TARANTO - Per i danni di inquinamento provocati dall'Ilva alla citta' di Taranto e per i conseguenti oneri che la pubblica amministrazione ha dovuto fronteggiare, il Comune di Taranto ha chiesto un risarcimento danni di 3,3 miliardi di euro nei confronti dell'Ilva spa, di Riva Fire, la capogruppo a cui fa capo la stessa Ilva, e a Emilio Riva, presidente della stessa Riva Fire, nonche' al vertice del gruppo dell'acciaio.
E' quanto scrive oggi "La Gazzetta Del Mezzogiorno" facendo riferimento all'atto di citazione depositato a Palazzo di Giustizia dagli avvocati del Comune di Taranto. Documenti, perizie, fotografie. Ecco cosa compone il voluminoso dossier - un testo di oltre cento pagine piu' alcuni faldoni - depositato in Tribunale e col quale il Comune di Taranto cita l'Ilva, Riva Fire e lo stesso Emilio Riva per risarcimento danni chiedendo 3,3 miliardi di euro. Chiuso uno dei tanti giudizi che riguardano i vertici delle due societá siderurgiche, gli avvocati cel Comune di Taranto stavano lavorando da tempo alla richiesta risarcitoria acquisendo una serie di elementi.
Completato il lavoro, hanno quindi atteso il rientro in Municipio del sindaco di Taranto, Ezio Stefáno, il quale ha materialmente firmato l'atto di citazione. Stefáno, infatti, solo da pochi giorni e' tornato alla guida dell'amministrazione comunale dopo una forzata assenza di oltre ottanta giorni dovuta ad un delicato intervento chirurgico al cuore al quale ha dovuto sottoporsi a Modena poco prima di Natale. In base al Testo unico ambientale e ad una condanna definitiva in Corte di Cassazione subi'ta dai vertici societari dell'Ilva e di Riva nell'ottobre 2005, il Comune di Taranto chiede il risarcimento dei danni materiali - imbrattamento di fumi e polveri - causati dal grave inquinamento industriale con particolare riferimento alle strutture di proprieta' dell'Amministrazione comunale come uffici e scuole, ma anche ai mezzi dell'Amiu e dell'Amiu (sono le aziende che si occupano, rispettivamente, dell'igiene urbana e del trasporto pubblico in citta') che appartengono al patrimonio pubblico.
La richiesta risarcitoria avanzata dal Comune di Taranto verso l'Ilva, Riva Fire ed Emilio Riva si collega ad un procedimento giudiziario gia' definito. In base alle norme, infatti, l'azione risarcitoria puo' essere formalizzata dopo la conclusione del giudizio. Quanto rivendicato dai legali del Comune, quindi, nulla a che vedere con le richieste di rinvio a giudizio che giovedi' scorso il pool della Procura di Taranto ha deposito all'ufficio del giudice per l'udienza preliminare.
In quest'ultimo caso si tratta di 50 persone, indagate a vario titolo, dall'associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale all'omissione di atti d'ufficio, e di tre societa': Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Nelle richieste di rinvio a giudizio oltre a Emilio Riva e ai suoi figli Nicola e Fabio, anch'essi al vertice dell'Ilva e del gruppo Riva, ci sono anche alcuni amministratori pubblici tra cui il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata per aver fatto pressioni sull'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) a proposito dei controlli sull'inquinamento del siderurgico, e il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, cui la Procura contesta l'omissione di atti d'ufficio. Il sindaco, secondo la Procura, pur essendo a conoscenza della gravita' dell'inquinamento dell'Ilva tanto da averla denunciata alla stessa Magistratura nel maggio 2010, nulla avrebbe poi fatto, nell'ambito dei suoi poteri di autorita' sanitaria, per contrastare lo stesso fenomeno denunciato.
E' quanto scrive oggi "La Gazzetta Del Mezzogiorno" facendo riferimento all'atto di citazione depositato a Palazzo di Giustizia dagli avvocati del Comune di Taranto. Documenti, perizie, fotografie. Ecco cosa compone il voluminoso dossier - un testo di oltre cento pagine piu' alcuni faldoni - depositato in Tribunale e col quale il Comune di Taranto cita l'Ilva, Riva Fire e lo stesso Emilio Riva per risarcimento danni chiedendo 3,3 miliardi di euro. Chiuso uno dei tanti giudizi che riguardano i vertici delle due societá siderurgiche, gli avvocati cel Comune di Taranto stavano lavorando da tempo alla richiesta risarcitoria acquisendo una serie di elementi.
Completato il lavoro, hanno quindi atteso il rientro in Municipio del sindaco di Taranto, Ezio Stefáno, il quale ha materialmente firmato l'atto di citazione. Stefáno, infatti, solo da pochi giorni e' tornato alla guida dell'amministrazione comunale dopo una forzata assenza di oltre ottanta giorni dovuta ad un delicato intervento chirurgico al cuore al quale ha dovuto sottoporsi a Modena poco prima di Natale. In base al Testo unico ambientale e ad una condanna definitiva in Corte di Cassazione subi'ta dai vertici societari dell'Ilva e di Riva nell'ottobre 2005, il Comune di Taranto chiede il risarcimento dei danni materiali - imbrattamento di fumi e polveri - causati dal grave inquinamento industriale con particolare riferimento alle strutture di proprieta' dell'Amministrazione comunale come uffici e scuole, ma anche ai mezzi dell'Amiu e dell'Amiu (sono le aziende che si occupano, rispettivamente, dell'igiene urbana e del trasporto pubblico in citta') che appartengono al patrimonio pubblico.
La richiesta risarcitoria avanzata dal Comune di Taranto verso l'Ilva, Riva Fire ed Emilio Riva si collega ad un procedimento giudiziario gia' definito. In base alle norme, infatti, l'azione risarcitoria puo' essere formalizzata dopo la conclusione del giudizio. Quanto rivendicato dai legali del Comune, quindi, nulla a che vedere con le richieste di rinvio a giudizio che giovedi' scorso il pool della Procura di Taranto ha deposito all'ufficio del giudice per l'udienza preliminare.
In quest'ultimo caso si tratta di 50 persone, indagate a vario titolo, dall'associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale all'omissione di atti d'ufficio, e di tre societa': Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici. Nelle richieste di rinvio a giudizio oltre a Emilio Riva e ai suoi figli Nicola e Fabio, anch'essi al vertice dell'Ilva e del gruppo Riva, ci sono anche alcuni amministratori pubblici tra cui il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata per aver fatto pressioni sull'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) a proposito dei controlli sull'inquinamento del siderurgico, e il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, cui la Procura contesta l'omissione di atti d'ufficio. Il sindaco, secondo la Procura, pur essendo a conoscenza della gravita' dell'inquinamento dell'Ilva tanto da averla denunciata alla stessa Magistratura nel maggio 2010, nulla avrebbe poi fatto, nell'ambito dei suoi poteri di autorita' sanitaria, per contrastare lo stesso fenomeno denunciato.