di Luca Losito - Due gol della Juve mandano al tappeto un Milan irritante nei momenti clou della gara. I rossoneri dominano le due frazioni, creando occasioni a raffica, ma giocando a viso aperto fanno clamorosamente strada ai bianconeri nei loro pochi affondi. Un regalo quello dell'inesperto tecnico olandese, che ha strafavorito l'atteggiamento speculare degli ospiti. A Seedorf il compito (sinora ignorato, ndr) di ridare una fase difensiva degna di tal nome a questa squadra. E la Juve, intanto, scappa.
L'inizio è equilibrato, ma col passare dei minuti tutto cambia. Poco a poco la squadra di Seedorf avanza e prende la mira alla porta bianconera. Buffon inizia a veder sibilare palloni dalle sue parti come forse mai gli era capitato quest'anno. Pazzini è una spina nel fianco di Bonucci e Taarabt risulta imprendibile. Gli ospiti giocano a ritmi bassi, provano a controllare, ma spesso corrono a vuoto e pur rimanendo compatti e schierati, non riescono ad arginare le percussioni di casa. Insomma, subiscono. Tanto che prima della mezz'ora è Kakà a far gridare due volte al gol i propri tifosi: prima Buffon gli respinge il tiro, poi è Bonucci a rimediare a un suo svarione precedente e ribattere sulla linea il secondo tiro a botta sicura del brasiliano. Da qui è un susseguirsi di folate milaniste, Pirlo e compagni faticano, la difesa è in apnea e anche una roccia come Barzagli vacilla. Ma, poi, ecco il black-out milanista: Marchisio raccatta in area una palla persa malamente da Ramì, palla a Lichtsteiner e traversone ravvicinato per Llorente che non sbaglia. 1-0 bugiardo, ma dannatamente vero.
La ripresa inizia come era finito il primo tempo: coi rossoneri costantemente all'arrembaggio. I bianconeri aspettano nella loro metà campo, ma sanno far male, eccome. Una tattica che frutta, almeno in Italia. Dopo il giallo a Pirlo, che gli costerà la Fiorentina, ci pensa l'uomo simbolo della squadra a chiudere i conti: Carlitos Tevez. L'Apache, tra le enormi ed inspiegabili praterie lasciate alla ripartenza juventina dalla squadra di Seedorf, inventa un siluro che di fatto mette in ghiaccio il risultato. Sotto di due reti, infatti, i rossoneri non hanno più le forze per reagire. I cambi non dannò la ricarica sperata e poco a poco il furore milanista si spegne. Nel finale c'è tempo per un legno per parte: scheggiato quello di Pogba, centrato da due passi quello di Robinho. La gara si chiude col risultato di 2-0.
Una sconfitta bruciante per i rossoneri, rigenerante per gli ospiti ormai in fuga. Il Milan dovrà, per forza di cose, riassestare una fase difensiva che rasenta i limiti dell'inesistenza. La prova tangibile viene da due prestazioni per molti versi positive, come quelle con Atlético e Juventus, che però a conti fatti non hanno prodotto un bel nulla. Entrambe macchiate dell'imbarazzante fase di non possesso milanista. Seedorf inverta la rotta, perché senza difesa di sicuro si affonda.
L'inizio è equilibrato, ma col passare dei minuti tutto cambia. Poco a poco la squadra di Seedorf avanza e prende la mira alla porta bianconera. Buffon inizia a veder sibilare palloni dalle sue parti come forse mai gli era capitato quest'anno. Pazzini è una spina nel fianco di Bonucci e Taarabt risulta imprendibile. Gli ospiti giocano a ritmi bassi, provano a controllare, ma spesso corrono a vuoto e pur rimanendo compatti e schierati, non riescono ad arginare le percussioni di casa. Insomma, subiscono. Tanto che prima della mezz'ora è Kakà a far gridare due volte al gol i propri tifosi: prima Buffon gli respinge il tiro, poi è Bonucci a rimediare a un suo svarione precedente e ribattere sulla linea il secondo tiro a botta sicura del brasiliano. Da qui è un susseguirsi di folate milaniste, Pirlo e compagni faticano, la difesa è in apnea e anche una roccia come Barzagli vacilla. Ma, poi, ecco il black-out milanista: Marchisio raccatta in area una palla persa malamente da Ramì, palla a Lichtsteiner e traversone ravvicinato per Llorente che non sbaglia. 1-0 bugiardo, ma dannatamente vero.
La ripresa inizia come era finito il primo tempo: coi rossoneri costantemente all'arrembaggio. I bianconeri aspettano nella loro metà campo, ma sanno far male, eccome. Una tattica che frutta, almeno in Italia. Dopo il giallo a Pirlo, che gli costerà la Fiorentina, ci pensa l'uomo simbolo della squadra a chiudere i conti: Carlitos Tevez. L'Apache, tra le enormi ed inspiegabili praterie lasciate alla ripartenza juventina dalla squadra di Seedorf, inventa un siluro che di fatto mette in ghiaccio il risultato. Sotto di due reti, infatti, i rossoneri non hanno più le forze per reagire. I cambi non dannò la ricarica sperata e poco a poco il furore milanista si spegne. Nel finale c'è tempo per un legno per parte: scheggiato quello di Pogba, centrato da due passi quello di Robinho. La gara si chiude col risultato di 2-0.
Una sconfitta bruciante per i rossoneri, rigenerante per gli ospiti ormai in fuga. Il Milan dovrà, per forza di cose, riassestare una fase difensiva che rasenta i limiti dell'inesistenza. La prova tangibile viene da due prestazioni per molti versi positive, come quelle con Atlético e Juventus, che però a conti fatti non hanno prodotto un bel nulla. Entrambe macchiate dell'imbarazzante fase di non possesso milanista. Seedorf inverta la rotta, perché senza difesa di sicuro si affonda.