BARI - Il 12 marzo, presso la Libreria Laterza, i mercoledì con la storia (VI edizione) hanno ospitato il prof. Antonio Brusa, introdotto da Sergio Chiaffarata, per discutere di un progetto comune derivante dagli studi congiunti di un gruppo di storici di otto diversi Paesi del Mediterraneo ed incentrato sull’importante tema Méditerranée. Une histoire à partager/Mediterraneo. Una storia da condividere (Bayard, Parigi).
Il prof. Brusa ha svolto attività di ricerca nel campo della Storia medievale e insegnato Didattica della storia, con più di cento pubblicazioni, in Italia e all’estero, fra le quali si segnala La terra abitata dagli uomini (Progedit, Bari, 2000). Ha inoltre collaborato alla fondazione della rivista I viaggi di Erodoto e fa parte del comitato scientifico di Didáctica de la sciencias experimentales y sociales dell’Università di Valencia, oltre ad aver partecipato, anche in passato, a varie commissioni nazionali e internazionali per la riforma dei programmi di storia e collaborato con numerosi centri di ricerca didattica. Ha infine insegnato Didattica della storia presso la SILSIS di Pavia e la SSIS-Puglia.
Il libro, che nasce da un’iniziativa promossa da Marsiglia-Provenza, l’anno scorso capitale culturale d’Europa, sostiene una storiografia che non è incentrata sulle contrapposizioni, ma anzi tende a pacificare le parti del conflitto arabo-occidentale. Quest’ultimo infatti a volte si serve di un’arma insospettabile: la storiografia.
L’interpretazione dei fatti storici può essere distorta in funzione strumentale ad un obiettivo ideologico. Si distinguono letture “di destra” e “di sinistra” della storia, ma anche interpretazioni favorevoli all’Occidente o antioccidentali a seconda dei punti di vista: quello degli storici europei o quello del nazionalismo arabo. Emblematica di tale strumentalizzazione è la storiografia sulle Crociate che solo di recente sono state “filtrate” dalle incrostazioni propagandistiche e definite come pellegrinaggio armato sia dei Cristiani che degli Arabi.
Innanzitutto il libro supera la contrapposizione, che ha come fonte Pirenne, fra un Nord e un Sud del Mediterraneo.
Un simile schematismo può forse essere applicato solo al XIX secolo, quando sorse effettivamente un contrasto fra potenze imperialiste e terre di conquista nel quadro del colonialismo. Alle altre epoche l’unico schema applicabile è quello Oriente-Occidente che però non sempre ha visto le due parti fra loro contrapposte,ma piuttosto ha assistito ad un interscambio fra esse, fra città all’epoca dei Greci, fra province nel periodo dell’Impero romano e fra Stati nell’età contemporanea.
Il libro pone in evidenza come i rapporti fra civiltà diverse nel Mediterraneo, ad esempio durante il Medioevo, essendo legati agli scambi commerciali, fossero “trasversali” agli schieramenti ideologici e dunque interculturali e interreligiosi. Si creavano infatti alleanze commerciali, di interesse o anche semplicemente di vicinato, come quella fra i gli abitanti di Gaeta e i Turchi: l’amicizia dei primi con i secondi era più forte di quella con i loro conterranei cristiani e quando, nel 1240, l’Imperatore voleva cacciare i Musulmani, questi furono aiutati dalla gente del posto.
Infine il libro ricorda che le guerre, le invasioni, i tentativi imperialistici furono messi in atto, nel corso delle varie epoche storiche, da tutti i popoli che si affacciavano sul Mediterraneo.
Dunque ogni lettura mirata ad un obiettivo precostituito, come dimostrare la superiorità dell’Occidente o, al contrario, la sua scelleratezza, oltre a creare conflitti, potrebbe solo alterare la verità storica. (M.T.L.)
Il prof. Brusa ha svolto attività di ricerca nel campo della Storia medievale e insegnato Didattica della storia, con più di cento pubblicazioni, in Italia e all’estero, fra le quali si segnala La terra abitata dagli uomini (Progedit, Bari, 2000). Ha inoltre collaborato alla fondazione della rivista I viaggi di Erodoto e fa parte del comitato scientifico di Didáctica de la sciencias experimentales y sociales dell’Università di Valencia, oltre ad aver partecipato, anche in passato, a varie commissioni nazionali e internazionali per la riforma dei programmi di storia e collaborato con numerosi centri di ricerca didattica. Ha infine insegnato Didattica della storia presso la SILSIS di Pavia e la SSIS-Puglia.
Il libro, che nasce da un’iniziativa promossa da Marsiglia-Provenza, l’anno scorso capitale culturale d’Europa, sostiene una storiografia che non è incentrata sulle contrapposizioni, ma anzi tende a pacificare le parti del conflitto arabo-occidentale. Quest’ultimo infatti a volte si serve di un’arma insospettabile: la storiografia.
L’interpretazione dei fatti storici può essere distorta in funzione strumentale ad un obiettivo ideologico. Si distinguono letture “di destra” e “di sinistra” della storia, ma anche interpretazioni favorevoli all’Occidente o antioccidentali a seconda dei punti di vista: quello degli storici europei o quello del nazionalismo arabo. Emblematica di tale strumentalizzazione è la storiografia sulle Crociate che solo di recente sono state “filtrate” dalle incrostazioni propagandistiche e definite come pellegrinaggio armato sia dei Cristiani che degli Arabi.
Innanzitutto il libro supera la contrapposizione, che ha come fonte Pirenne, fra un Nord e un Sud del Mediterraneo.
Un simile schematismo può forse essere applicato solo al XIX secolo, quando sorse effettivamente un contrasto fra potenze imperialiste e terre di conquista nel quadro del colonialismo. Alle altre epoche l’unico schema applicabile è quello Oriente-Occidente che però non sempre ha visto le due parti fra loro contrapposte,ma piuttosto ha assistito ad un interscambio fra esse, fra città all’epoca dei Greci, fra province nel periodo dell’Impero romano e fra Stati nell’età contemporanea.
Il libro pone in evidenza come i rapporti fra civiltà diverse nel Mediterraneo, ad esempio durante il Medioevo, essendo legati agli scambi commerciali, fossero “trasversali” agli schieramenti ideologici e dunque interculturali e interreligiosi. Si creavano infatti alleanze commerciali, di interesse o anche semplicemente di vicinato, come quella fra i gli abitanti di Gaeta e i Turchi: l’amicizia dei primi con i secondi era più forte di quella con i loro conterranei cristiani e quando, nel 1240, l’Imperatore voleva cacciare i Musulmani, questi furono aiutati dalla gente del posto.
Infine il libro ricorda che le guerre, le invasioni, i tentativi imperialistici furono messi in atto, nel corso delle varie epoche storiche, da tutti i popoli che si affacciavano sul Mediterraneo.
Dunque ogni lettura mirata ad un obiettivo precostituito, come dimostrare la superiorità dell’Occidente o, al contrario, la sua scelleratezza, oltre a creare conflitti, potrebbe solo alterare la verità storica. (M.T.L.)