BARI - “Sottoscrivo anch’io l’iniziativa promossa dal consigliere Amati con il suo appello rivolto ai parlamentari pugliesi per ottenere la modifica della legge nazionale che fissa al 31 dicembre 2018 la scadenza della gestione del servizio idrico in capo ad AQP”, afferma in una nota il consigliere del Nuovo Centrodestra, Domi Lanzilotta.
“Condivisibili i rilievi posti dall’iniziativa del collega Amati e spero che nella prossima seduta del Consiglio regionale si possa affrontare il tema con serenità e senza preclusioni. L’interesse dei cittadini pugliesi di oggi e di domani deve essere tutelato ed è per questo che anch’io sottoscrivo il manifesto-appello L’Acqua siamo noi”, ribadisce Lanzilotta.
“Non è in gioco la natura dell’ente, come non è in gioco la natura normativa già passata al vaglio della Corte Costituzionale. È un problema più ampio e complesso che affonda le radici nelle intenzioni di quanti contribuirono alla nascita stessa del complesso sistema di approvvigionamento idrico. Non è una battaglia di pura demagogia per fini elettorali, oggi si ha la possibilità di contribuire in maniera autentica e determinane alla formazione di un nuovo pensiero collettivo che ha nelle parole di Michele Viterbo l’ispirazione: ‘L’acquedotto e la Puglia sono uniti a prescindere, perché l’uno è la protesi imprescindibile dell’altra. È la storia ormai che li accomuna. Non rovinate questa bella storia’”.
“Ed è per questo che sottoscrivo l’appello - conclude Lanzilotta - ma con una chiave di lettura diversa: si apra Aqp alla partecipazione degli enti locali, si pensi alla gestione del servizio idrico come un servizio in house gestito da Aqp per conto dei comuni e quindi dei cittadini”.
“Condivisibili i rilievi posti dall’iniziativa del collega Amati e spero che nella prossima seduta del Consiglio regionale si possa affrontare il tema con serenità e senza preclusioni. L’interesse dei cittadini pugliesi di oggi e di domani deve essere tutelato ed è per questo che anch’io sottoscrivo il manifesto-appello L’Acqua siamo noi”, ribadisce Lanzilotta.
“Non è in gioco la natura dell’ente, come non è in gioco la natura normativa già passata al vaglio della Corte Costituzionale. È un problema più ampio e complesso che affonda le radici nelle intenzioni di quanti contribuirono alla nascita stessa del complesso sistema di approvvigionamento idrico. Non è una battaglia di pura demagogia per fini elettorali, oggi si ha la possibilità di contribuire in maniera autentica e determinane alla formazione di un nuovo pensiero collettivo che ha nelle parole di Michele Viterbo l’ispirazione: ‘L’acquedotto e la Puglia sono uniti a prescindere, perché l’uno è la protesi imprescindibile dell’altra. È la storia ormai che li accomuna. Non rovinate questa bella storia’”.
“Ed è per questo che sottoscrivo l’appello - conclude Lanzilotta - ma con una chiave di lettura diversa: si apra Aqp alla partecipazione degli enti locali, si pensi alla gestione del servizio idrico come un servizio in house gestito da Aqp per conto dei comuni e quindi dei cittadini”.
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