di Luigi Laguaragnella - Ieri mattina al Comune di Bari il sindaco Emiliano alla presenza dell’assessore all’ambiente Maugeri, ha firmato un accordo con i delegati del carcere di Bari per un progetto che verrà avviato a breve termine e punta a rieducare i detenuti. E soprattutto nell’ottica del decreto svuota-carceri rappresenta una proposta che, se darà i suoi frutti, potrà ritenersi una positiva spinta di “redenzione”.
Attraverso l’intesa tra Comune e carcere di Bari, si è semplicemente rivista la norma che impegnerà i detenuti nei lavori di utilità sociale nel settore della pulizia e della gestione dei giardini pubblici. Si tratta di lavori per il bene comune e che, la particolarità, verranno svolti in maniera volontaria. In tal modo l’individuo non rimane chiuso in carcere a scontare la sua pena, ma si attivo per la società. E’ un processo, che nel suo piccolo, può ritenersi rieducativo. I detenuti collaboreranno quindi per il decoro urbano e il loro lavoro permette di allontanarli per alcune ore dal carcere che, in ogni caso, rappresenta un luogo in cui i residui di criminalità, soprattutto per coloro che si impegnano in un cammino di reinserimento nella società, brulicano.
Esistono casi di persone che con l’esperienza del carcere sono riusciti a cambiare la vita positivamente. L’esperimento, che prossimamente impegnerà tre detenuti scelti dalla casa circondariale è conferma che in alcuni casi di altri progetti i detenuti si sono rivelati motivati e produttivi. Lavorando i detenuti possono tornare ad avere graduali rapporti con la vita esterna.
Alla firma del protocollo erano presenti Tommaso Minervini dell’area educativa della casa circondariale che ha descritto il progetto che, potrebbe allargarsi ad altri detenuti che, è da precisare, non vengono scelti in base alla gravità della condanna, ma si tiene conto di numerosi fattori interni al carcere; Piero Rossi, garante dei diritti dei detenuti vede la proposta come un modo per far migliorare l’intera società e dare un nuovo senso della sicurezza. Perché, sì, l’obiettivo del protocollo è dare, anche attraverso un nuovo modello di carcere, un incentivo al miglioramento della sicurezza.
E’ da ricordare che lo stato italiano entro il 30 aprile deve rispettare le richieste dell’Unione Europea per rimediare al problema del sovraffollamento delle carceri. Oggi i numeri sono ancora oltre limite: 12864 per l’Italia; 1333 in Puglia e 97 a Bari.
Attraverso l’intesa tra Comune e carcere di Bari, si è semplicemente rivista la norma che impegnerà i detenuti nei lavori di utilità sociale nel settore della pulizia e della gestione dei giardini pubblici. Si tratta di lavori per il bene comune e che, la particolarità, verranno svolti in maniera volontaria. In tal modo l’individuo non rimane chiuso in carcere a scontare la sua pena, ma si attivo per la società. E’ un processo, che nel suo piccolo, può ritenersi rieducativo. I detenuti collaboreranno quindi per il decoro urbano e il loro lavoro permette di allontanarli per alcune ore dal carcere che, in ogni caso, rappresenta un luogo in cui i residui di criminalità, soprattutto per coloro che si impegnano in un cammino di reinserimento nella società, brulicano.
Esistono casi di persone che con l’esperienza del carcere sono riusciti a cambiare la vita positivamente. L’esperimento, che prossimamente impegnerà tre detenuti scelti dalla casa circondariale è conferma che in alcuni casi di altri progetti i detenuti si sono rivelati motivati e produttivi. Lavorando i detenuti possono tornare ad avere graduali rapporti con la vita esterna.
Alla firma del protocollo erano presenti Tommaso Minervini dell’area educativa della casa circondariale che ha descritto il progetto che, potrebbe allargarsi ad altri detenuti che, è da precisare, non vengono scelti in base alla gravità della condanna, ma si tiene conto di numerosi fattori interni al carcere; Piero Rossi, garante dei diritti dei detenuti vede la proposta come un modo per far migliorare l’intera società e dare un nuovo senso della sicurezza. Perché, sì, l’obiettivo del protocollo è dare, anche attraverso un nuovo modello di carcere, un incentivo al miglioramento della sicurezza.
E’ da ricordare che lo stato italiano entro il 30 aprile deve rispettare le richieste dell’Unione Europea per rimediare al problema del sovraffollamento delle carceri. Oggi i numeri sono ancora oltre limite: 12864 per l’Italia; 1333 in Puglia e 97 a Bari.