di Luca Losito - L'Atletico di Diego Costa elimina, con una facilità disarmante, quel che resta del Milan. Un 4-1 che spedisce il Diavolo dritto all'Inferno. L'ultimo brandello di una bandiera stropicciata all'inverosimile, l'unico ad uscire intatto dal Calderòn, Ricardo Kakà. L'orgoglio del Milan formato Europa si riduce alla prova del 22, una prestazione cancellata dall'inesistente fase difensiva “curata” da Seedorf e dal rendimento scarso di quasi tutti i rossoneri. Balotelli su tutti. I colchoneros proseguono meritatamente il loro cammino, ma l'inesperienza del tecnico olandese è parsa decisiva in tal senso.
Si poteva fare di più. Perchè partire dallo 0-1 nella 'torcida' biancorossa è già difficile, ma regalare ad un bomber spietato come Diego Costa l'occasione-gol a gara appena iniziata rende il tutto praticamente impossibile. Il passivo raddoppia, la rete dell'attaccante è benzina sul fuoco per un ambiente già caldissimo. Tutto si complica, ma i rossoneri trovano la forza di reagire: il sempre positivo Poli crossa e trova la testa di Kakà, l'unico a non chinarla mai, pronto a bucare Courtois. Sempre il brasiliano, con un colpo di testa, sfiora l'incredibile 2-1. Ma è solo un momento, lì dietro son pronti a combinarne un'altra: al 40' Arda Turan, al quale viene incredibilmente concesso tempo e spazio per calciare dal limite, buca Abbiati con la deviazione di Ramì. Il buon momento rossonero cancellato in un attimo. Come sempre. Il primo tempo finisce qui.
Nella ripresa è subito lo spauracchio Diego Costa ad affacciarsi nella generosa retroguardia e sfiorare il tris personale nei 180' contro i rossoneri: prima accarezza la rete personale, poi serve un assist al bacio a Gabi che scheggia la traversa. Lo spavento non sveglia l'”allegra” difesa di Seedorf, che al 70' capitola nuovamente: Raul Garcìa beffa Abbiati di testa, ancora su calcio piazzato, dopo quello pesantissimo che aveva già orientato la qualificazione verso Madrid all'andata. Rossoneri quasi al tappeto, tranne l'eccezione Kakà: il brasiliano serve con un tocco delizioso Robinho, il quale in piena area centra la traversa. E' il segno della resa, quello che precede il ritorno in scena del reale mattatore di questa sfida: Diego Costa, ancora lui, a 5 minuti dalla fine firma il 4-1 con un diagonale perfetto. E' il colpo più duro da digerire, quello dell'umiliazione, della disfatta. Non c'è altro da raccontare, il triplice fischio scatena la festa biancorossa.
Ora, a bocce ferme, è bene fare una riflessione: un progetto dalla base fragile, la fase difensiva inesistente, non può che affondare. Il cambio di guida tecnica non ha dato i frutti sperati, ennesima scelta errata di una società che naviga a vista. L'inesperienza di Seedorf ha segnato la perdita di tutti i possibili obiettivi rimasti, persino la Coppa Italia per mano della modesta Udinese. Vista l'annata del tutto negativa, appare fuori luogo ripartire nella prossima stagione con l'incognita Clarence. La mentalità offensiva dell'olandese non è attuabile. Serve pragmatismo, meglio se accompagnato da un pizzico d'esperienza. Vedere l'Atlético di Simeone per credere.
Si poteva fare di più. Perchè partire dallo 0-1 nella 'torcida' biancorossa è già difficile, ma regalare ad un bomber spietato come Diego Costa l'occasione-gol a gara appena iniziata rende il tutto praticamente impossibile. Il passivo raddoppia, la rete dell'attaccante è benzina sul fuoco per un ambiente già caldissimo. Tutto si complica, ma i rossoneri trovano la forza di reagire: il sempre positivo Poli crossa e trova la testa di Kakà, l'unico a non chinarla mai, pronto a bucare Courtois. Sempre il brasiliano, con un colpo di testa, sfiora l'incredibile 2-1. Ma è solo un momento, lì dietro son pronti a combinarne un'altra: al 40' Arda Turan, al quale viene incredibilmente concesso tempo e spazio per calciare dal limite, buca Abbiati con la deviazione di Ramì. Il buon momento rossonero cancellato in un attimo. Come sempre. Il primo tempo finisce qui.
Nella ripresa è subito lo spauracchio Diego Costa ad affacciarsi nella generosa retroguardia e sfiorare il tris personale nei 180' contro i rossoneri: prima accarezza la rete personale, poi serve un assist al bacio a Gabi che scheggia la traversa. Lo spavento non sveglia l'”allegra” difesa di Seedorf, che al 70' capitola nuovamente: Raul Garcìa beffa Abbiati di testa, ancora su calcio piazzato, dopo quello pesantissimo che aveva già orientato la qualificazione verso Madrid all'andata. Rossoneri quasi al tappeto, tranne l'eccezione Kakà: il brasiliano serve con un tocco delizioso Robinho, il quale in piena area centra la traversa. E' il segno della resa, quello che precede il ritorno in scena del reale mattatore di questa sfida: Diego Costa, ancora lui, a 5 minuti dalla fine firma il 4-1 con un diagonale perfetto. E' il colpo più duro da digerire, quello dell'umiliazione, della disfatta. Non c'è altro da raccontare, il triplice fischio scatena la festa biancorossa.
Ora, a bocce ferme, è bene fare una riflessione: un progetto dalla base fragile, la fase difensiva inesistente, non può che affondare. Il cambio di guida tecnica non ha dato i frutti sperati, ennesima scelta errata di una società che naviga a vista. L'inesperienza di Seedorf ha segnato la perdita di tutti i possibili obiettivi rimasti, persino la Coppa Italia per mano della modesta Udinese. Vista l'annata del tutto negativa, appare fuori luogo ripartire nella prossima stagione con l'incognita Clarence. La mentalità offensiva dell'olandese non è attuabile. Serve pragmatismo, meglio se accompagnato da un pizzico d'esperienza. Vedere l'Atlético di Simeone per credere.