Bari è in fermento, chi si aggiudicherà l'asta del 'secolo'?

di Antonio Antro - Bari è risorta (calcisticamente). Il dato fondamentale è una riscossa generale “della Bari”: tifosi e famiglie  stanno supportando a dovere il calcio barese. Ora, però, è necessaria una disamina corretta della situazione economica del Club, con la giusta attenzione ai dati numerici, tenendo conto principalmente delle opportunità strategiche del calcio come “Industria”.

Il fallimento è divenuto lo strumento principe per risollevare le sorti dei “Club dello Stivale”. Esso si lega a doppio filo con una crisi profonda del “Mondo del Futbol”. I non addetti ai lavori sono convinti che tutte le normative legate al “fair play finanziario” siano semplici dettami degli organismi internazionali del calcio ma così non è: pensiamo alla gestione di un club calcistico.

Dato fondamentale sarà l'asta: in questo frangente sarà possibile discernere la “comunicazione mediatica” delle tante cordate dalle risorse vere, e ipotizzare un futuro per il Bari Calcio. I soggetti che si avvicinano al momento topico dell'asta debbono tenere a mente i pro e i contro del calcio inteso come “industria”. Investire in questo sporto - e ciò va detto chiaramente ai tifosi - è complesso. Si corrono molti rischi: sicuramente il primo è il peso eccessivo dal punto di vista contabile del valore dei calciatori.

C'è inoltre una forte imprevedibilità legata ad infortuni soprattutto di lungo periodo. Da qui la tendenza delle squadre inglesi ad una maggiore diversificazione degli introiti. Le società d'oltremanica tendono a costruire o ad acquistare gli stadi con ovvi giovamenti per i bilanci. In questo senso, le cordate, soprattutto quelle locali, debbono essere in grado non solo di vincere l'asta ma di progettare un futuro radioso per la Zona Carbonara-Stadio. Debbono avere le risorse per vincere l'asta e rilanciare la “Zona Stadio”. Il tutto deve avvenire in maniera sinergica con l'amministrazione comunale Barese di Centrodestra o di Centrosinistra che verrà.

Per una gestione economicamente efficiente debbono esser in grado di metter da parte coloro che, con una sorta di Revanscismo, vogliono ora, dopo anni di oblio, occupare gli scranni più alti del Bari Calcio. Insomma, la cordata locale deve diventare meno 'Local' più 'Glocal'. Questo per poter diversificare le entrate non solo con riferimento allo stadio, ma anche e soprattutto grazie al Merchandising e - aspetto sempre tralasciato - all'e-merchandising, pubblicità sul sito web, fidelizzazione del tifoso.

Anche gli aspetti legati alla conoscibilità del marchio, fattori sui quali non voglio soffermarmi poiché sono di facile comprensione. Nella disamina economica, molti attenti osservatori tralasciano l'aspetto mediatico che l'acquisto del Bari può determinare. Il calcio è in grado di portare con sé molti messaggi: in un certo senso veicola aspetti legati alla politica, all'economia, allo stile di vita.

La demolizione-ricostruzione dello stadio, o eventualmente la sua ristrutturazione, sono elementi di costo non indifferenti. Lo stadio non può essere ristrutturato con i “soldi dei Baresi “. In questo momento il territorio non ha risorse endogene per risollevarsi; i dati macroeconomici sono chiari : “Bari tiene botta ma il contesto in cui si opererebbe non è ottimale”.

Le cordate straniere possono garantire non solo un flusso di denari esogeno (in un momento di stagnazione economica) e in sintonia con la vocazione turistica della regione Puglia possono esser volano per lo sviluppo del territorio grazie a proficui scambi economico -culturali. Non si tratta di esterofilia ma di un cambiamento di verso (come direbbe Renzi). Le famiglie scompaiono dalla gestione dei club ed entrano così fondi Sovrani-società estere e la figura del dirigente sportivo con la sua professionalità diventa fondamentale. Passione, denari e competenza saranno tre variabili da giudicare. L'asta, quindi, ci dirà molto ma non tutto.

Posta un commento

Nuova Vecchia

Modulo di contatto