi alla possibilità di ricorrere ad aiuti di Stato per gli scali aeroportuali.
A questo punto, però, la domanda nasce a dir poco spontanea e la rivolgiamo a Lei, in qualità di miglior interlocutore possibile quale unico responsabile delle aziende partecipate regionali e pertanto di Aeroporti di Puglia: come intende la Regione Puglia incentivare ulteriori miglioramenti in termini di afflusso passeggeri una volta scaduto il contratto con la società di marketing legata a Ryanair? Stendiamo un velo pietoso sulle modalità dell’accordo, che ha valutato circa 12 milioni di euro passaggi pubblicitari dalla dubbia presenza ed efficacia, tuttavia al momento della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle nuove direttive bisognerà operare una scelta nel rispetto della norma vigente, ma soprattutto della libera concorrenza da parte di altre compagnie aeree e del trasporto ferroviario, allo stato attuale delle cose minata dalla corsia preferenziale lasciata alla compagnia irlandese.
Inoltre, facciamo notare che, finora, la redistribuzione dei fondi comunitari, risorse destinate a tutto il territorio, sia stata quanto meno discriminatoria, in quanto solo gli scali di Bari e Brindisi ne hanno davvero usufruito, mentre Foggia e Grottaglie-Taranto sono stati puntualmente penalizzati e dimenticati, sebbene lo stesso Ministro per le infrastrutture avesse inserito lo scalo ionico tra quelli di rilevanza nazionale. E, la preghiamo, non si continui a battere sulla storia del cargo: troppe aziende interessate all’attività cargo in quel di Grottaglie sono state rispedite al mittente, poiché l’aeroporto tarantino – l’unico, per caratteristiche infrastrutturali, con un futuro nell’intero Mezzogiorno d’Italia - è notoriamente attrezzato e autorizzato esclusivamente per il volo passeggeri, servizio mai attivato con la scusante del cargo. Un cane che si morde la coda, mentre il territorio ionico invoca a gran voce un’opportunità per fomentare una crescita economica ferma da troppo tempo.
Nei giorni scorsi è stato lo stesso Assessore regionale ai Trasporti a ricordare come il vicepresidente della Commissione Europea e responsabile delle politiche per la concorrenza, Joaquin Almunia, abbia dichiarato che “le nuove linee guida sugli aiuti di Stato sono un ingrediente fondamentale per il successo e la competitività dell’industria aeronautica europea, purché garantiscano una concorrenza reale a prescindere dal modello di business prescelto, delle compagnie low cost, degli aeroporti regionali piuttosto che dei grandi hub”. E ancora che l’obiettivo finale è “garantire la mobilità dei cittadini, conservando parità di condizioni tra aeroporti e compagnie aeree, attraverso un uso corretto delle risorse pubbliche, purché orientate a iniziative di crescita che, allo stesso tempo, siano limitative delle distorsioni della concorrenza ed evitino sovradimensionamenti e duplicazioni delle strutture aeroportuali rispetto ai bacini d’utenza”.
Ammettiamo, senza falsa modestia, che ci pare di rileggere i nostri comunicati e le nostre lettere inviate nei mesi scorsi. Tuttavia, ottenere la ragione ci interessa poco, molto meno di qualsiasi iniziativa utile a rilanciare il territorio regionale verso una nuova fase di sviluppo economico e occupazionale. Quindi, ci e Le chiediamo se è intenzione della Regione Puglia adeguarsi a queste linee guida europee o se si voglia, lasciando sulla carta ogni buon proposito, imporre un modello regionale autonomo. E, probabilmente, destinato al fallimento, un fallimento, ovviamente, pagato dai cittadini pugliesi.