BARI - “Proprietà pubblica dell’acqua e governo partecipato dalle comunità locali per garantire il diritto e l’accesso all’acqua per tutti attraverso l’istituzione di una azienda pubblica per il servizio idrico integrato in Puglia”. È quanto stabilisce il disegno di legge “Ripubblicizzazione del servizio idrico e costituzione di un'azienda pubblica regionale in Puglia”, d’iniziativa del senatore Dario Stefàno, illustrato oggi alla Camera dei Deputati insieme all’onorevole Nicola Fratoianni e al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola.
“Se, come sancito anche dalla risoluzione delle Nazioni Unite, l’acqua è un bene comune dell’umanità – è stato ribadito in conferenza stampa - allora il diritto all’acqua è un diritto inalienabile e dunque l’acqua non può essere proprietà di nessuno, ma al contrario condiviso equamente da tutti".
“Questo il senso della norma – ha spiegato il senatore Stefàno – che si rende necessaria a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale, con la sentenza n. 62 del 2012, sulla legge regionale 11/2011 che fu impugnata dal Governo Berlusconi perché interveniva in ambiti di competenza statale quali la tutela della concorrenza e la tutela dell'ambiente. Quella legge fu fortemente voluta dalla Regione Puglia poiché i pugliesi attraverso il referendum del 2011 avevano espresso la propria contrarietà alla privatizzazione dell’acqua. Ripartiamo da qua: l’acqua è e deve rimanere un bene pubblico, grazie ad una legge dello Stato che consente alla Regione Puglia di costituire un’azienda pubblica regionale per il servizio idrico integrato”.
Un soggetto di diritto pubblico e senza finalità di lucro, si legge nel testo, che realizzi la propria attività con l’ente pubblico che la controlla, anche per beneficiare delle economie di scala e di scopo e favorire una maggiore efficienza ed efficacia nell’espletamento del servizio. Con l’obbligo, inoltre, di reinvestire nel servizio almeno l’80 per cento degli avanzi netti di gestione. Non a caso le infrastrutture del servizio idrico integrato vengono considerate “strategiche di rilevanza regionale. Ameno il 18 per cento degli avanzi netti di gestione dovrà essere destinato all’erogazione gratuita per le utenze domestiche. I controlli sono affidati alla Regione Puglia e alla Corte dei Conti.
“Inoltre - conclude Stefàno - il testo è un ottimo esercizio di trasparenza e partecipazione poiché garantisce l’accesso pubblico alle informazioni aziendali e l’istituzione di un consiglio di sorveglianza con funzioni di controllo composto da rappresentanti delle istituzioni ma anche dalle varie istanze della società con l’obiettivo del controllo democratico e trasparente della gestione dell'azienda regionale”.
“Se, come sancito anche dalla risoluzione delle Nazioni Unite, l’acqua è un bene comune dell’umanità – è stato ribadito in conferenza stampa - allora il diritto all’acqua è un diritto inalienabile e dunque l’acqua non può essere proprietà di nessuno, ma al contrario condiviso equamente da tutti".
“Questo il senso della norma – ha spiegato il senatore Stefàno – che si rende necessaria a seguito della pronuncia della Corte Costituzionale, con la sentenza n. 62 del 2012, sulla legge regionale 11/2011 che fu impugnata dal Governo Berlusconi perché interveniva in ambiti di competenza statale quali la tutela della concorrenza e la tutela dell'ambiente. Quella legge fu fortemente voluta dalla Regione Puglia poiché i pugliesi attraverso il referendum del 2011 avevano espresso la propria contrarietà alla privatizzazione dell’acqua. Ripartiamo da qua: l’acqua è e deve rimanere un bene pubblico, grazie ad una legge dello Stato che consente alla Regione Puglia di costituire un’azienda pubblica regionale per il servizio idrico integrato”.
Un soggetto di diritto pubblico e senza finalità di lucro, si legge nel testo, che realizzi la propria attività con l’ente pubblico che la controlla, anche per beneficiare delle economie di scala e di scopo e favorire una maggiore efficienza ed efficacia nell’espletamento del servizio. Con l’obbligo, inoltre, di reinvestire nel servizio almeno l’80 per cento degli avanzi netti di gestione. Non a caso le infrastrutture del servizio idrico integrato vengono considerate “strategiche di rilevanza regionale. Ameno il 18 per cento degli avanzi netti di gestione dovrà essere destinato all’erogazione gratuita per le utenze domestiche. I controlli sono affidati alla Regione Puglia e alla Corte dei Conti.
“Inoltre - conclude Stefàno - il testo è un ottimo esercizio di trasparenza e partecipazione poiché garantisce l’accesso pubblico alle informazioni aziendali e l’istituzione di un consiglio di sorveglianza con funzioni di controllo composto da rappresentanti delle istituzioni ma anche dalle varie istanze della società con l’obiettivo del controllo democratico e trasparente della gestione dell'azienda regionale”.
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